Media: in difesa della libertà d'informazione

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L'International Press Institute (IPI) ha diffuso in questi giorni il rapporto Death Watch 2003 sul tributo pagato dai giornalisti che raccontano le guerre. Dall'inizio del 2003 sono 60 i giornalisti morti, 19 di loro nel solo Iraq. Altissimo quindi il numero di giornalisti e reporter uccisi in ogni angolo del mondo mentre seguivano i conflitti per documentare e diffondere informazione sulla barbarie della guerra e la violenza dei regimi. In questi giorni Nigrizia dedica uno speciale ai giornalisti che attraverso l'indipendenza, il coraggio, l'impegno civile svolgono il loro mestiere in Africa, un continente dove la libertà di informare ha vita difficile. Nel suo viaggio nel giornalismo africano, la Rivista comboniana prende le mosse dal processo avviato in questi giorni a Maputo (Mozambico) per la gigantesca frode sulla quale stava indagando il giornalista Carlos Cardoso, quando fu ucciso, il 22 novembre 2000.

Intanto anche Writers in Prison Committee (WiPC), sezione dell'International Pen che agisce in difesa di scrittori e giornalisti di tutto il mondo perseguitati per questioni legate allo svolgimento del loro lavoro, ha diffuso un Rapporto che prende in considerazione 35 paesi del mondo dove le misure antiterrorismo, soprattutto dopo l'11 settembre, hanno avuto un forte impatto sulla libertà di espressione.

 

Anti-terrorism, writers and freedom of expression, rapporto dell'International Pen (in pdf)

Importanti secondo International Pen anche le definizioni usate da giornalisti e scrittori nel raccontare l'attualità. Spesso, denuncia il Rapporto, un attivista "non violento" viene definito come sovvertitore dell'ordine pubblico e come provocatore di disordini per la pubblica sicurezza, assimilandolo quindi a un "terrorista", così come le parole "terrorista" e "separatista" vengono usate erroneamente in maniera interscambiabile.

Secondo l'International Pen, il diritto alla libertà di espressione dovrebbe essere tutelato come uno strumento di forza per accrescere la comprensione e la collaborazione tra le nazioni. Il Rapporto denuncia però le continue restrizioni legislative che in nome della lotta al terrorismo limitano la libertà di pensiero e di parola. [RB]

Altre Fonti: Reporter associati, Informazione senza Frontiere.

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