MO: l'accordo di Peres ed elezioni in Palestina

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Dopo l'accordo per il governo di Tel Aviv tra il partito nazionalista del Likud di Ariel Sharon e laburisti di Shimon Peres arrivano le prime critiche. Nell'intervista all'Unità di Zeev Sternhell, docente di Scienze Politiche all'Università ebraica di Gerusalemme, tra i più autorevoli storici israeliani giunge una forte critica. "In questo modo si porta a compimento un processo di omologazione, culturale oltre che politica, che certo non giova al nostro sistema democratico né darà risposta alle due grandi emergenze - quella sociale e il rilancio del processo di pace con i palestinesi - che scuotono Israele. Con questa decisione, il gruppo dirigente del Labour ha di fatto accettato di avallare lo status quo, dimostrandosi subalterno alla destra". Secondo Zeev Sternhell il sostenere il ritiro da Gaza non giustifica di per sé l'abbraccio con la destra oltranzista del Likud. Il partito labourista perde in questo momento anche la lotta alla povertà in quanto nelle trattative di governo, per l'assistenza verso i più deboli è stato strappato davvero poca cosa rispetto all'emergenza sociale che investe Israele, un Paese nel quale 1,5 milioni di persone, vale a dire il 22,4% della popolazione, vive oggi sotto la soglia della povertà".

Giovedì scorso si sono tenute le elezioni municipali con 26 villaggi e cittadine, chiamati a scegliere tra 887 candidati per 360 seggi.. L'appuntamento era molto importante per valutare il peso dei due maggiori schieramenti, il movimento islamico Hamas e il partito di Arafat Al Fatah, sia in vista delle prossime presidenziali del 9 gennaio, per le quali Hamas ha decretato il boicottaggio, sia soprattutto per le elezioni legislative previste nel 2005. Esponenti di Fatah, il partito di Abu Mazen, principale candidato alla poltrona che fu di Arafat, hanno dichiarato sabato d'aver ottenuto 200 seggi, ma secondo i primi risultati Hamas avrebbe conquistato la maggioranza in 13 consigli municipali su 26. In realtà il voto ha indicato un forte radicamento di Hamas in Cisgiordania dal momento che "le 26 località selezionate per questa prima tornata di voto amministrativo erano roccaforti di Fatah", ha commentato l'analista palestinese Ali Jarbawi, ex presidente della commissione elettorale.

Abu Mazen ha intanto avviato la campagna presidenziale. In un discorso a Ramallah il candidato di Al Fatah ha ribadito tutti gli obiettivi più volte elencati da Yasser Arafat: uno stato palestinese su tutta la Cisgiordania e la Striscia di Gaza con Gerusalemme est per capitale e una soluzione della questione dei profughi palestinesi sulla base delle risoluzioni dell' Onu. Secondo l'analista Uri Avnery è importante che Abu Mazen venga eletto dalla grande maggioranza per dare un'opportunità all'intero approccio che egli rappresenta: la fiducia che senza attacchi suicidi e senza l'Intifada armata, i palestinesi possano ora raggiungere i loro basilari obiettivi nazionali. Secondo Avnery se il "ritiro" da Gaza non avrà luogo e la pace non sarà portata all'ordine del giorno sarà la fine della carriera politica di Abu Mazen.

Intanto dalle reti delle organizzazioni palestinesi sono giunti appelli per la presenza di Osservatori Internazionali durante le elezioni palestinesi. "Le recenti notizie circa il comportamento violento ed inumano dell' esercito israeliano ai checkpoints contro alcuni candidati è la riprova che il governo israeliano sta impedendo il processo elettorale. Inoltre, i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est hanno subito intimidazioni al momento della registrazioni, hanno trovato gli uffici di registrazione chiusi, e ciò li ha costretti ad utilizzare gli uffici in Cisgiordania". Dal 6 al 12 Gennaio l'Associazione Ya Basta e Global Project saranno attivamente presenti in Palestina per monitorare affinché le elezioni si svolgano in un clima democratico. Ed in Palestina è presente dal 26 dicembre fino al 12 gennaio una delegazione delle Donne in Nero che accompagnate dalla europarlamentare Luisa Morgantini hanno visitato il progetto dello SCI a Hebron (Medhebron) e da vicino l'attività dei volontari di Operazione Colomba nei villaggi vicini, per poi andare a Qalqilia, la città della Cisgiordania completamente circondata dal muro. Oggi è prevista una sosta a Nablus, dove l'Associazione per la Pace ha da più di un anno un presidio permanente con dei volontari che sono presenti a rotazione. [AT]

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