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La Croce Rossa Italiana e la neutralità
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Indipendenza, imparzialità, neutralità. Sono tre dei sette principi del Movimento della Croce rossa. Quella italiana li ha rispettati? Due interviste di Lettera 22, una a Gian Galeazzo Monarca già presidente della Cri Lombardia e l'altra a Gianni Rufini, docente di aiuto umanitario e peacekeeping, rispondono alla domanda.
TUTTI GLI ERRORI DELLA CRI IN IRAQ
Gianni Rufini, esperto di aiuto umanitario, denuncia le anomalie della Croce rossa italiana, che hanno compromesso l'imparzialità dell'organizzazione. "Per la Cri è arrivato il momento di riallinearsi con il movimento internazionale della Croce rossa - sostiene Rufini - e di riacquistare sovranità rispetto al governo italiano".
di Gabriele Carchella
"La Croce rossa italiana costituisce da molto tempo un'anomalia: da anni il governo l'ha commissariata con lo scopo ufficiale di assicurarne il funzionamento. Ma il controllo diretto da parte del governo è una violazione delle Convenzioni di Ginevra, per non parlare dell'integrazione con le forze armate". Per Gianni Rufini, docente di aiuto umanitario e peacekeeping, la polemica che ha coinvolto la Croce rossa italiana (Cri) e il suo commissario Maurizio Scelli in seguito alla morte di Enzo Baldoni, ha radici lontane. Le ombre che aleggiano sulla tragica vicenda del free-lance italiano non sarebbero, dunque, che una logica conseguenza del criterio di gestione fin qui seguito.
A parte i problemi che si trascinano da anni, quali altri errori sono stati commessi durante la crisi irachena?
Nell'aprile del 2003, Scelli - già candidato di Forza Italia nel 2001, e perciò figura di dubbia indipendenza - viene nominato commissario della Cri. Il nuovo commissario decide subito di allestire un ospedale da campo con il finanziamento della cooperazione italiana. Ma l'utilità della struttura è alquanto discutibile. In risposta a un'emergenza umanitaria, infatti, la prima regola è il rafforzamento delle strutture esistenti in loco. Insomma, invece di spendere soldi per un ospedale da campo sarebbe stato meglio ristrutturarne uno. Si è agito ancora una volta contro il buon senso, privilegiando un'operazione di immagine. Dulcis in fundo, sono stati inviati i carabinieri a proteggere l'ospedale italiano.
Perché si è prodotta questa commistione tra assistenza umanitaria e operazioni militari?
La sensazione è che la protezione dell'ospedale sia servita per giustificare la nostra presenza militare in Iraq. La Croce rossa non lavora mai accanto alle forze armate, a parte alcuni rari casi in cui le forze di peacekeeping sono imparziali e accettate da tutte le parti in lotta. Altra regola è il basso profilo: non si emettono comunicati che non siano approvati a Ginevra e non si concedono interviste. Una linea di condotta che Scelli ha ignorato.
Quanto ha pesato questo atteggiamento nella vicenda Baldoni?
In Iraq Scelli non ha credibilità come negoziatore, perché non ha fatto uso della dovuta discrezione: ancora non era cominciato il negoziato per liberare Baldoni, se mai c'è stato, che già rilasciava dichiarazioni. E' un comportamento lontano anni luce non solo dalle regole della Croce rossa, ma anche dalla prassi seguita da qualunque buon negoziatore. Non mi stupisce, quindi, che i tentativi di salvare Baldoni, anche se accompagnati dai propositi più nobili, siano falliti.
In base alle convenzioni internazionali, quali sono i principi che dovrebbero regolare l'azione della Croce rossa?
Sin dalle Convenzioni di Ginevra del 1949, si è stabilito che l'aiuto umanitario deve essere esente da influenze esterne. La Croce rossa, infatti, non deve mai confondersi con i militari, perché nasce per assistere le vittime civili delle guerre. L'unico criterio che la guida è quello di aiutare le popolazioni bisognose secondo i tre principi del movimento: il dovere di agire, la neutralità e l'imparzialità. In Italia, invece, la Cri sfila insieme ai soldati il 2 giugno su via dei Fori Imperiali, stravolgendo così il concetto di aiuto umanitario.
