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Moldavia alla ricerca di identità
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Foto: Maria Novella De Luca
Un piccolo Paese nel cuore dell’Europa orientale, 930km di confine condivisi con l’Ucraina e 450 con la Romania, poco più di 3milioni di abitanti, un’identità ancora incerta che deve fare i conti con culture e lingue diverse, con sentimenti sospesi tra nostalgie post-sovietiche ed europeismo e con una collocazione geopolitica ancora da definire.
La Moldavia ripropone molte delle contraddizioni dell’Europa orientale: un Paese che ha meno abitanti di una grande città europea, al cui interno convivono rumeni e moldavi, russi e bulgari, con una Regione autonoma, la Gagausia di lingua turca e uno Stato autoproclamato, la Transnistria filo-russa. Un Paese dove la scelta tra il passato filo-russo e il nuovo modello di sviluppo euro-occidentale sembra ancora essere oggetto di discussione, uno Stato che ha costituzionalizzato la sua neutralità facendone un modello, che ha rinunciato alla NATO ma non all’Unione Europea.
Se escludiamo la Bielorussia alleata di Mosca e l’Ucraina che guarda al blocco euro-atlantico, si tratta dell’unico Paese della vecchia cortina di ferro ad essere un vero e proprio cuscinetto tra i due blocchi, un’isola di neutralità nel centro dell’Europa orientale. Con il conflitto in Ucraina la posizione della Moldavia è diventata un punto di osservazione particolare per una serie di ragioni.
Il nodo accoglienza
La Moldavia ha fatto fronte a un accesso imponente di persone in fuga dall’Ucraina, soprattutto dall’area sud-occidentale. Secondo le stime del Ministro degli Esteri Nicu Popescu nel Paese sono entrate circa 400mila persone, a fronte di una popolazione di appena 3milioni di abitanti. Un afflusso imponente, dalle mille alle tremila persone al giorno, in uno Stato che non ha né le strutture, né il personale adeguato per accoglierle e che è considerato uno dei più poveri d’Europa. Molti dei profughi hanno solo attraversato la Moldavia per arrivare in altri Paesi, ma adesso lo sguardo è rivolta ad Odessa. “Se il fronte russo avanzasse – ci ha detto Marco Buono, capomissione Intersos in Moldavia – la città di Palanca, soli 60km da Odessa, diventerebbe una porta sull’Europa e potrebbe essere attraversata da oltre 500mila ucraini. Siamo in costante allerta”.
Il Governo moldavo sta gestendo l’accoglienza accanto alle ong e alle associazioni umanitarie. Molte sono le persone accolte nelle famiglie, mentre altre si trovano ancora nei centri di accoglienza gestiti principalmente dalla chiesa cattolica e ortodossa. Oltre a complicare la già variegata composizione etnica della popolazione, oltre il 90% dei rifugiati sono donne e bambini. “La grande ondata migratoria – ci ha detto il Ministro degli Esteri Nicu Pupescu – incide su tutti gli aspetti del nostro Paese. Essendo moltissimi i bambini siamo al punto che mancano strutture scolastiche e insegnanti, tanto per fare un esempio”...