Macedonia: armi, crimini e traffici illeciti

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Nonostante sia stata spesso tratteggiata come un'oasi di pace e tranquillità, la Macedonia oggi si trova a dover combattere contro una diffusa microcriminalità, contro i traffici illeciti e quelli internazionali - riporta Osservatorio sui Balcani.

Secondo alcuni rapporti molte armi sono confluite nel paese come conseguenza delle rivolte albanesi del 1997, quando i magazzini di armi e della polizia vennero saccheggiati, consentendo una diffusione su tutto il territorio nazionale dei disordini civili. È stato stimato che circa 600.000 pezzi di queste armi da fuoco siano stati rubati. Con tutte le guerre nei Balcani, il commercio di armi si è sviluppato ampiamente per oltre un decennio.

I dati del Macedonian National Rifle Association riportano che oggi la Macedonia è tra i paesi in Europa con il più alto numero di incidenti mortali causati da armi da fuoco, con 42 morti per milione di abitanti, dietro il campione assoluto, la Russia con 265 e l'Estonia con 62. La sua media è dieci volte quella dell'UE, la quale ha 4 omicidi per milione di abitanti in un anno. Mentre i leader mondiali sono la Colombia e il Sud Africa.

La fine del conflitto armato del 2001 lasciò il Paese con un numero stimato di 100.00 pezzi di armi illegali. Il progetto di amnestia per le persone coinvolte nel conflitto, un passo logico verso la negoziazione di un accordo di pace, fu seguito da una campagna nazionale di disarmo che terminò nel dicembre 2003. Condotta da UNDP, la campagna fu appoggiata dal governo, da tutti i soggetti politici del Paese e dalla comunità internazionale. La campagna terminò con un dichiarato successo, circa 7.500 armi da fuoco o parti di esse furono smantellate.

L'importanza della campagna fu vista nell'ottica della volontà politica di andare oltre, piuttosto che sull'importanza del numero di armi raccolte. Gli osservatori e l'opinione pubblica generale in parte ridicolizzarono e in parte reagirono alla distruzione di esemplari di armi da museo dell'inizio del 20° secolo (alcuni persino del 19°). Sicché le armi sono rimaste e la gente lentamente è ritornata ad usarle sempre più come metodo di soluzione dei problemi, esprimendo rabbia o frustrazione.

Un'altra grande rotta del crimine in Macedonia è il traffico di esseri umani. Lo scorso anno l'ambasciatore Usa a Skopje criticò apertamente i giudici macedoni per la sentenza estremamente morbida applicata dalla corte di Struga nei confronti del cosiddetto re del traffico di donne della regione, Dilaver Bojku Leku. Secondo i rapporti ufficiali, in Macedonia oltre 2.000 donne vengono schiavizzate e forzate alla prostituzione, e spesso vengono torturate e in diversi casi sono state pure uccise.

Infine, la polizia macedone ha arrestato questa estate Carlito Brigante all'aeroporto di Skopje. Il suo vero nome è Vulnet Makelari, ma lo ha cambiato in Carlito Brigante dopo aver visto il suo eroe cinematografico, nel film del '93 di Brian de Palma, interpretato da Al Pacino. È stato arrestato più volte ma poi rilasciato. Al momento dell'arresto stava tornando dall'Italia dove aveva trascorso un periodo di tempo in prigione per crimini commessi oltre Adriatico.

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