LAV: la caccia non si e' chiusa in Emilia Romagna

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In Emilia Romagna la caccia non si e'chiusa il 31 gennaio, ma continua per cervi e caprioli fino al 10 marzo, poi una breve interruzione per riprendere il primo giugno. Infatti con la stagione venatoria 2003-2004 sono entrate a pieno regime le leggi regionali 14 e 15/2002 che hanno profondamente modificato il calendario venatorio stabilito dalla legge statale 157/92.

Cosi' la Regione ha scelto di sottrarre allo Stato le sue competenze sulla fauna che invece e' ancora - lo ha affermato anche la Corte Costituzionale - patrimonio indisponibile dello Stato. Operazione, quella di allungare la caccia per 10 mesi di contro ai quattro mesi e mezzo stabiliti dalla legge statale e di allargarla a specie vietate quali passeri e storni, compiuta per favorire la lobby venatoria che rappresenta appena l'1% dei cittadini, e cio' proprio quando il presidente Errani dichiara che se la legge di devoluzione verra' approvata lui non l'applichera'.

Quella sul federalismo brutale della caccia l'ha pero' gia' applicata in anticipo. LAC LAV e WWF hanno a suo tempo impugnato i calendari venatori in alcune province chiedendo al TAR di rinviare le leggi regionali illegittime alla Consulta, in attesa hanno ottenuto di sospendere l'applicazione di quelle leggi sia da parte del TAR che del Consiglio di Stato. La Regione, che, pur di rinsaldare i suoi legami con le associazioni venatorie, non esita a sperperare il denaro pubblico in operazioni contro la volonta' e l'interesse dalla maggioranza dei cittadini, solleva "conflitto di attribuzione" nei confronti del Consiglio di Stato.e subisce una clamorosa sconfitta.

E la sfida continua con la stagione di caccia 2003/04 quando si riapplicano come nulla fosse accaduto le norme illegali. Oltretutto le violazioni delle norme nazionali aggravano i pericoli per i cittadini sottoposti alle minacce degli spari. Il bilancio di vite troncate da questa"attivita' sportiva" cosi' fortemente voluta dai nostri amministratori e' di 51 morti in Italia, di cui 5 nella nostra Regione. I feriti gravi da incidenti di caccia sono stati 88: in ben 14 casi si trattava di persone che con la caccia non c'entravano affatto, gente che si trovava nei boschi a far passeggiate o piu' semplicemente nei campi a lavorare.

Quali le cause di questi incidenti? Insufficienza dei controlli medici (solo ogni 6 anni) per il rinnovo della licenza di porto di fucile, incauto maneggio delle armi, mancanza di elementari precauzioni e frettolose scelte del bersaglio comportano che una schiera di dilettanti, autorizzata a sparare in luoghi aperti al pubblico e nelle proprieta' private altrui, sia causa di incidenti mortali o gravissimi e di numerosi danni a persone e cose.

La maggioranza dei cacciatori italiani non ha purtroppo una preparazione all'uso delle armi: un modesto esame di licenza e' stato istituito solo nel '77, percio' la gran parte dei cacciatori attualmente in attivita' si e' fatto l'esperienza direttamente sul campo, con quali conseguenze si puo' immaginare e vedere, anche se siamo a conoscenza solo di alcuni dei fatti delittuosi accaduti.

Fonte: Lega Anti Vivisezione

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