Liberia: violenze a Monrovia, appello di Kofi Annan

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Una nuova ondata di violenze sta sconvolgendo Monrovia, la capitale della Liberia, dove è stato proclamato il coprifuoco diurno. Mentre è in atto la smilitarizzazione del paese e continuano i moti dei ribelli, il leader liberiano ad interim, Gyude Bryantha detto che i militari della "missione Onu hanno avuto istruzioni di usare qualsiasi mezzo per arrivare al controllo della situazione" - riporta Rainews. Colpi di arma da fuoco sono stati uditi questa mattina nella capitale, mentre gruppi di ribelli si organizzavano per la guerriglia. Alcune case sono state distrutte e "diverse persone sono rimaste ferite", ha specificato Mark Kroeker, il comandante della polizia delel Nazioni Unite in Liberia. Cinque chiese ed una moschea sono state incendiate in quella che sempre più appare come una drammatica esplosione di violenza religiosa.

Ma padre Mauro Armanino, superiore regionale della Società delle Missioni Africane (Sma) ha presentato una visione diversa. "La gente saccheggia i negozi perché ha fame: è questa la realtà dell''altra' Monrovia, diversa da quella delle statistiche e delle organizzazioni umanitarie" - dice alla Misna. "Questi scontri sono il volto di una città dove la gente è priva di acqua, elettricità, lavoro, casa, cibo e futuro: i salari sono buoni solo per i militari e i funzionari dell'Onu". Nei giorni scorsi il ministero della Giustizia ha congelato i fondi e i beni di due stretti collaboratori dell'ex-presidente Charles Taylor, fuggito nell'agosto del 2003 dal Paese e attualmente in esilio in Nigeria.

Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha condannato i disordini di giovedì e di ieri nella capitale liberiana Monrovia che hanno provocato almeno cinque morti, chiedendo ai capi politici dell'Africa occidentale di aiutare la missione di pace dell'Onu presente nel Paese a riportare la calma. Annan, fa sapere il suo portavoce in un comunicato, "fa appello ai liberiani affinché rispettino il coprifuoco e cooperino con le autorità locali e l'Unmil (missione di peacekeeping delle Nazioni Unite in Liberia ndr)". Ieri il governo provvisorio di Monrovia aveva deciso di imporre il coprifuoco in seguito a violenti tumulti scoppiati in alcune zone della città, dove gruppi di giovani - tra loro molti degli oltre 70.000 ex-combattenti della guerra civile, ormai disarmati - che hanno assaltato case, uffici, botteghe e anche chiese e moschee.

Il segretario generale, si legge nella nota riportata dall'agenzia Misna, esorta "tutti i leader tradizionali e i responsabili politici nel Paese, insieme a quelli della Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale, a intervenire rapidamente e sostenere gli sforzi dell'Onu di riportare la calma il più presto possibile". Ieri i 'caschi blu' dell'Unmil erano intervenuti in forza - secondo alcuni tardivamente - per fermare la rivolta, con l'autorizzazione ad usare la forza. Domani scade il termine per il disarmo degli ex-miliziani delle diverse fazioni protagonisti di una guerra civile durata 14 anni e costata decine di migliaia di vittime; gran parte di loro - su 87.000 registrati - hanno già deposto le armi sotto la supervisione della missione Onu, che ora dovrebbe garantire il loro reintegro nella società.

E' comunque previsto per oggi il rimpatrio dalla Guinea degli sfollati liberiani nelle proprie aree d'origine da parte dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). "Domani arriverà nella contea di Bong, nella Liberia settentrionale, il primo convoglio di rifugiati liberiani provenienti dalla Guinea, a quasi un mese di distanza dall'inizio delle operazioni UNHCR per il rimpatrio assistito nel devastato paese. I camion che compongono il convoglio trasporteranno 193 rifugiati di ritorno dal campo di Laine, nella regione guineana di N'zerekore, ed entreranno nella contea di Bong attraverso il posto di frontiera di Ganta" - comunicava ieri l'UNHCR.

La Guinea è il principale paese d'asilo per i rifugiati liberiani in Africa occidentale e all'inizio dell'anno ospitava circa 149mila liberiani fuggiti dalla guerra civile durata 14 anni. Finora molte migliaia di rifugiati hanno scelto di rimpatriare autonomamente con mezzi propri.

Dal 1° ottobre, data d'inizio del rimpatrio assistito in Liberia, oltre 500 rifugiati hanno fatto ritorno via terra dalla Sierra Leone e per via aerea dal Ghana. L'UNHCR prevede un incremento del ritmo dei rimpatri per il periodo precedente le elezioni in Liberia, fissate per l'ottobre del 2005. L'UNHCR sta incoraggiando la Commissione Nazionale Elettorale Liberiana ad abilitare al voto il maggior numero possibile di rifugiati e sfollati e sta chiedendo di estendere la registrazione per il diritto al voto anche ai rifugiati che faranno ritorno dopo il 15 aprile 2005, attuale scadenza per la registrazione dei cittadini votanti.

Nell'ambito del programma pluriennale di rimpatrio, l'UNHCR prevede assistere nel rimpatrio circa 28.700 rifugiati entro la fine dell'anno, dei quali 10mila provenienti dalla Guinea, 10mila dalla Sierra Leone, 5mila dalla Costa d'Avorio, 2.700 dal Ghana, 1.000 dalla Nigeria e 300 da altri paesi. L'UNHCR prevede che, attraverso il programma di rimpatrio - che durerà fino alla fine del 2007 - 340mila rifugiati liberiani che si trovano nei vari paesi dell'Africa occidentale faranno ritorno nel proprio paese. [GB]

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