Jamm Jazz, il jazz della pace

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Foto: L. Michelini ®

Nato una trentina di anni fa, il Jamm Jazz è un gruppo musicale senegalese. Incontro i componenti della band in una sera di fine gennaio, nella grande piazza de Souvenir Africain, uno spazio enorme costruito in riva all’Oceano e dedicato ad eventi culturali e concerti.

Malick Fall suona nel gruppo come percussionista. Prima che inizi lo spettacolo scambiamo due parole, al riparo dal vento freddo che in questi giorni soffia esuberante sulla capitale senegalese. 

"Jamm, in lingua wolof, la lingua più parlata in Senegal, vuol dire pace", inizia a spiegare Malick. "Il jazz è una musica spirituale, che dà voce al cuore". 

Continua il musicista: "Grazie al jazz abbiamo potuto esprimere le nostre emozioni, quelle positive e quelle negative, come l’odio o la rabbia". Nel descrivere il grande potere di questo genere musicale, Malick fa riferimento al suo paese, alla sua storia, a quanto vissuto nel periodo coloniale e alle difficoltà continue che il Senegal continua a vivere tutt’ora. 

"Sai, inizialmente il nome del gruppo era Jiwu M'Bañ, che significa il seme del rifiuto. Questo perché i componenti del gruppo hanno vissuto gli anni caldi dell’indipendenza", racconta il membro del gruppo ricordando che il Senegal è diventato indipendente dalla Francia solo nel 1960.  

Malick, che ha un talento incredibile per la musica, è umile e aperto. Condivide in modo naturale e senza darsi tante arie la sua storia e quella del gruppo, da come ha iniziato a suonare la batteria a come ha conosciuto gli altri componenti, ora colleghi e amici.

"Da piccolo non potevo permettermi di comprare una batteria, era troppo cara. Così me la sono costruita da solo! Andavo in giro a raccogliere bidoni e materiali di recupero. Pezzi di legno per le bacchette e contenitori di plastica per la cassa. Sono riuscito ad aggiungere anche un pedale e il charleston. Insomma, in sei mesi avevo la mia piccola batteria", racconta ridendo. 

In questo modo il batterista del gruppo Jamm Jazz ha iniziato ad esercitarsi, finché, sentendo che la passione cresceva, ha deciso di mollare la scuola per fare il conservatorio. "Purtroppo ho scoperto solo dopo che nella scuola di musica non c’era nessuno che potesse insegnarmi a suonare la batteria. Mi hanno detto che potevo studiare il pianoforte o la chitarra. Non ti dico la mia delusione. Poi però, una sera tornando a casa, sono passato vicino ad una delle poche chiese evangeliche che si trovano a Dakar", nel paese, infatti, il 95% circa della popolazione è musulmana. "Dalle mura della chiesa usciva un suono, delle melodie ritmate. Così ho deciso di scavalcare il recinto e mi sono intrufolato all’interno. Nella chiesa, ho trovato dei tipi che facevano delle prove, fra di loro, anche un batterista. Lo ho ascoltato per tutta la sera, finché ho trovato il coraggio di chiedergli se potevo provare a suonare la sua batteria". 

Da quel giorno Malik è entrato a far parte dell’orchestra della chiesa e un po’ alla volta è diventato un professionista. "Da allora non faccio altro che suonare".

Prima che inizi il concerto di oggi, anche il sassofonista dei Jamm Jazz accetta di scambiare due parole. Il suo nome è Federico Putelli, ma in Senegal tutti lo chiamano Ababacar. Diventato musulmano murid nel 1996, Ababacar vive e lavora a Dakar da vari anni. 

"Dal 2017 faccio in media 160 concerti all’anno, una cifra così sarebbe impensabile in Italia. Se paragoniamo Dakar a Milano e periferia per dimensioni e popolazione, non potrei mai pensare di suonare così tanto lì", racconta Federico, spiegando che dopo il concerto con questo gruppo dovrà prendere un taxi ed affrettarsi per raggiungere un altro quartiere dove terrà un secondo concerto. "A Dakar la musica è tutto".

Sono le 20.00 e il concerto inizia. Il coordinatore de gruppo, Moustapha Diop, dà il benvenuto al pubblico raccontando un piccolo aneddoto sull’origine di uno dei loro brani, intitolato La chance, ovvero la fortuna. 

"Eravamo giovani e volevamo allenarci a suonare il piano. Così ci siamo recati da un pianista famoso che abitava nel nostro quartiere per chiedergli se poteva prestarci il suo. A casa dell’uomo però, invece del pianista abbiamo trovato la moglie, una donna gentilissima, che vedendo quanto noi fossimo desiderosi di suonare ci ha prestato il piano del marito senza pensarci due volte. Quella sera abbiamo suonato come dei matti, è stato bellissimo. Purtroppo, una volta arrivato il momento di tornare dal proprietario per riconsegnargli la pianola, l’abbiamo dimenticata nel taxi tale era il nostro entusiasmo. Lo strumento che ci aveva prestato era molto costoso e noi non avremmo mai avuto la possibilità di ricomprarne uno uguale. Così presi dalla disperazione abbiamo passato la notte a cercare quel taxi. E a Dakar ce ne sono a centinaia! La mattina successiva, non so come, l’abbiamo ritrovato. E così questo pezzo è dedicato alla fortuna, che non arriva da sola, ma va cercata, lavorando duramente per averla".

Qui il link al concerto descritto in questo articolo, loro sono i Jamm Jazz.

Lucia Michelini

Sono Lucia Michelini, ecologa, residente fra l'Italia e il Senegal. Mi occupo soprattutto di cambiamenti climatici, agricoltura rigenerativa e diritti umani. Sono convinta che la via per un mondo più giusto e sano non possa che passare attraverso la tutela del nostro ambiente e la promozione della cultura. Per questo cerco di documentarmi e documentare, condividendo quanto vedo e imparo con penna e macchina fotografica. Ah sì, non mangio animali da tredici anni e questo mi ha permesso di attenuare molto il mio impatto ambientale e di risparmiare parecchie vite.

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