Nigeria: tensioni nel nord e la censura di Obasanjo

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In occasione del discorso tenuto davanti all'Assemblea Generale dell'ONU, Reporter senza frontiere chiede al capo di Stato nigeriano, che attualmente presiede l'Unione africana e il Commonwealth, di mettere fine alla continua degradazione della libertà di stampa nel suo paese. Secondo Reporter Senza Frontiere il presidente Olusegun Obasanjo non si può vantare di sostenere la democrazia in quanto lo scorso 4 settembre ha fatto brutalmente chiudere gli uffici e confiscato tutto il materiale professionale del settimanale The Insider Weekly per aver "pubblicato articoli irriguardosi nei confronti del Presidente e comandante, e di altre personalità governative". Fino ad oggi sono state registrate 53 violazioni della libertà di stampa dall'inizio dell'anno. Sette giornalisti sono detenuti in carcere, quindici hanno subito delle pressioni psicologiche dalle forze di polizia. Più di venti giornalisti vivono in stato di sorveglianza, espulsi o sospesi dalle loro attività lavorative per le pressioni delle autorità. Dagli inizi di settembre i servizi di sicurezza dello stato hanno chiuso anche il quotidiano di opposizione Global Star con l'arresto dei giornalisti senza buone ragioni. Un richiamo di Reporter Senza Frontiere all'articolo 39 della costituzione nigeriana che è stata promulgata nel luglio del 1999, con l'arrivo del presidente Obasanjo, che ha spento le speranze per una nuova Nigeria dopo 15 anni di dittatura.

Nel paese aumenta il clima di tensione a causa dell'attacco a due comandi di polizia nello Stato del Borno da parte di un gruppo estremista islamico che ha ucciso almeno otto persone. Secondo un portavoce del governo il gruppo si è scagliato lunedì sera contro una stazione di polizia nella città di Bama. "Gli attacchi sono simili a quelli condotti dai 'talebani' nel gennaio scorso contro comandi di polizia nel vicino Stato nigeriano nordorientale dello Yobe, che portarono alla morte di tre poliziotti" ha detto alla stampa Usman Chiroma, portavoce del governatore dello Stato di Borno, Ali Mordu Sherif. In quell'occasione circa 200 miliziani del 'Al Sunna Wal Jamma' ('I seguaci del Profeta') - movimento attivo da oltre due anni che vorrebbe creare uno Stato fondamentalista sul modello di quello ormai deposto dei talebani in Afghanistan - attaccarono alcune stazioni di polizia a Kanamma e in altre località. Secondo Anna Borzello, corrispondente della Bbc il gruppo seppur pericoloso, armato e mortale è composto da un numero ristretto di persone - forse qualche decina - che non rappresenta una minaccia per la stabilità della regione.

Ma, secondo un rapporto reso noto dall'organizzazione Human Rights Watch, le brutalità continuano. "In diversi stati della Nigeria settentrionale proseguono le condanne a morte per lapidazione, oltre a quelle di menomazione fisica tramite amputazione - denuncia Karina Tertsakin, autrice del rapporto

- segno che i diritti umani in quelle regioni sono ancora calpestati. Al momento ci sono decine di persone condannate a morte o all'amputazione delle mani. In tutti i casi che ci sono stati segnalati si è ricorsi in appello, ma spesso la decisione finale spetta al governatore dello stato. Se è uno ragionevole, l'imputato se la cava con una commutazione della pena in detenzione. Se è un estremista scatta l'esecuzione".

Intanto per decisione del governo di Lagos sono stati sospesi, fino a nuovo ordine, i contratti tra il governo della Nigeria e la Hesn (Halliburton Energy Services Nigeria), accusata di negligenza in questioni di sicurezza. La Hesn è la sussidiaria nigeriana della Halliburton, il colosso petrolifero statunitense guidato fino al 2001 dall'attuale vicepresidente Usa Dick Cheney. La notizia è riportata da fonti giornalistiche nigeriane e internazionali, precisando che la decisione è legata principalmente alla scomparsa, nel 2002, di due macchinari - di proprietà del governo, utilizzati dalla Hesn per le misurazioni dei pozzi di petrolio. Ricerche successive hanno permesso di rinvenire i due costosi macchinari in Germania, ma l'esecutivo nigeriano ha accusato ripetutamente la Halliburton di non aver fatto alcuno sforzo per aiutare le autorità a recuperare l'equipaggiamento. "Il governo federale ha deciso di sospendere e mantenere un embargo su tutti i contratti tra la compagnia e ministeri e agenzie governative" si legge nel comunicato ufficiale diffuso dall'esecutivo. Una portavoce della Halliburton, che in Nigeria opera sia nel settore petrolifero che in quello dei gas naturali, ha fatto sapere di non aver ricevuto ancora alcuna notifica ufficiale del provvedimento. [AT]

Altre fonti: Peace Reporter, Human Rights Watch

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