Kenya: un anno di governo Kibaki

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Centinaia di autisti dei camioncini chiamati "matatu" sono stati processati per aver alzato i prezzi e accusati di non avere il permesso di taxisti. L'aumento delle tariffe dei "taxisti" ha preso inizio quando il ministro John Michuki ha comunicato che nel giro di due settimane sarebbero diventati fuori legge tutti i taxi non adeguati alle norme di sicurezza e tutti i bus non attrezzati di cinture di sicurezza. "I prezzi che sono aumentati non possono essere pagati e devono essere segnalati i contravventori" ha denunciato il responsabile della Transport Licensing Board.

Secondo l'analista geopolitico Francis Muriithi "ad un anno dalle elezioni di Kibaki in Kenya resta ancora molto da fare, ma il nuovo presidente ha avviato le riforme (anche costituzionali), contenuto la corruzione, tentato di accreditare all'estero un nuovo stile di governo, lontano da quello del vecchio regime". Kibaki presenta il nuovo governo: i ministri passano da 16 a 20, troppe persone da accontentare che appartengono a ben 15 partiti della coalizione. Nei primi 100 giorni accadono comunque tante cose insperate: vengono ricuperati 186 milioni di dollari spariti in scandali finanziari sotto il regime di Moi; lo scellino tiene bene contro le principali valute; gli affari alla borsa di Nairobi sono saliti di un terzo; il codice di condotta è pronto ed entra in vigore il 2 maggio 2003.

Nell'intervento di Muriithi, pubblicato sulla rivista Nigrizia, vengono sottolineati i problemi interni alla coalizione, dove emergono rivalità e ostilità tra le varie correnti. C'è soprattutto scontentezza tra i parlamentari dell'Ldp, che accusano Kibaki di non essere stato equo nella spartizione dei ministeri e delle alte cariche amministrative. I posti migliori sarebbero andati a kikuyu, embu e meru, tre etnie della provincia centrale, roccaforte di Kibaki, e si comincia a parlare di "mafia del Monte Kenya". A calmare gli animi ci pensa il ministro delle finanze, proponendo un aumento del 25% degli stipendi dei parlamentari (già tra i meglio pagati d'Africa). La proposta passa all'unanimità con l'obiettivo di far continuare la legislazione.

Nell'ottobre 2003, esce il Rapporto Ringera (dal nome del presidente dell'Autorità anticorruzione) con i risultati dell'inchiesta sui giudici corrotti con la lunga "lista della vergogna" in cui sono inseriti i nomi di 6 dei 9 giudici della Corte d'appello, 17 dei 44 membri dell'Alta corte e 82 dei 254 magistrati presenti nel paese che vengono immediatamente sospesi. Il 21 ottobre è creato un tribunale per giudicare giudici e magistrati corrotti. I critici del governo, però, mettono in dubbio i criteri seguiti nell'individuare i giudici da punire.

Altre fonti: All Africa, Nigrizia

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