Maremoto: piccoli passi per una moratoria del debito

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Il maremoto che ha colpito i Paesi del sud-est asiatico sta sollevando la questione dell'imponente debito a cui questi sono sottoposti. Il maggiore è quello dell'Indonesia che nel 2002 contava poco meno di 130 miliardi di dollari, poi c'è l'India con 82 miliardi, quindi la Tahilandia con 58, la Malesia con 48, il Bangladesh con 11 e lo Srilanka con più di 7 miliardi. A seguire Myanmar, Kenya, Somalia, Tanzania, e infine le Maldive, che contano circa 202 milioni di dollari da restituire, con i relativi interessi, ai paesi occidentali. Di questi, solo Myanamar e Somalia fanno parte dei 40 paesi Hipc, l'iniziativa lanciata nel `96 dal club di Parigi per riprogrammare il debito dei paesi più poveri.

Ha posto sul tavolo la questione il cancelliere tedesco Schroeder con la proposta di una semplice "moratoria" (non cancellazione, ma solo "congelamento" del pagamento degli interessi sul debito che i paesi devono corrispondere). Il presidente americano Bush non si è sbilanciato rispondendo ai giornalisti che "Valuteremo tutte le richieste, siamo ancora a livello degli interventi di emergenza". Il premier Berlusconi avrebbe telefonato a Blair per convocare una riunione di emergenza del G8 sulla questione - riportano le agenzie di stampa. Anche la Farnesina si sta muovendo a piccoli passi: Fini ha ribadito quanto già annunciato dal governo cioè che si è deciso di "valutare se riconvertire o cancellare il debito estero dei Paesi colpiti dal maremoto che ne facciano richiesta o che siano interessati". "Il nostro governo deve accettare la proposta inglese di cancellare totalmente il debito" - afferma p. Alex Zanotelli in un messaggio per il nuovo anno.

La Farnesina starebbe comunque valutando la cancellazione dei cosiddetti "crediti di aiuto" - cioè i finanziamenti concessi da governo a governo attraverso agevolazioni, per progetti di sviluppo o l'importazione di beni di consumo essenziali. L'Italia può "vantare" questo tipo di crediti soltanto nei confronti di tre paesi colpiti dallo tsunami: l'Indonesia per 188 milioni di dollari, lo Sri Lanka per 9,39 milioni e l'India per 1,27 milioni. L'operazione potrebbe essere affrontata in base all'articolo 5 della legge 209 del 2000 sulla riduzione del debito estero per i paesi maggiormente indebitati, che prevede la cancellazione dei crediti di aiuto in caso di gravi crisi umanitarie o di catastrofi naturali. In ogni caso, la Farnesina sarebbe favorevole a un pressing da parte dell'Italia affinché il club di Parigi consideri la possibilità di esaminare la situazione del debito estero dei paesi colpiti dal maremoto nella sua globalità - prendere in esame, insomma, anche i debiti contratti con i privati (di cui in Italia si occupa la Sace) che sono i più ingenti.

Sulla questione è intervenuto anche il Segretario generale dell'Onu Kofi Annan che, in risposta a un giornalista che gli chiedeva di commentare la proposta del Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi su una riunione di emergenza del G8 per la riduzione del debito dei paesi sinistrati dal maremoto, ha affermato: "faremo un appello il 6 gennaio. Sarà fatto a tutti i governi che hanno la capacità di contribuire. Poi l'11 gennaio ci sarà un nuovo appello per la ricostruzione. Vogliamo raggiungere tutti, governi e individui".
Intanto il governo del Canada ha posto una moratoria unilaterale sul debito dei Paesi colpiti dal maremoto con decorrenza immediata. Lo ha annunciato il ministro degli esteri Pierre Pettigrew.

La cancellazione dei crediti di aiuto è una posizione piuttosto blanda - soprattutto se si accampa la scusa che per intervenire sul debito privato è necessario coordinarsi con gli altri paesi del club e con gli organismi internazionali come il Fondo monetario internazionale ela Banca mondiale. Da quando gli Stati uniti hanno deciso in modo unilaterale di azzerare il debito estero dell'Iraq "liberato", infatti, è opinione di numerosi osservatori che le regole del club di Parigi siano saltate, e che ormai ogni paese vada per i fatti suoi, in base a personalissime geometrie politiche.

Intanto anche il Fondo monetario si sarebbe messo una mano sulla coscienza: un anonimo funzionario avrebbe dichiarato ieri che l'Fmi starebbe riesaminando il calendario dei rimborsi per i crediti accordati ai paesi colpiti, in particolare per l'Indonesia, che a febbraio dovrebbe restituire 77 milioni di dollari. [GB]

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