L’omofobia diventa (finalmente) reato?

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Foto: Unsplash.com

L'Italia potrebbe dotarsi della prima legge che contrasta violenza e discriminazione per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Si tratta della legge Zan: il testo, depositato alla Camera, propone di ampliare l’attuale "legge Mancino" che già oggi punisce i reati di odio per ragioni razziali, etniche, religiose o legate alla nazionalità, inserendo l'orientamento sessuale e l'identità di genere. Si dovrebbe così intervenire sul codice penale, con una pena fino a quattro anni di carcere anche per chi discriminerà persone gay e trans. Nello stesso testo inoltre, si discute l’introduzione del reato di misoginia, ossia di odio contro le donne.

L’Italia ne ha bisogno. In tema diritti LGBTI – Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali, siamo il fanalino di coda fra i paesi europei. Nella mappa Europe Rainbow redatta da ILGA Europe, una federazione che conta più di 600 organizzazioni da 54 paesi in Europe e Asia, in termini di tutela dei diritti e parità delle persone LGBTI l’Italia è 35esima su 49 paesi analizzati. 

L’Eurobarometro “Discriminazioni in UE” pubblicato nel 2019 a cura della Commissione europea, rileva che l’Italia continua ad essere al di sotto della media europea per quanto riguarda l’accettazione sociale delle persone LGBTI.Nel nostro paese, il 68% ritiene che, in materia di diritti di coppia, le persone lesbiche, gay e bisessuali dovrebbero essere in situazione paritaria rispetto a quelle eterosessuali. La percentuale scende al 43% per il riconoscimento legale dell’identità di genere per le persone trans. Se si toccano ambiti come l’accettazione di persone LGBTI in politica o sul posto di lavoro, le persone favorevoli sono rispettivamente il 55% e il 62%. Percentuali appunto basse per la media in Europa.

Secondo un altro rapporto pubblicato dell’Agenzia europea dei diritti fondamentali, l’Italia è fra i primi paesi con indice di discriminazione più alto secondo gli intervistati (19%).

Tutti report segnalano l’assenza di una legge contro l’odio e la discriminazione nei confronti degli LGBTI in Italia – legge che è invece presente in quasi tutti i paesi dell’Unione Europea. La rete ILGA raccomanda l’introduzione di una normativa sul crimine d’odio e l’hate speech che copra tutti i crimini motivati da pregiudizi che si fondano sull’orientamento sessuale e l’identità di genere e di adottare un piano d’azione nazionale sull’uguaglianza LGBTI, anche con riferimento al riconoscimento della genitorialità.

Ad una legge del genere si lavora da quasi 25 anni, senza risultati significativi. Adesso a riprovarci è il deputato Alessandro Zan, del Partito democratico, che per questo motivo ha ricevuto pesanti insulti sui social network, minacce che sono indice dell’urgenza di approvare una tale legge, oltre che di lavorare in maniera importante in ambito culturale e educativo.

Come spiega a Wired Francesca Rupalti, vicepresidente di Rete Lenford – avvocatura per i diritti LGBTI questo ddl, se approvato, interverrebbe contro chi “istiga a commettere o commette” atti di discriminazione o di violenza. Siamo l’ultimo paese dei fondatori dell’Unione a non avere una normativa penale in tal senso continua Rupalti. Il testo prevede anche per chi commette il reato, un percorso di recupero all’interno di organizzazioni di volontariato. La sanzione sarà rieducativa e si rafforzerebbero le attività di formazione nelle scuole per combattere il bullismo che colpisce i ragazzi LGBTI e si prevede l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia il 17 maggio, data già celebrata a livello internazionale.

Come rileva Simone Alliva, giornalista e autore del libro-inchiesta Caccia all’Omo, viaggio nel paese dell’omofobia (Fandango) che ha raccolto testimonianze sul tema, “in Italia i casi di omotransfobia sono arrivati a 212 e due morti”. Secondo quanto riportato dall’Agenzia europea dei diritti fondamentali, in Italia ben il 62% delle persone LGBTI dichiara di evitare di tenere per mano il o la partner dello stesso genere in pubblico, per paura di aggressioni; il32% dichiara di esser stato molestato e l’8% di essere stato vittima di violenza nei 5 anni precedenti. 

Tra le testimonianze raccolte nel rapporto, si legge quella di una giovane donna 23enne bisessuale: “Poche persone conoscono la mia sessualità, solo i miei amici più stretti. Non me la sento di parlarne apertamente, a causa dei commenti sprezzanti che sento tutti i giorni all’università o in alcuni luoghi pubblici. Credo che la situazione sia molto migliorata in Italia ma sfortunatamente c’è ancora una gande fetta di ignoranza e la politica per prima non ci aiuta”. 

Contro la legge si sono espresse l’associazione Pro Vita e la CEI – Conferenza Episcopale Italiana: i vescovi hanno dichiarato la legge liberticida, perché limiterebbe la libertà critica ai gruppi anti-LGBTI.

Vedremo nei prossimi tempi come si concluderà l’iter legislativo.

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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