L'Economia Solidale: una strategia locale per uno sviluppo alternativo globale.

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Un nuovo ordine economico mondiale, le alternative al modello neoliberista, le relazioni Nord-Sud, il consumo critico, il commercio equo e solidale, e il ruolo della donna. A Porto Alegre si discute di un'altra economia.

Nel primo giorno di lavoro del Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, le conferenze e i seminari sulle opportunitá e le sfide di un modello alternativo di sviluppo economico riscuotono un ampia partecipazione di pubblico, e se da un lato le idee e le proposte appaiano ancora frammentarie e fragili, su una cosa almeno il popolo del Forum é compatto e concorde: il futuro delle economie alternative é principalmente nelle mani delle donne. Un principo, questo, che in epoca recente nasce e si sviluppa con il diffondersi del microcredito, una forma di incentivo all'autoimpresa che in diversi paesi di differenti continenti si é dimostrato efficace nella lotta alla povertá. Nell'ambito del microcredito, dove innanzitutto contano valori come la responsabilitá e la capacitá di una gestione oculata e razionale dell'economia domestica le donne si sono rivelate molto più affidabili degli uomini. Questa prerogativa - secondo Rabdia Abdelkrin Chikh, portavoce dell'organizzazione senegalese FAMES- risiede principalmente nella vitalitá e nella reciprocitá che caratterizza le reti di relazioni femminili, in contrapposizione alla tendenza maschile a vivere impostare relazioni astratte, impersonali, prive di vita, e quindi di umanitá. Sulla base di questo Rabdia lancia un appello, affinché vi sia un riconoscimento formale, basato su un'approfondita documentazione, del ruolo della donna come attrice principale di un'alternativa economica più solidale, invitando gli uomini a rimettere in discussione la relazione uomo-donna alla luce di questo riconoscimento. Concorde su questo tema é anche Madeleine Hersent della rete francese Alliance, che da una prospettiva decisamente più europea punta il dito contro gli ostacoli politici e burocratici che spesse volte inficiano lo sviluppo di forme economiche alternative, sottolineando in proposito la necessitá di elaborare innanzitutto nuovi indicatori economici per la misurazione del benessere e della ricchezza, che includano tutti gli aspetti di cui si compone la Qualitá della vita. Se si misurasse la performativitá e l'impatto dell'economia solidale con siffatti criteri si avrebbero dati molto diversi sulla ricchezza delle nazioni, afferma la Hersent. Pertanto, da qualsiasi parte lo si affronti, il tema di un altro mondo possibile, qui a Porto Alegre, passa sempre dalla responsabilitá sociale degli attori economici. Questa é la grande battaglia di Rural Coalition, un'organizzazione statunitense che si batte per i diritti dei piccoli coltivatori e braccianti agricoli, e che mette in rete più di cento comunitá di coltivatori di USA, Canada, Messico e Brasile. "Viviamo in un contesto politico molto ostile" commenta Lorette Picciano, portavoce di Rural Coalition, "ogni giorno combattiamo duramente contro lo strapotere delle grandi Corporation, che negli USA sono sostenute dal governo Federale. Ed é per questo che per noi é vitale riuscire a mettere in rete quante più realtá possibili, con l'aiuto fondamentale della cooperazione internazionale". Riconvertire su forme locali di economia sociale quante più risorse destinate allo sviluppo e creare reti solidali transnazionali da opporre alla globalizzazione liberista, sembra essere dunque la ricetta da applicare. Ma non basta, afferma Niceta Lucero portavoce della asiatica CMT, bisogna promuovere anche l'accesso ai servizi basici e all'educazione: perché la formazione e l'accompagnamento iniziale sono imprescindibili per qualsiasi iniziativa imprenditoriale. Viviamo in un mondo che professa filosofie aggressive di selezione sociale, l'economia solidale prima ancora di essere una forma alternativa di lavoro e scambio, é innanzitutto una diversa visione culturale, che deve potersi dimostrare efficace nel redistribuire equamente pane e dignitá umana su tutto il pianeta - afferma Juan Carlos Vargas - in altre parole la regola d'oro é sostenibilitá economica e sociale. Nel pomeriggio la discussione si sposta su modelli concreti di sviluppo di forme alternative di scambio economico, e naturalmente ampio spazio é dedicato al Consumo Etico e al Commercio Equo, che in questi anni ha moltiplicato la proprie quote di mercato, giungendo in determinati paesi e per determinati prodotti fino a controllare fino al 30% del mercato. In alcuni casi ci㳀 ha costretto alcune imprese a modificare i propri modi di produzione e a introdurre criteri di social accountability (responsabilitá sociale e trasparenza). E' il caso della M&M's nelle cui filiere molti bambini venivano sfruttati per la lavorazione del cioccolato, "siamo molto fieri di questo risultato" afferma Deborah ames di Global Exchange \ Fair Trade federation (USA). Ma qual'é il destino del commercio equo e solidale? E quali sono le nuove sfide che dovrá affrontare? Il commercio equo solidale innanzitutto nasce nel Nord, con una rilevanza economica di nicchia, con l'idea di acquistare i prodotti del Sud ad un prezzo che permetta al produttore di condurre una vita per lo meno dignitosa. Ed in una prima fase, secondo Laurent Levard (Piattaforma Francese per un Commercio Giusto) ottiene buoni risultati nel migliorare le condizioni dei lavoratori, nell'aiutare la creazione di opportunitá di impiego e nel trasferimento di competenze tecniche per la crescita di risorse umane specializzate in loco. Poiché il commercio equo non pu㳀 limitarsi a una valutazione sulla qualitá del prodotto, bens㭀 se vuole essere tale, deve necessariamente attenersi a criteri di equitá in tutte le fasi della produzione, lavorazione e commercializzazione, con particolare riguardo alla condizione dei lavoratori impiegati nella filiera. In futuro, secondo Levard, il commercio equo dovrá servire sempre più a educare i cittadini del Nord ad essere consumatori consapevoli e responsabili, per far s㭀 che non resti una iniziativa isolata e marginale, bens㭀 accompagnandosi a progetti di sviluppo nel Sud possa contribuire significativamente a una ridefinizione profonda delle regole del commercio internazionale. Mentre, per quanto riguarda il Sud, bisogna che in futuro prenda l'iniziativa, promuovendo le forme locali di economia cooperativa e solidale e concretizzando forme di cooperazione Sud-Sud. Al seminario sul Commercio equo ha partecipato anche Paul Singer, futuro segretario del Dipartimento di Economia Solidale che il Presidente Lula da Silva ha voluto fortemente per la crescita economica e sociale dei 45 milioni di cittadini brasiliani che vivono al di sotto della soglia di povertá. Questa iniziativa, unica nel suo genere, vedrá la luce all'interno del Ministero del Lavoro e potrá contare sulla partecipazione ampia dei movimenti sociali, dei sindacati, delle universitá e delle istituzioni religiose del paese. Mentre i delegati di mezzo mondo qui a Porto Alegre si interrogano su come dare concretezza all'idea di un'altra economia, il nuovo Brasile giá si sta preparando a realizzarla.

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