L’attesa per l’incontro Guterres, Putin e il ritardo dell’Onu

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Foto: Unsplash.com

Prima di incontrare a Mosca Vladimir Putin, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è stato ricevuto in Turchia ieri dal presidente turco Erdogan  dove Guterres ha detto di appoggiare i suoi sforzi negoziali. Poi ieri nella capitale russa ha prima incontrato il Ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov cui ha reiterato la necessità di “cessate il fuoco il prima possibile” sostenendo anche che sarà necessaria “un’indagine indipendente per avere dei risultati affidabili” su possibili crimini di guerra durante il conflitto. Quanto a Mosca, Lavrov si è limitato a dire che la Russia è pronta a collaborare con le Nazioni Unite per aiutare i civili in Ucraina: Ma l’incontro più atteso era ovviamente quello con Putin, preceduto dalle dichiarazioni delle  autorità cinesi che hanno fatto sapere – attraverso  il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin – di non voler affatto la terza guerra mondiale (minacciata da Mosca) e che sono anzi favorevoli alla risoluzione del conflitto in Ucraina attraverso la diplomazia. Prima di incontrare Putin, Guterres ha voluto sottolineare la differenza di vedute tra Mosca e il Palazzo di Vetro: “Per la Russia è un’operazione militare speciale, per l’Onu un’invasione e una violazione della Carta delle Nazioni Unite”.

La decisione di Guterres di andare da Putin e Zelensky (e prima da Erdogan) è stata accompagnata da polemiche prima di tutte ucraine che hanno bollato la scelta come sbagliata. Ma in realtà la polemica vera avrebbe dovuto riguardare il ritardo di due mesi di Guterres nel prendere l’iniziativa. Cosa e chi hanno davvero spinto il segretario generale dell’Onu settimana scorsa, con evidente ritardo, a chiedere un incontro con i due protagonisti della guerra? Per quanto se ne sa, al netto forse di qualche telefonata, nessun Paese ha chiesto il suo intervento. La diplomazia internazionale sembra ormai aver accantonato il ruolo di mediazione che l’Onu può svolgere e, quel che è peggio, il Palazzo di Vetro ne è così conscio da non aver mosso un passo, al netto di qualche generico appello. Poi, a quasi due mesi dall’invasione, Antonio Guterres batte un colpo. Grazie a quali pressioni?

Chi ha spinto per l’iniziativa

Nei giorni precedenti qualcosa si era mosso sia all’interno del Palazzo di Vetro sia da parte di gruppi della società civile. Di almeno due “spinte” vale la pena dare conto. La prima, è la lettera aperta che, già in marzo, porta la firma di 16 premi Nobel sotto la richiesta di una tregua e del ritiro delle forze russe dall’Ucraina. Lettera aperta, ma ovviamente indirizzata a Guterres tanto che il manifesto pubblico viene accompagnato da una lettera in busta chiusa indirizzata proprio a lui: il 23 marzo infatti Lisa Clark e Philip Jennings, co-presidenti dell’International Peace Bureau (Nobel 1910) gli scrivono in forma privata sollecitandolo “urgentemente a recarsi a Mosca e a Kiev per cercare di negoziare un cessate il fuoco e quindi, si spera, per aprire anche le porte alla soluzione del conflitto con mezzi pacifici”...

L'articolo di Emanuele Giordana segue su Atlanteguerre.it

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