Migrazioni: da Loreto sul diritto d'asilo e di cittadinanza

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Dal VII Meeting internazionale sulle migrazioni (MIM), in corso a Loreto il direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, Christopher Hein, ha annunciato che "la vicenda della Cap Anamur non è affatto conclusa". "Al Parlamento europeo di Strasburgo si prevede di emanare dopo la pausa estiva una risoluzione che nasce proprio da quanto accaduto con la nave Cap Anamur". Hein ha spiegato che nella risoluzione si vuole approfondire il problema dei rapporti tra Stati membri in situazioni del genere - come ha messo in rilievo il rimbalzo di responsabilità tra Germania, Italia e Malta - "in cui l'Europa ha dimostrato di non saper dare una risposta unitaria e soprattutto umanitaria" ha detto il giurista. Avanzando dubbi che le 37 persone venissero tutte con certezza dal Ghana, Hein ha ricordato che dal punto di vista legale non c'è una differenza tra richiedenti asilo sulla base della loro presunta provenienza: "Si è indotta nell'opinione pubblica l'idea sbagliata che solo le persone provenienti dal Sudan e dal Darfur, e non da altri Paesi africani, possano domandare protezione internazionale". Il Direttore del CIR ha infine, ancora una volta, auspicato che l'Italia di doti al più presto di una legge specifica sull'asilo politico.

Renato Franceschelli, responsabile del dipartimento per le Relazioni Internazionali presso la Direzione per l'Immigrazione del Ministero Interni, presente al Meeting ha risposto che il nocciolo sulla legge sull'asilo è dato dai costi di gestione dei flussi umanitari, e non solo in termini monetari. Il processo di adeguamento delle norme nazionali agli standard comunitari per quanto riguarda le misure di condivisione delle responsabilità è in atto. Occorre ancora attivarsi per una equa suddivisione dei costi, soprattutto in termini di gestione delle frontiere. "Va ricordato - afferma infatti Franceschelli - che l'esistente Fondo Europeo per i Rifugiati, peraltro dotato di risorse sempre più ridotte, è pressoché l'unica forma di comunitarizzazione degli oneri".

Dalla base civile nasce invece una proposta per estendere la cittadinanza europea a tutti i residenti, indipendentemente dalla loro nazionalità. Al meeting è stata presentata una petizione da parte di Paul Oriol dell'Associazione di solidarietà con le comunità straniere. "Su 400 milioni di abitanti dell'Europa a 15 (non considerando quindi i nuovi Stati membri), solo 5 milioni beneficiano delle norme sull'acquisto della cittadinanza in uno Stato di cui non hanno la nazionalità". Il progetto di Costituzione dell'UE, come i precedenti Trattati, stabilisce che è cittadino dell'Unione chiunque abbia la nazionalità di uno Stato membro. Sostiene Paul Oriol: "Questa disposizione, tradotta nella pratica, esclude dalla cittadinanza dell'UE tra 15 e 20 milioni di cittadini di Paesi Terzi, che pure vivono, abitano e lavorano sul territorio del Vecchio Continente. Con questa petizione - che è possibile sottoscrivere online - noi vogliamo sfruttare proprio un articolo della Costituzione che, se approvata, prevede che non meno di un milione di cittadini di diversi Stati membri possano sollecitare una iniziativa della Commissione. Promuoviamo dunque una campagna transnazionale perché si affermi il principio di una cittadinanza europea di residenza". In Francia, i favorevoli all'estensione del diritto di voto (a livello locale, e alle elezioni europee) era del 30% negli anni '90, mentre è del 45% nel 2004. In Italia, sulla stessa indagine si dichiara a favore ben il 54% degli intervistati". [AT]

Altre fonti: Associazione europea per la difesa dei diritti dell'uomo, Meeting sulle migrazioni di Loreto

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