Migrazioni: 'il Ministro non sa quel che dice'

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Continuano le visite della Rete Antirazzista Siciliana al Centro di Permanenza Temporanea di Lampedusa assieme alle senatrici Chiara Acciarini e Tana De Zulueta , insieme a Barbara Grimaudo e ad Alessandra Sciurba (Laboratorio Zeta). Alle ore 9 di venerdì 8 ottobre l'appuntamento è col signor Scalia, responsabile della Misericordia che non c'è. "Ci sono invece, nello spiazzale tra i due cancelli d'ingresso, 110 dei migranti che la delegazione aveva incontrato il giorno precedente. Quasi subito i 110 vengono fatti uscire dal campo per essere imbarcati sulla nave per Porto Empedocle con destinazione CPT di S. Benedetto (Agrigento). Ma perchè nei giorni precedenti gli altri sono stati spediti in Libia? L'ACNUR dichiara di avere inviato le loro richieste di asilo tanto alla prefettura quanto alla questura di Agrigento. Chiara Acciarini chiama in entrambe le sedi istituzionali per avere delle conferme.

Ecco alcuni stralci del resoconto della Rete Antirazzista Siciliana

(...) "L'attenzione si sposta ora su chi rimane dentro il campo. 90 persone, giusto quelle necessarie a riempire un aereo. Sono quelli che parlano solo arabo. Ieri si poteva comunicare in francese, oggi non lo capisce nessuno. Due o tre masticano qualche parola di inglese.
Vogliono sapere perché loro non sono partiti, fanno capire che la notte passata sono stati tranquilli, secondo le indicazioni date dalla delegazione durante l'operazione "psicosi da rivolta" messa in atto dai carabinieri, ma ora minacciano uno sciopero della fame e della sete. Vogliono uscire da lì, vogliono che le Senatrici, insieme a Barbara e Alessandra, rimangano. Due di loro vogliono semplicemente un paio di scarpe (molti sono scalzi). Chiedono informazioni sull'asilo politico. Tana torna a spiegare quali sono le motivazioni per chiederlo, sottolinea che si tratta di un diritto individuale. A quel punto alcuni migranti dichiarano di essere iracheni, altri palestinesi. Fanno capire, ancora una volta, che nessuno gli ha parlato prima della possibilità di chiedere asilo.

(...)
La delegazione ha così tutto il tempo di accorgersi che l'atmosfera è diversa da quella del giorno prima. Alcuni operatori della Misericordia e persino alcuni carabinieri sembrano sollevati dalla presenza delle quattro donne, ma non possono dimostrarlo in modo esplicito. Qualcuno fa capire il proprio disagio rispetto alla situazione vigente nel campo. Sguardi. frasi spezzate. Fanno trasparire che non hanno nessuna voglia di assistere di nuovo, da complici, alle scene vissute nelle giornate precedenti. Ma è chiaro che lì dentro si respira uno stato di coercizione. E una volta partita la delegazione, loro resteranno lì.
(...)
La cosa più importante più importante, però, è che, riguardo all'identificazione degli "ospiti", Scalia dichiara che una vera identificazione approfondita è possibile, vista l'emergenza in cui versa quasi sempre il campo di Lampedusa, solo una volta che i migranti raggiungono un altro centro. A Lampedusa vengono solo prese le generalità. Dichiara che, mentre erano 1.200, ovvero il 2 Ottobre, non è stato possibile consegnare loro alcuna informativa relativa ai diritti e alla possibilità di chiedere asilo politico, e che ci si è limitati a chiedere nome, cognome e provenienza e a stilare degli elenchi con l'aiuto dell'interprete.
Mostra poi il foglio di carta che viene affisso sui muri del centro, di cui si riporta fedelmente il testo (tradotto dall'inglese): "cari ospiti, ora vi trovate nel centro di prima accoglienza dell'isola di Lampedusa (Italia). Dovrete restare qui finché non verrete trasferiti in un altro centro per l'identificazione certa
e dove potrete spiegare il motivo del vostro arrivo in Italia.
Durante la vostra permanenza riceverete una prima assistenza medica e potrete usufruire anche di un barbiere. Nel rispetto delle persone che verranno in questo centro dopo di voi, vi raccomandiamo di fare attenzione a tutti i materiali e alle strutture che utilizzate. Per preservare la vostra salute e quella degli altri, lavate e tenete puliti il vostro corpo e i vostri vestiti. Vi chiediamo di essere pazienti, di rispettare e di collaborare con il personale che lavora per voi durante tutta la vostra permanenza. Per le vostre necessità o per le informazioni potete contattare tutte le persone vestite di giallo e azzurro".

Finalmente è nero su bianco: al CPT di Lampedusa non si effettuano identificazioni, a detta anche degli stessi operatori della Misericordia, che dicono solo che i loro interpreti, davanti a qualche carabiniere, raccolgono nomi e nazionalità. E basta. Per quanto riguarda i carabinieri, gli stessi dichiarano tutti che non è loro competenza. 1400 persone non identificate sono state caricate coi polsi legati su aerei civili e militari che le hanno deportate in Libia. Nessuna analisi della loro situazione individuale. Qualcuno, e non sorride, dice a bassa voce che su un aereo c'erano 50 Mohammed Alì.

(...)
"Pisanu non sa quel che dice" affermano le senatrici Mariachiara Acciarini e Tana Zulueta che stanno compiendo un'ispezione da due giorni nel Centro di Lampedusa. "L'identificazione certa, a cui ha fatto riferimento il Ministro degli Interni, non è avvenuta nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa, dove avviene solo una prima sommaria identificazione e non effettuata dall'ufficio immigrazione della questura, come viene chiarito in modo inequivocabile da un foglietto affisso su alcune pareti e armadietti del campo, dove è scritto: "Starete qui fino a quando verrete trasferiti in un nuovo Centro per l'identificazione certa e dove potrete spiegare il motivo del vostro arrivo in Italia". E' quindi evidente che 1400 persone sono finite in Libia sulla base di un'espulsione di massa, senza essere identificate e senza aver potuto accedere alle procedure per la richiesta di asilo politico.

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