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Myanmar, forca per gli oppositori
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Foto: Ehsan Habashi da Unsplash.com
“Lunedì il popolo del Myanmar si è risvegliato in uno stato di shock, rabbia e dolore – scriveva ieri il quotidiano clandestino birmano Irrawaddy – quando ha appreso dell’uccisione da parte della giunta di quattro oppositori del regime, accusati di atti terroristici, tra cui due eminenti oppositori democratici Kyaw Min Yu (detto Ko Jimmy) e Ko Phyo Zeya Thaw”. Con l’ex parlamentare Thaw e lo scrittore e attivista Ko Jimmy sono stati giustiziati anche Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw. Le esecuzioni – le prime dal 1988 – erano state annunciate per la prima volta dai militari a giugno e avevano suscitato suscitato una forte reazione internazionale.
L’atto era dunque annunciato quando i quattro oppositori hanno perso l’appello ma si poteva pensare che la sentenza sarebbe stata quanto meno rinviata anche perché, settimana scorsa, i giudici dell’Alta corte di giustizia dell’Onu hanno aperto la strada a un procedimento che vede sotto accusa per genocidio il governo del Myanmar per la vicenda dell’espulsione di quasi un milione di Rohingya tra il 2016 e il 2017. La Corte internazionale di giustizia dell’Aja (Icj) ha infatti respinto le obiezioni preliminari del Myanmar sul dossier aperto su richiesta del Ghana davanti alla Corte per i fatti avvenuti quando ancora c’era il governo civile di Aung San Suu Kyi. Nemmeno questo però ha fermato i generali birmani che si sentono in uno stato di garantita impunità.
In un annuncio pubblicato sui giornali (tra cui il Global News Light of Myanmar in inglese), la giunta ha semplicemente reso noto che “la punizione è stata eseguita” per ideazione e coinvolgimento nella resistenza armata e in altre attività anti-regime. Si ritiene – commentava ieri sempre Irrawaddy – che le esecuzioni siano state eseguite durante il fine settimana, poiché i membri delle famiglie avevano potuti vedere (i prigionieri) per via telematica venerdì. La decisione colpisce tutto l’arco delle forze anti-giunta: persone collegate alle autonomie etniche armate, membri della Lega per la democrazia, artisti. I quattro sono stati presumibilmente impiccati, un’eredità coloniale applicata però solo fino alla fine degli anni Ottanta...