Migranti: passa il diritto al voto della Toscana

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La Corte Costituzionale ha dato il via libera allo statuto della regione Toscana, diritto di voto agli immigrati compreso. La sentenza, riguardo alla quale sono circolate alcune indiscrezioni, dovrebbe essere depositata nei prossimi giorni. Lo Statuto era stato impugnato dal governo a inizio agosto con il richiamo su 11 punti considerati invasivi delle "costituzionali competenze dello Stato". Tra questi nello Statuto si legge: "La Regione promuove, nel rispetto dei principi costituzionali, l' estensione del diritto di voto agli immigrati". La Corte Costituzionale non sarebbe entrata nel merito della questione, ma proprio il verbo "promuovere" l' avrebbe spinta a giudicare inammissibile il ricorso del governo, dal momento che non sarebbe espressione di norme prescrittive né vincolanti.

Dopo le speranze e le proteste dello scorso anno, la proposta di legge per il voto amministrativo agli immigrati regolari residenti in Italia dorme, dimenticata da tutti, in Parlamento. E quanto viene raccontato nel terzo numero di Altri, il bimestrale dedicato alle comunità straniere in Italia. "Ma se maggioranza e opposizione sono - almeno in teoria - entrambe favorevoli all'estensione del voto, le differenze non mancano". E non si tratta solo di lavorare sulla riforma dell'articolo 48 della Costituzione come vorrebbe An, di anticipare i tempi di concessione del diritto di cittadinanza come piacerebbe all'Udc o di creare una legge ordinaria come propone Rifondazione Comunista. Perché le distanze sono più forti e spesso insormontabili. E nel corso dell'ultimo anno non sono affatto cambiate. "E' stato chiaro fin da subito che la proposta di Fini era più una mossa propagandistica che un obiettivo sul quale il vice presidente del Consiglio intendeva schierare con forza tutto il suo partito e il resto della maggioranza di governo", commenta Giulio Calvisi, responsabile immigrazione dei Ds secondo cui è difficile arrivare al diritto di voto entro la fine della legislatura.

Intanto in Italia i tempi per ottenere la cittadinanza si allungano: per legge dovrebbero essere 730 giorni ma oggi si può aspettare fino a quattro anni a partire dalla presentazione dell'istanza alle Prefetture, gli uffici territoriali del Governo, che inoltrano le domande per residenza o matrimonio al Ministero dell'Interno. Difficoltà le incontrano soprattutto le richieste per residenza, le naturalizzazioni ordinarie, rispetto a quelle per matrimonio, le naturalizzazioni agevolate. Infatti, ben 2.000 decreti di naturalizzazione per residenza risultano fermi alla firma della Presidenza della Repubblica, proprio nella fase finale dell'iter. Tutti questi potenziali cittadini europei hanno avviato, come prevedeva la legge italiana, lo svincolo dalla nazionalità di origine e quindi si trovano da mesi nella situazione paradossale di essere privi di passaporto. Gli stranieri residenti regolarmente nel Paese, e quindi potenziali "nuovi cittadini", raggiungono ormai le due milioni e seicentomila presenze, secondo i dati forniti dal Dossier Caritas del 2004. In aumento costante anche le seconde generazioni, figli che nascono in Italia o vi giungono grazie al ricongiungimento familiare. Si tratta di una realtà strutturale e non transitoria per la quale diventano necessarie normative all'altezza dei tempi: infatti sono 10 le proposte di iniziativa parlamentare per la modifica della legge sulla cittadinanza italiana, da mesi al vaglio della Commissione affari costituzionali. [AT]

Altre fonti: Altri, Stranieri in Italia

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