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Migranti: la protezione dei rifugiati è una necessità
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Il direttore per la protezione internazionale dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati Erika Feller ha ribadito ai governi che "i rifugiati sono persone, non statistiche o tendenze globali" e che "la loro protezione è una necessità umanitaria e non una scelta politica". Esponendo le preoccupazioni sulla protezione dei rifugiati nel corso dell'annuale riunione del Comitato Esecutivo (ExCom) - - organo che riunisce i rappresentanti di 66 paesi - Erika Feller ha fornito un quadro complesso in cui la diminuzione a livello globale del numero di rifugiati contrasta con l'ambiente sempre più ostile che rifugiati, richiedenti asilo e gli operatori impegnati ad assisterli si trovano ad affrontare. Sviluppi positivi, ha spiegato la Feller, sono la diminuzione del numero complessivo di rifugiati e un netto aumento del numero di rimpatri e di altre soluzione durevoli in luoghi come l'Afghanistan e molti paesi africani. Dal 2001, il numero di persone di cui si occupa l'UNHCR nel mondo è diminuito di quasi il 22 per cento, passando da 22 milioni agli attuali 17 milioni. Molti governi inoltre hanno mostrato maggiore disponibilità a fornire assistenza nelle stesse regioni d'origine dei rifugiati, come pure a promuovere una più equa suddivisione degli oneri nel perseguimento di soluzioni a lungo termine.
Al contrario, per la Feller è preoccupante la crescente ostilità nella quale rifugiati e richiedenti asilo vengono oggi a trovarsi in molte regioni del mondo. "Le spirali di violenza e violazioni dei diritti umani che producono rifugiati non si sono arrestate" ha dichiarato Erika Feller nel corso del quarto giorno del meeting di cinque giorni dell'organo esecutivo dell'UNHCR.. "Gli sforzi compiuti per fornire assistenza e protezione alle vittime di tali violenze sono stati seriamente compromessi dalle aggressioni e uccisioni di operatori umanitari, considerati un vero e proprio obiettivo". In diversi paesi nei quali brutalità, noncuranza per i diritti umani, marginalizzazione economica, discriminazione, esclusione o conflitti fanno parte della vita quotidiana, le persone continuano a soffrire. La persone hanno bisogno, e quindi comprensibilmente cercano di ottenere, protezione. La Convenzione di Ginevra del 1951 fu redatta riconoscendo tale situazione e inoltre conferisce il diritto alla protezione a persone che, per qualsiasi ragione, si trovano fuori dal raggio di protezione di uno stato. È questo, ha aggiunto la Feller, il contributo della Convenzione del 1951 sui rifugiati. Nonostante la perdurante rilevanza del documento tuttavia, l'UNHCR è "rammaricato di udire voci di dissenso che cercano nuovamente di piantare i semi del dubbio" nei confronti della Convenzione.
"È difficile immaginare che il diritto di non essere rinviati indietro in un paese dove la propria vita è a rischio possa essere contestata da un essere pensante", ha affermato la Feller. "Allo stesso modo, la non discriminazione, il diritto di essere ascoltati e l'accesso ad una procedura equa ed appropriata costituiscono alcuni tra i punti fermi sui quali le società civilizzate si fondano stabilmente. La Convenzione ha dato voce e forza ai diritti dei rifugiati. Ha evidenziato alcuni standard di dignità umana e li ha resi rilevanti anche nell'ambito di conflitti o del perseguimento di interessi nazionali". Erika Feller si è detta allarmata per il fatto che il fallimento dell'attuale dibattito sull'asilo in alcuni paesi rende impossibile "affrontare in modo adeguato i problemi dei rifugiati". "Vi sono notevoli rischi nel confondere le situazioni di rifugiati e migranti come se fossero la stessa cosa. Nonostante vi siano certamente delle connessioni, la protezione dei rifugiati coinvolge un particolare insieme di diritti e di reciproci doveri da parte degli stati che, quando il dibattito sull'asilo è visto esclusivamente o soprattutto come immigrazione illegale, sono in pericolo di erosione. Dobbiamo guardarci dagli atteggiamenti troppo energici mirati a tenere i migranti lontani dalle frontiere, che non tengono conto delle ragioni che spingono le persone a cercare di attraversare i confini. Temiamo che le preoccupazioni relative alle migrazioni possano condizionare l'approccio alla protezione dei rifugiati".
L'UNHCR è particolarmente preoccupato per il modo in cui le tendenze globali delle migrazioni e della criminalità internazionale hanno condizionato la disponibilità degli stati ad accogliere i rifugiati. Quando si chiudono le frontiere a richiedenti asilo in fuga da conflitti o persecuzioni, generalmente vengono addotte diverse spiegazioni: queste persone sono ricorse a trafficanti; altri stati hanno maggiore responsabilità di accoglierli; il conflitto dal quale fuggono non è un conflitto riconosciuto; la precedenza va alla sicurezza dello stato. Tuttavia, quale che sia il motivo addotto, ha affermato la Feller, il diritto di fuggire per mettere in salvo la propria vita e quella dei propri familiari spesso viene posto in secondo piano. L'UNHCR sostiene gli sforzi compiuti per contrastare la criminalità internazionale e il terrorismo e, ha aggiunto la Feller, gli stessi rifugiati fuggono da persecuzioni e violenze, tra i quali azioni terroristiche. Gli strumenti internazionali a tutela dei rifugiati non dovrebbero essere visti come un rifugio per i terroristi. Al contrario essi sanciscono esplicitamente l'esclusione dei terroristi dalla protezione. "La tendenza in alcuni stati verso la criminalizzazione di richiedenti asilo e rifugiati è molto preoccupante" ha affermato Erika Feller. "Se è vero che in entrambe queste categorie di persone possono esservi persone coinvolte in gravi crimini, ciò non giustifica il fatto che gli altri - che costituiscono la maggioranza - vengano danneggiati. L'equazione asilo uguale rifugio per terroristi non è soltanto giuridicamente errata e non confermata dai fatti, ma ha anche l'effetto di diffamare i rifugiati agli occhi dell'opinione pubblica e favorire atteggiamenti di discriminazione e violenza basati sull'odio nei confronti di determinati gruppi etnici o religiosi".
Approfondimento: Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati