La monogamia finisce dove iniziano i cambiamenti climatici

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Foto: Unsplash.com

Per una persona che, probabilmente come molti e molte di noi, non ha un rapporto molto sereno con le chiusure, le interruzioni, la fine nel suo senso più ampio e generale, ma anche nelle sue più banali manifestazioni quotidiane, sapere di condividere con il mondo naturale le difficoltà della convivenza e dell’abbandono può essere una consolazione che dà sollievo.

Già, perché non accade solo a noi umani di non farcela, di gettare a volte la spugna, di dover accettare che quel “vissero felici e contenti” non sia sempre la conclusione più ovvia alle nostre storie. Succede per esempio anche agli uccellisebbene oltre il 90% di essi formi coppie monogame, una parte non trascurabile finisce per divorziare.

Le ragioni di queste separazioni sono le più disparate, così come lo sono per noi umani: spesso hanno a che fare con uno dei due partner che allenta la presa e si allontana, o con la bassa compatibilità che nel tempo emerge tra due caratteri diversi. Ma nuove e recenti ricerche hanno identificato un’altra causa, tutta contemporanea, da aggiungere alla lista di motivazioni che fanno scoppiare le coppie: i cambiamenti climatici

Prendiamo per esempio gli albatros dal sopracciglio nero (Thalassarche melanophrys): sono uccelli che, come molti altri uccelli marini, formano coppie monogame che possono durare anche per tutti i 70 anni della loro vita media e meno del 4% di queste coppie si separa ogni anno. Ma un team di ricercatori – che ha pubblicato i risultati nella rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B., si è focalizzato sulle ragioni di queste separazioni, studiando la popolazione delle isole Falkland e scoprendo che l’indisponibilità di risorse è una delle cause principali che costringono i partner a prendere strade diverse.

Sull’isola di New Island vivono circa 15.500 coppie di albatros: nell’arco di 15 anni di dati raccolti, è emerso che con l’aumento delle temperature dell’oceano, anche il tasso dei “divorzi” è salito da una media del 3,7% a una del 7,7%. Le anomalie verificate nei valori che tengono conto di medie trentennali rendono difficile la crescita agli organismi che si trovano alla base della catena alimentare, come per esempio il fitoplankton. Da qui, con effetto domino, la carenza di cibo si riversa su tutta la catena, coinvolgendo appunto anche gli uccelli.

Le condizioni ambientali influiscono profondamente sulle possibilità di sopravvivenza di tutti gli esseri viventi, albatros compresi, e la possibilità di accesso al cibo è una delle necessità primarie che determinano la durata non solo della loro vita, ma anche della loro vita in coppia: si è visto infatti che spesso i casi di “divorzio” monitorati dipendono dall’incapacità di nutrire le nidiate e quindi di dare seguito alla specie.

Una logica generalmente senza appello, eppure strategica per un fine dichiarato: “resto con te se hai successo nel procreare, altrimenti tento un’alternativa”. Un senso questo comportamento lo ha: se le uova non si schiudono, indicano probabilmente infertilità o incompatibilità tra i partner. Ma come mai invece molte femmine cambiano partner a causa dell’innalzamento delle temperature, anche in situazioni procreative apparentemente favorevoli? Niente affatto trascurabile è la questione delle migrazioni, fondamentale per la vita di molti animali: spostarsi verso aree più ricche di cibo e ritornare alla colonia in tempo per il periodo riproduttivo è essenziale. Se le condizioni ambientali non sono propizie, non si trova cibo con la facilità a cui si è abituati e si torna quindi alla colonia in ritardo, la possibilità concreta è che la compagna, dubitando dell’affidabilità del partner – che anche senza un “carattere” pigro o poco volenteroso, subisce difficoltà che esso stesso non riesce a evitare - cerchi intanto un altro partner. 

E sì, potremmo dire di non farne una tragedia: in fondo sono “solo uccelli”, e se anche a loro va come a noi umani, spesso un divorzio può essere occasione di nuovi percorsi e nuove prospettive, no? Purtroppo però per gli albatros non è così. I ricercatori hanno evidenziato come le coppie divorziate che cercano altri partner abbiano meno successo riproduttivo. Uno dei tanti scenari preoccupanti che, se a noi può toccare solo marginalmente, di certo continua a sollecitare la nostra attenzione su come questo tipo di modelli comportamentali alterati a causa dei cambiamenti climatici sia un fattore ormai determinante di conseguenze globali per le nostre azioni irrispettose del Pianeta.

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