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Mattoncino su mattoncino viene su la sostenibilità
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Piccoli pezzettini di plastica a incastro, il cui nome deriva da due parole danesi, “leg godt”, “gioca bene”. Chi non conosce LEGO? Chi non ci ha mai giocato, almeno una volta nella vita? Chi si sta chiedendo cosa abbiano a che fare i mattoncini colorati più famosi del mondo con i temi cari a Unimondo? Se alle prime domande la risposta è probabilmente scontata, all’ultima proviamo a rispondere nelle prossime righe, in particolare con due ragioni.
La prima: i LEGO costruiscono comunità. Non solo tra i giovanissimi, che per ore si perdono a costruire mondi paralleli assemblando idee e personaggi dentro storie tutte da inventare. I LEGO aiutano anche gli adulti a esplorare dinamiche di relazione e rete. Anche “i grandi”, se accompagnati nella giusta direzione, traggono dal gioco occasioni imperdibili di formazione e conoscenza di sé. Ne sanno qualcosa le formatrici di Studio comune di Bolzano, che accompagnano “verso una conciliazione sostenibile tra vita, famiglia e lavoro offrendo spazi e servizi per il lavoro, l’apprendimento e la collaborazione”. Come lo fanno? Usando anche i LEGO, sì. Per parlare di sviluppo, di bene comune e crescita personale. Ma anche per attivare il potenziale dei gruppi per la gestione del cambiamento, attraverso attività dicoachingdi costruttivismo sociale e gioco strategico, una metodologia coinvolgente ed efficace che include anche LEGO® SERIOUS PLAY®.
Di buono però (e questa è la seconda ragione), in questi mattoncini colorati che offrono strumenti alla fantasia, non ci sono solo le occasioni di svago, crescita e socializzazione che riescono a creare. Da qualche tempo c’è anche il materiale di cui sono fatti, o meglio la svolta intrapresa dal colosso danese verso un graduale abbandono della plastica comune.La conversione degli elementi prodotti comincia dall’utilizzo di una plastica di origine vegetale per alcuni pezzettini “forestali” come foglie, alberi e cespugli (circa 25 nuovi pezzi), creati attraverso un processo che usa l’etanolo ricavato dalla canna da zucchero proveniente da fonti sostenibili(certificata dalla Catena di Custodia dell'associazione Bonsucro, che monitora appunto l’uso responsabile della canna da zucchero). Un’improvvisa svolta greenwashed?No. Non improvvisa, perché già da tempo l’azienda si sta orientando in questa direzione con piccoli ma convinti passi avanti. E anche se per ora, come ci ricordano gli amici di Greenme.it, gli elementi in polietilene sono al di sotto del 2% della produzione totale, è comunque un’iniziativa che merita attenzione, soprattutto considerando che lo stesso gruppo ha fissato per il 2030 il traguardo per una politica aziendale zero rifiuti e che la vendita annuale di mattoncini è di 75 miliardi di pezzi.
Il polietilene è una plastica a impatto ridotto, morbida, resistente e flessibile che rende i famosi mattoncini tecnicamente molto simili a quelli realizzati con plastica convenzionale, anche se non identici. Questo crea alcune perplessità sul fatto che il polietilene possa mai sostituire in tutto e per tutto le plastiche a base di petrolio, a partire dal fatto che nessuna delle alternative alla plastica convenzionale al momento note garantisce tutte le caratteristiche che i mattoncini attuali possiedono, dal colore alla consistenza all’elasticità. Ciò non significa ovviamente che non si stia lavorando per questi obiettivi né che LEGO sia esente da ulteriori possibilità di miglioramento: parliamo pur sempre di un’azienda che usa più di 6 mila tonnellate di plastica, ¾ dei quali in acrilonitrile-butadiene-stirene(ABS).
L’azienda danese ha però alle spalle collaborazioni di rilievo sulla strada della sostenibilità: per esempio con il WWF, al fine di potenziare un mercato che ruoti attorno all’uso della bioplastica (Bioplastic Feedstock Alliance, BFA). Tre anni fa l’azienda ha inoltre investito oltre 150 milioni di dollari in un nuovo Centro per Materiali Sostenibili, con uno staff dedicato proprio allo studio e alla produzione di materiali eco-compatibili. Che non significa solo creazione e ricerca su nuovi materiali, ma anche riciclo di quelli già esistenti, come appunto i materiali in ABS.
Esiste anche un altro modo di contribuire a questa sfida, ed è il nostro: quello cioè di passare il testimone di generazione in generazione, riducendo lo spreco di mattoncini e affini, per esempio. Ma non è l’unico. E non serve pensare a soluzioni come il ponte di LEGO costruito in Germania, ci sono altri usi originali da cui possiamo trarre ispirazione (alcuni molto simpatici sono suggeriti qui) per sostenere una sfida di sostenibilità che si gioca non solo all’interno dei laboratori, ma anche nel quotidiano delle nostre case.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.