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Migranti: gli orrori della Bossi-Fini e dei Cpt
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Lo scorso 21 ottobre sono state apportate approvate al Senato le modifiche alla legge sull'immigrazione Bossi-Fini fatte in seguito al richiamo della Corte Costituzionale. "Queste modifiche rappresentano un ulteriore peggioramento di una legge che già dimostrava chiari segni di discriminazione" ha commentato il Partito Umanista. "Un immigrato riconosciuto come clandestino rischia da 1 a 4 anni di reclusione, pur non essendo previsto nel codice penale il reato di clandestinità. Anche un giudice di pace può convalidare l'espulsione del presunto clandestino, nonostante il parere di un giudice di pace non sembra sufficiente, neanche per il CSM, per restringere la libertà di chiunque". A tutto questo si aggiunge la "tangente" rappresentata dal ticket che l'immigrato deve pagare per rinnovare il proprio permesso di soggiorno. "Purtroppo l'opposizione parlamentare si occupa di criticare la legge perdendo tempo nel mettere l'accento sul secondario, e cioè sulla possibile paralisi delle poste i cui uffici si dovranno occupare dei permessi o sulle grandi spese previste per mantenere migliaia di detenuti extracomunitari che entreranno nelle patrie galere o per garantire difensori e interpreti".
Dall'Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) viene espressa preoccupazione per i 13 richiedenti asilo che sono rimasti bloccati a bordo di una nave mercantile. I rifugiati kurdi hanno trascorso due settimane a bordo della nave prima che il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu impartisse direttive in base alla Convenzione di Ginevra e al regolamento di Dublino sulle procedure per il diritto di asilo. I curdi dovrebbero ora ricevere il permesso di soggiorno nel centro di accoglienza di Pian del Lago a Caltanissetta, prima di essere trasferiti in un centro del Programma nazionale asilo a Siracusa. In Italia le richieste di asilo politico vengono esaminate da una Commissione di eleggibilità, composta da un membro del ministero degli Interni, uno della Farnesina, uno della presidenza del Consiglio dei Ministri e un rappresentante dell'Unhcr, che però ha solo una funzione consultiva. Secondo Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Unhcr ammette che la procedura "di solito prevede tempi molto lunghi: dai 15 ai 18 mesi, periodo nel quale il richiedente asilo viene lasciato libero, ma senza il diritto di lavorare e beneficiario di un'assistenza di soli 45 giorni". I 13 curdi della Lydia Oldendorff sono stati però "abbastanza fortunati", perché riusciranno a beneficiare del programma nazionale di asilo (che ha solo tre mila posti a fronte delle 12-15 domande di asilo all'anno). "Questo significa che avranno un posto dove stare, a differenza di molte altre persone che condividono il loro destino" traduce Boldrini.
Dall'Arci di Lecce viene ricordato che martedì 26 ottobre si terrà il processo contro la direzione del centro di permanenza Regina Pacis e di due medici, alcuni miltari in servizio e alcuni collaboratori di don Cesare Lodeserto. "I reati contestati agli imputati sono gravi e si configurano, al di là del linguaggio giudiziario, come violenze a sfondo razzista, lesioni della persona, intimidazione e sfregio delle culture e religioni altre. La risposta di giustizia deve essere di accertamento della verità sulla vicenda di allora, la risposta politica e sociale deve essere la chiusura del centro di permanenza, di tutti i centri che sono in realtà di detenzione forzata per gli immigrati. La Curia leccese ha autorevolmente dichiarato di recente un suo prossimo disimpegno per la gestione diretta del centro di detenzione che la vede coinvolta, e promette ambiguamente una diversa destinazione d'uso del Regina Pacis. "Staremo a vedere e chiederemo tutta la trasparenza che ora viene negata in nome della gestione carceraria di un centro-lager finanziato dal ministero degli Interni e qui a San Foca gestito ormai da anni dalla fondazione Regina Pacis" hanno dichiarato le associazioni antirazziste pugliesi.
E mercoledì 27 viene presentato a Roma il dossier statistico sull'immigrazione "Società aperta, società dinamica e sicura" curato da Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Caritas diocesana di Roma. Il "Dossier" stima tra il 2000 e l'inizio del 2004 il raddoppio delle presenze regolari, che arrivano a 2 milioni e 600 mila. Un dato superiore a quello delle persone registrate dal Ministero dell'Interno (circa 2,2 milioni), perché comprensivo anche dei 400.000 minori, aumentati al ritmo di 65.000 l'anno. Non è solo il numero a fare impressione. A questo si aggiunge la netta prevalenza delle persone sposate, il fatto che un sesto delle presenze è costituita da minori, l'elevato numero annuale di ricongiungimenti familiari, l'assoluto predominio dei motivi di soggiorno stabile (lavoro e famiglia). A mancare è spesso 'atteggiamento di incontro e di valorizzazione dell'altro per cui, come si rileva da diverse indagini, i "nuovi cittadini" si sentono inquadrati come persone necessarie nel sistema produttivo ma scarsamente apprezzati. Il volume è rinnovato nella veste editoriale, ampliato nelle pagine (512), potenziato nei capitoli (60) e nelle collaborazioni (85 tra autori e membri del Comitato scientifico).
Altre fonti: Partito Umanista