LA CRI, LA POLITICA, LA NEUTRALITA'. PARLA L'EX RESPONSABILE PER LA LOMBARDIA
La Croce rossa italiana è nella bufera. E la gestione di Maurizio Scelli ha creato all'organizzazione un danno che la Cri pagherà per vent'anni e che marchia gli italiani come inaffidabili. Ne è convinto Gian Galeazzo Monarca, sino al maggio scorso presidente del Comitato regionale della Croce rossa lombarda, una sezione della Cri che conta ben 20mila soci attivi e che vanta l'autosufficienza economica".
di Emanuele Giordana
Avvocato perché nel maggio scorso si è dimesso dal suo incarico?
Non ero d'accordo, e con me altri del Comitato che pure si sono dimessi, su come era stato decisa la missione del maggio 2003 in Iraq per la realizzazione di un ospedale da campo.
Non era stato informato?
Al contrario, solo che avevo delle perplessità sul fatto che un ospedale fosse una priorità. Mi pareva meglio fornire assistenza tecnica ai nosocomi esistenti. Oltre a ciò avevo chiesto a Scelli che l'operazione tenesse conto di tre cose: che fosse sotto l'egida del Comitato internazionale (Cicr), competente nelle situazioni di conflitto, che fosse di concerto con la Mezza luna rossa irachena e soprattutto che rispettasse i principi della Croce rossa
Quali sono?
I più noti sono: indipendenza, imparzialità, neutralità. Quando venimmo a conoscenza che il Cicr di Ginevra aveva inviato una diffida sulla scelta di utilizzare una scorta armata per l'ospedale, chiesi a Scelli che ritirasse la missione perché così com'era concepita (con una scorta di carabinieri italiani ndr) violava i principi del Movimento. E lasciava intendere che la Croce rossa rappresentava la sanità di una parte in campo. Pazzesco. Vede, la Croce rossa, senza nulla togliere ai tanti amici delle Organizzazioni non governative, ha una storia e una credibilità di oltre un secolo. Questa credibilità di basa proprio sull'autonomia, la neutralità e l'indipendenza. Anche economica. Chi paga, può farlo valere e così indirizzare scelte e priorità.
Se a pagare è il governo?
Questo è il punto, in Italia la Cri è ancora un ente pubblico e per di più con un commissario che è scelto dal governo.
Così adesso si dice che la Cri in Iraq si è schiacciata sull'esecutivo...
E' un danno che pagheremo per vent'anni. E' un danno enorme che farà ritenere gli italiani inaffidabili. Non si possono avere dubbi sull'imparzialità.
Che adesso è compromessa
Ho fiducia nel popolo della Croce rossa. Saprà reagire ma è anche necessario pensare a una soluzione definitiva, se si vogliono evitare ondeggiamenti con l'esecutivo di turno. Sarò chiaro: nessuno degli ultimi governi italiani ha fatto niente perché fosse garantita l'indipendenza della Cri che continua a passare di commissario in commissario.
Come se ne esce?
Con l'elezione di un presidente e il rispetto di regole chiare, che per altro abbiamo sempre rispettato, di indipendenza dalla politica. La Cri non è un percorso per poi presentarsi alle elezioni e nemmeno un organismo che può sbandare a sinistra o a destra a seconda del governo. Inoltre sottolineo il fatto che le scelte devono essere fatte in autonomia. Chi ha deciso che adesso la priorità e l'Iraq e non, ad esempio, un'emergenza "dimenticata" in Africa?
Di Scelli cosa dice?
Ci siamo scontrati ma gli do il beneficio della buona fede. In fondo è un entusiasta. Ma non basta. Occorre competenza ed esperienza. Anche per fare mediazioni. Meglio sarebbe stato affidarle al Cicr che l'esperienza se l'è costruita in 130 anni di storia.