Muri e fili spinati, la storia si ripete e vede nero

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Papa Francesco continua a predicare solidarietà, accoglienza, integrazione. Il presidente Obama, in giro per l’Europa, elogia la politica tedesca per l’immigrazione, salvo trascurare il fatto che la più lunga e impenetrabile muraglia della storia recente è stata eretta dagli Usa al confine con il Messico. C’é differenza fra morire annegati nel Mediterraneo o di stenti nel deserto messicano? 

Forse l’unica differenza è che i migranti in Europa sono per lo più neri e musulmani, mentre nell’America centrale sono bianchi e cattolici. 

Intanto, tutti, in Europa, erigono barriere e muri. Dai Balcani all’Austria, senza trascurare il fatto che in un modo meno evidente i controlli si fanno da tempo anche a Ventimiglia, al Monte Bianco, a Modane. Intanto il triangolo terrorismo, migrazioni, crisi economica è il triangolo delle Bermuda in cui affogano sogni e ideali europeisti e in cui prosperano nuovi nazionalismi e vecchi populismi. 

I leader in ascesa, da Trump a Le Pen, predicano isolazionismo e autarchia, cercano capri espiatori in un’intera popolazione o in una religione, immaginano barriere e confini nell’era della globalizzazione economica, tecnologica, informativa. È anche questo il senso del referendum in Gran Bretagna. Ovunque vengono imitati da politicanti locali. 

I partiti europeisti e di più lunga tradizione perdono iscritti e consensi. Gli autarco-nazionalisti non hanno ancora vinto, ma è evidente che è diventato più facile vincere. Le paure, gli insulti, l’ignoranza, la demagogia sono armi formidabili contro la ragione e le argomentazioni complicate e inascoltate. Le soluzioni sono di lungo periodo, l’elettorato decide qui e ora. 

L’effetto domino, da Parigi a Londra, da Vienna a Budapest rischia di travolgere tutti. Resistono Berlino (grazie alla Merkel) e Roma, un po’ grazie a Renzi e un po’ grazie alla pochezza degli altri. Ma fino a quando?

Massimo Nava da Remocontro.it

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