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Migrazioni: critiche e ricorsi per la Cap Anamur
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Si è conclusa la vicenda della nave Cap Anamur con la deportazione in Ghana dei 27 profughi effettuata ieri alle 5.30 dall'aereoporto di Fiumicino. Altri quattro sono ritornati al Centro di permanenza temporaneo di Ponte Galeria perché si sarebbero rifiutati di salire a bordo dell'aereo. Precedentemente erano stati ricondotti in Nigeria altri cinque richiedenti asilo. Una delle 37 persone sembrerebbe invece aver ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari senza aver seguito la procedura d'asilo. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha espresso critiche sulla procedura seguita che dimostra una grande noncuranza nei confronti di standard riconosciuti a livello internazionale ed europeo. Innanzitutto grave è stato esporre i possibili rifugiati all'identificazione da parte dei governi che potrebbero essere stati i responsabili della loro fuga. Nonostante le pressioni, la Commissione ha raccomandato che a 22 dei 37 richiedenti fosse concesso un permesso di soggiorno per motivi umanitari, mentre le domande degli altri 14 sono state respinte e poi invece sono stati rimpatriati senza che la procedura intrapresa dalla Commissione per riconsiderare la propria originaria decisione fosse stata ancora formalizzata. La Corte Europea dei diritti umani ha già chiesto al governo italiano chiarimenti urgenti su quanto è accaduto, i giudici italiani decideranno nei prossimi giorni sulle richieste di asilo costituzionale, ma c'è il rischio che l'espulsione collettiva effettuata produca l'effetto di fare "scomparire" in Ghana o in altri paesi africani persone che avrebbero diritto a ritornare in Italia e ad ottenere qui un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
E' altamente probabile che coloro che sono stati identificati come "ghanesi" in realtà abbiano diverse nazionalità, e che solo ragioni di convenienza politica ed economica abbiano spinto le autorità consolari in Italia ad effettuare i riconoscimenti. Per questo il Consorzio italiano di solidarietà ha promosso un appello alle comunità dei migranti africani in Italia affinchè si possa vigilare sulla sorte dei rimpatriati. Riunite in occasione del Meeting Antirazzista di Cecina, Arci, Asgi, Ics e Cir hanno mandato un ricorso alla Corte Europea dei diritti umani per denunciare il comportamento del Governo Italiano che non avrebbe rispettato i principi contenuti nella Convenzione Europea dei Diritti Umani. Sulle pagine dell'Unità è pubblicata una riflessione di Elias Bierdel e Stefan Schmidt, rispettivamente presidente e comandante della Cap Anamur:"tutta la società civile d'Europa sta guardando ai propri governi con crescente preoccupazione. Confidiamo che l'indipendenza della giustizia della democrazia italiana sappia comprendere che le nostre intenzioni non erano criminali ma solo umanitarie, in accordo con quelle che crediamo siano le tradizioni e i valori dell'Europa.". Affermazioni dure anche da parte delle Ong italiane sono state fatte verso il Ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, secondo cui è possibile uno sbarco di due milioni di persone dalla Libia. "Questo puntare i riflettori sulla vicenda della Libia è strumentale ad alimentare un comportamento xenofobo o una cultura della paura" ha dichiarato Sergio Marelli delle Ong italiane.
Intanto domenica prenderà il via a Loreto il VII Meeting Internazionale sulle Migrazioni che quest'anno avrà come tema: "Migranti, cittadini della nuova Europa: mobilità e diritti". I missionari scalabriniani, organizzatori del Meeting, ritengono che sia urgente aprire una discussione sul concetto globale di "cittadinanza". A questo scopo hanno invitato nei sei giorni di dibattito rappresentanti politici e intellettuali per confrontarsi su questi temi. Tra i relatori ci sarà il prossimo 28 luglio anche il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, uno degli autori della tanto contestata legge sull'immigrazione con il quale si terrà una discussione sul voto amministrativo agli immigrati. In 15 Stati dell'Unione Europea gli immigrati dei Paesi terzi hanno diritto di voto alle elezioni amministrative. In Svezia, ad esempio, il diritto di voto e di eleggibilità degli stranieri è garantito dal 1975 per le elezioni comunali, regionali e per i referendum; in Danimarca gli immigrati partecipano alle elezioni amministrative dal 1981. Analogo accesso al voto - con formule e condizioni diverse a seconda della legislazione nazionale - è previsto in Finlandia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Olanda e Slovenia. [AT]