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Mai più l’arma nucleare
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Foto: Icanw.org
Per l’Appello di Stoccolma si realizzò la campagna più estesa e più coinvolgente dei partigiani della pace in Italia e nel mondo. Nell’Appello di Stoccolma i partigiani della pace proclamano: “Noi esigiamo l’assoluto divieto dell’arma atomica. Noi consideriamo che il governo il quale utilizzasse contro qualsiasi paese l’arma atomica, commetterebbe un crimine contro l’umanità e dovrà essere considerato come criminale di guerra".
Per l’Appello di Stoccolma si realizzò la campagna più estesa e più coinvolgente dei partigiani della pace in Italia e nel mondo.
I lavori del comitato del congresso mondiale sono aperti nel marzo 1950 a Stoccolma dalla scrittrice svedese Marika Shernstodt con 150 delegati da molti paesi del mondo, per l’Italia anche i sindaci di Bologna e Genova, Dozza e Adamoli.
Un appello di grande chiarezza ed efficacia che stimolò e raccolse l’impegno di milioni di donne e uomini ed ebbe un impatto clamoroso a livello di opinione pubblica e di classi dirigenti.
Firmano tra gli altri Le Corbusier, Eduardo De Filippo, Francesco Nitti, Ludovico Geymonat, Vittorio Valletta, Norberto Bobbio, Ada Gobetti. Thomas Mann dichiarò: “la bomba atomica costituisce una grave minaccia per l’umanità.
Gli scienziati che l’hanno inventata hanno accarezzato una grande ambizione, ma essi, oggi, sono inquieti all’idea che la loro invenzione possa servire allo scopo dell’infelicità degli uomini e dell’intera umanità. In America gli stessi scienziati si oppongono energicamente all’impiego di questa terribile arma e si sforzano di eliminarla. Lo dicono e lo scrivono: Einstein ne sta facendo una vera e propria malattia. Ho firmato l’appello di Stoccolma perché sostengo tutti i movimenti che si propongono di mantenere la pace“.
Durante la festa della Repubblica nel 1950 in Italia si celebra la raccolta delle firme che nel mondo sono già 100 milioni. Ma anche questa campagna è ostacolata e repressa.
Anche il senatore Emilio Sereni viene arrestato. Proteste e scioperi si manifestano in varie parti d’Italia contro pretestuosi divieti di tenere comizi per la pace. Un delirio. Anche i dati sono drammatici. È stato calcolato che nel periodo fino al 1953 nel paese ci sono stati molti arrestati e processati e morti e feriti. È il periodo di Scelba, per il quale la costituzione era una trappola. E la censura preventiva su manifesti e volantini cesserà solo con la prima sentenza della corte costituzionale del giugno 1956 che dichiarerà illegittimo l’articolo 113 del codice penale fascista.
Nel giugno 1950 scoppiò la guerra di Corea, la cui origine è tuttora controversa sul piano politico e anche storiografico. Il primo conflitto armato di grandi dimensioni della guerra fredda.
Il clima internazionale diventa sempre più cupo e la guerra fredda si inasprisce. La repressione del dissenso e dell’attività dei partigiani della pace subiscono gravi accelerazioni e il governo italiano giunge a negare la celebrazione del secondo congresso mondiale previsto a Genova.
Lo scoppio della guerra rafforza però le ragioni della pace. Si estende la mobilitazione e cresce l’impegno della raccolta delle firme, nella consapevolezza di nuovi rischi che minacciano il mondo. Al congresso di Varsavia si dirà con chiarezza: “anche se esistono tra noi diversità di opinioni sulle origini e le condizioni di scatenamento di questa guerra, dovremmo tuttavia preoccuparci innanzitutto di appoggiare tutte le iniziative che sono state e possono essere prese per far cessare il conflitto“. A settembre il presidente del comitato mondiale annuncia 400 milioni nel mondo le firme sull’appello: “mai prima d’ora nella storia del mondo un così grande numero di persone si era riunito in un’azione comune“. In Italia Emilio Sereni comunica che le firme sono oltre 16 milioni. Moltissimi sono i comitati per la pace costituiti nel paese. Ma l’anno si chiude con una tensione internazionale sempre più alta. Il conflitto coreano si radicalizza e la possibile estensione angoscia il mondo.
Nell’appello di Stoccolma si proclama: “noi esigiamo l’assoluto divieto dell’arma atomica, arma di intimidazione e di sterminio di massa delle popolazioni. Noi esigiamo la realizzazione di un rigoroso controllo internazionale per assicurare l’applicazione di questa decisione. Noi consideriamo che il governo il quale, per primo, utilizzasse contro qualsiasi paese l’arma atomica, commetterebbe un crimine contro l’umanità e dovrà essere considerato come criminale di guerra. Noi chiamiamo tutti gli uomini di buona volontà e tutto il mondo a sottoscrivere questo appello”.
Da questa dichiarazione si può cogliere un parallelismo con gli obiettivi del Tpan - Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari, approvato il 7 luglio 2017 a New York a palazzo di vetro da 122 nazioni e dalla società civile organizzata in Ican. Grazie a questo trattato, il Tpan, Ican, la Campagna Internazionale per l'abolizione delle armi nucleari è stata insignita del Premio Nobel per la pace nel 2017.
Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui Pressenza, Peacelink, Ildialogo, Unimondo, AgoraVox ed ha ricevuto il premio per l'impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. - Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana - con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti. Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: "Scuola e didattica" - Editrice La Scuola, "Mosaico di Pace", "GAIA" - Ecoistituto del Veneto Alex Langer, "Rivista Anarchica". Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.