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Myanmar: nuovi restrizioni a democrazia e diritti umani
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A quasi 2 mesi dalla deposizione del premier Khin Nyunt, l'ala intransigente della giunta militare continua a rafforzarsi: purghe nell'esercito e pugno di ferro con i democratici - riporta l'agenzia Asianews. Dopo aver accusato l'ex premier di corruzione, il generale Than Shwe, capo dello Stato, ha iniziato purghe contro le figure più vicine alle posizioni apparentemente moderate di Khin Nyunt. Fonti diplomatiche a Yangon parlano di circa 2 mila militari in prigione, pochi altri "ritirati" e altri fuggiti al confine. Ufficialmente la giunta spiega questi fatti con un giro di vita contro la corruzione all'interno dei servizi segreti militari, ma osservatori politici parlano di purghe nell'esercito per consolidare il potere della linea dura.
L'ex premier era disposto al dialogo con i democratici all'opposizione che adesso subiscono le conseguenze del cambio di potere. Gli arresti domiciliari di Aung San Suu Kyi sono stati prolungati di un anno e tra i detenuti liberati nelle recenti ondate di scarcerazioni promesse dal governo, sono pochi i dissidenti politici. L'arresto dell'ex premier ha aumentato le pressioni della comunità internazionale sul paese, che si ripercuotono sull'economia nazionale, già provata da anni di dittatura e sanzioni dall'estero. In Myanmar confluiscono ingenti investimenti stranieri e asiatici, soprattutto per risorse di gas naturale, ma al paese manca una chiara politica economica interna.
L'annuncio riportato da varie agenzie nelle scorse settimane che la giunta militare intedeva liberare 4 mila detenuti si è dimostrato infondato. Secondo Amnesty International, in Myanmar ci sono 1.350 prigionieri politici. Molti di questi appartengono alla Lega Nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi per la quale ora si teme l'imprigionamento a vita. La giunta non ha mai ammesso l'esistenza di prigionieri politici. Dietro la pressione della comunità internazionale, il governo militare ha liberato piccoli gruppi di detenuti nel 2002 e 2003 per ragioni "umanitarie". [GB]