La (nuova) economia civile e la svolta del profitto condiviso

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Passare dal pil al «bil», il benessere interno lordo. Da profitto personale a profitto condiviso. Da utilità a senso etico. Da individualismo a «insieme». L’economia civile è questo ed azzarda parole come felicità, valore, comunità. Sperimenta azioni che generano occupazione, guadagni, sviluppo e che rimettono al centro l’uomo e l’ambiente. La tre giorni del Festival che si è conclusa domenica 31 marzo a Firenze, organizzata su un’idea di Federcasse da Next-Nuova economia per tutti e Sec-Scuola di economia civile, ha cercato di dimostrare che il cambio di paradigma è possibile, oltre che necessario. «Non stiamo predicando il pauperismo — ha chiarito in apertura il professor Stefano Zamagni, che Papa Francesco ha da pochi giorni nominato, primo italiano con questo incarico, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali — perché questo approccio garantisce crescita e sviluppo ma in una prospettiva inclusiva, per tutti». «Un’economia che usa il cervello ma non lascia a casa il cuore», gli ha fatto eco l’economista Leonardo Becchetti insistendo sull’importanza di dare un significato «al nostro lavoro e alle nostre relazioni cercando di metterci in sintonia con gli altri e con l’ambiente». 

Nella splendida cornice di Palazzo Vecchio, si sono susseguiti dibattiti e testimonianze. Con la premiazione di dieci realtà imprenditoriali, esperienze di autentica economia civile e circolare che sono ripartite dopo e malgrado qualche fallimento. Come Reware, una cooperativa che a Roma si è specializzata nella riparazione di computer e apparecchiature informatiche dismesse dalle aziende: ritirano il materiale, facendo risparmiare alle imprese i costi di smaltimento; lo rigenerano riducendo le quantità di rifiuti elettronici, tra i più dannosi per l’ambiente; lo mettono in vendita a prezzi accessibili dando lavoro ai soci che sono tutti lavoratori alla pari. Oppure Teanatura, una società benefit nata nel 2003 che ha inventato Ri-detersivo, ottenuto dal recupero degli oli di frittura in una perfetta applicazione di economia circolare. O ancora Lazzarelle, che produce caffè nella casa circondariale di Pozzuoli consentendo alle donne di imparare un mestiere: un’idea che negli anni è cresciuta abbracciando altri progetti (dal riutilizzo degli scarti di tessuto alla prevenzione delle violenze).

Se l’impresa si mette in gioco e se cambia il passo dell’economia, la finanza è in grado di ideare e proporre nuovi strumenti che promuovano e sostengano questa realtà. Il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti ha risposto al quesito illustrato i numeri «che dimostrano la coerenza di questi modo d far banca»: le banche di comunità, 10 anni dopo lo scandalo Lehman Brothers hanno aumentato i soci del 36,8 per cento facendo crescere il volume di mercato anche nelle piccole e medie imprese. Nel frattempo ci si sta già organizzando per la seconda edizione del Festival, il prossimo anno.

Elisabetta Soglio da Corriere.it

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