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L’interminabile statale 275: cosa c’è sotto?
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Dagli anni ’80 la statale 275 è stato uno dei luoghi di riferimento per l’occultamento di rifiuti tossici nel Salento. Oggi dopo la dichiarazione di un collaboratore di giustizia il cantiere si è bloccato. Ma esistono normative italiane o europee per tutelarci da questi danni?
Percorrendo al tramonto la strada statale 275 che va da Maglie ad Otranto, nella penisola salentina, si notano su entrambi i lati della strada centinaia di ulivi dai rami mozzati: è il risultato delle operazioni di “salvataggio” degli uliveti falcidiati dalla xylella fastidiosa, un batterio che, provocando in tempi rapidi il disseccamento dell’albero, sta mettendo in ginocchio l’economia regionale e il cui caso ha scomodato persino la BBC.
Ma la statale 275, 16 km di lavori in corso che collegano il mare all’entroterra, è tristemente famosa anche per un’altra vicenda: si trova infatti sopra ad una grande discarica, estesa almeno 23mila mq (dati Guardia di Finanza) e profonda dai 2 ai 6 metri. Un mix di rifiuti solidi urbani, scarti industriali e rifiuti ospedalieri, giacenti nel terreno fin dagli anni ‘80. Per trent’anni il percolato ha continuato a contaminare la falda sotterranea, mancando l’impermeabilizzazione sia del fondo che delle pareti e le sostanze tossiche presenti sono finite nelle nostre bocche, anche se in basse concentrazioni: in trent’anni la diluizione è stata graduale. Il caso è stato portato alla luce solo da un collaboratore di giustizia, nell'aprile del 2014: così i lavori per la statale si sono bloccati.
Secondo Anas, l’occultamento delle discariche è responsabilità degli enti territoriali competenti, che avrebbero dovuto far caratterizzare il terreno, ossia avviare le indagini necessarie per stimare il livello di contaminazione dei siti prima di concederle i permessi a scavare. Secondo Report, invece, l’Anas avrebbe dovuto provvedere alla loro bonifica prima di partire con la progettazione. E secondo gli abitanti locali, infine, costruire una nuova infrastruttura viaria in quella zona era già di dubbia utilità, essendo possibile rimodernare quella esistente. Nulla da stupirsi quindi se la strada è in costruzione da 15 anni.
L’ultimo rapporto Ecomafie di Legambiente pubblicato lo scorso luglio, assegna il primato regionale sugli illeciti ambientali proprio alla Puglia e denuncia l’aumento nel 2014 del 26% delle infrazioni nel settore dei rifiuti.
La recente approvazione della legge n. 68 del 22 maggio 2015 ha introdotto finalmente nel codice penale una sezione sui delitti verso l’ambiente, ossia punisce chi fa profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. “La si può considerare una legge anti-corruzione” sostiene Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente “dal momento che la maggior parte dei reati ambientali riguarda gli appalti pubblici” dice.
D’altra parte, però, il Governo ha recentemente deciso di accorpare la polizia con il Corpo forestale dello Stato, riducendo risorse e ambito d’azione di quest’ultimo. Da parte delle istituzioni un colpo al cerchio uno alla botte, dunque: ridurre le competenze e le funzioni del Corpo forestale dello Stato potrebbe annullare gli effetti positivi della nuova legge che identifica e punisce l’eco-reato. I numeri di Legambiente infatti provengono spesso proprio dal capillare lavoro delle diverse forze dell’ordine che in Puglia sono coordinate operativamente da diversi anni con un accordo quadro promosso e finanziato dalla Regione.
E proprio il coordinamento tra più enti ed istituzioni è di importanza cruciale anche per il controllo del traffico illecito dei rifiuti sia a livello nazionale che internazionale: lo afferma Leif Gòrts, rappresentante di Eurojust, l’Agenzia per la Cooperazione Giudiziaria dell’UE, ammettendo che il traffico internazionale di rifiuti è ancora largamente sottovalutato dalle istituzioni. “Si fa ancora troppo poco, mancano le risorse, manca una congiunzione tra lavoro delle dogane, delle forze di polizia nazionali e delle agenzie per l’ambiente: a livello europeo, gli ecoreati vengono considerati meno importanti del terrorismo, dunque siamo ancora in alto mare per quanto riguarda il coordinamento e lo scambio di informazioni, fondamentali per tracciare il traffico transfrontaliero”.
Euronews sostiene che il nostro Paese è il quarto mercato dello smaltimento illecito dei rifiuti più redditizio d’Europa; il paradosso è che Paesi come la Germania pensano che sia un problema soltanto italiano. Ma le testimonianze dei pentiti, come quella di Carmine Schiavone, denunciano l’origine transfrontaliera dei rifiuti tossici trasportati e seppelliti illegalmente in Italia. È stato proprio schiavone a specificare che l’amianto e le scorie nucleari della Terra dei Fuochi provengono dai nostri vicini tedeschi. La questione è dunque europea.
Ma è possibile che per le istituzioni pubbliche sia così difficile tracciare le rotte del traffico illecito di rifiuti a livello internazionale? Secondo Shirleen Chin dell’Istituto Europeo per la Sicurezza Ambientale, il motivo delle scarse indagini di tipo transfrontaliero è la scarsità di denunce. Inoltre, le sanzioni sono dettate dai singoli governi nazionali e non dall’Europa e come se non bastasse, spesso sono troppo basse per fungere da deterrente: alle aziende conviene commettere l’illecito e pagare piuttosto che mettersi in regola.
Intanto nel 2014 solo in Italia sono stati sequestrati 3 milioni di tonnellate di veleni: una quantità che sarebbe sufficiente a coprire una strada lunga 1700 km. La distanza, per capirci, che separa Trapani da Aosta.
Serena Boccardo
In Medias Res

L'associazione In Medias Res nasce nel Luglio del 2015 a Trento come naturale prosecuzione del progetto di media-attivismo "Agenzia di Stampa Giovanile", realizzato da un collettivo formato da giovani con background e formazione differenti. Il progetto nasce in seno all'associazione Jangada nel 2012 e in collaborazione con l'associazione Viração Educomunicação in Brasile, in concomitanza con il Summit Rio+20 e cresce entrando in contatto e collaborando negli anni con diversi enti e associazioni a livello locale ed internazionale (tra gli altri l’Assessorato alla Cooperazione e allo Sviluppo della Provincia Autonoma di Trento, l'Universita di Trento, l'Osservatorio Trentino sul Clima, il consorzio dei Comuni della provincia di Trento BIM dell’Adige, la Fundación TierraVida in Argentina e la Rete+Tu). L'associazione si occupa principalemtene di divulgazione libera e indipendente di tematiche legate all'ambiente, alla società e all'economia attraverso la pubblicazione di articoli e video (negli ultimi anni ha realizzato reportages durante le Conferenze delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici - COP18 di Doha, COP19 di Varsavia, COP20 di Lima), percorsi formativi nelle scuole e laboratori e eventi aperti alla cittadinanza.