www.unimondo.org/Notizie/Italia-piu-di-meta-della-frutta-con-pesticidi-64139
Italia: più di metà della frutta con pesticidi
Notizie
Stampa
Il rapporto di Legambiente "Pesticidi nel piatto 2004" non riporta cambiamenti di rilievo rispetto allo scorso anno in quanto insieme alle fragole, le mele, l'uva, l'insalata o i peperoni continuiamo a mandare giù un bel po' di principi attivi di antiparassitari, erbicidi e fungicidi. In base ai controlli effettuati dai laboratori di ricerca di Asl, Arpa e enti addetti ed elaborati da Legambiente, se è vero che la percentuale dei campioni di frutta in cui la quantità di pesticidi rilevata ha superato il limite fissato dalla legge è rimasta invariata rispetto allo scorso anno (il 2%), su un totale di 3.860 campioni di frutta analizzati, oltre il 50% (1.937 campioni tra irregolari, regolari con un unico residuo e regolari con più residui) sono contaminati da principi attivi adoperati in agricoltura. In estrema sintesi, però, la frutta di produzione italiana risulta migliore di quella importata, poiché sono per lo più campioni di frutta provenienti dall'estero a rivelarsi fuori legge.
Un po' meno a rischio la verdura, con un buon 78,1% di campioni senza residui, su un totale di 3.893. Sul 14,1% dei campioni analizzati (549) è stata rilevata la presenza di un pesticida, mentre il 6,1% (237) presenta più pesticidi nello stesso prodotto. Il dato positivo rilevato dal rapporto è la maggiore attenzione dei laboratori regionali che rispetto all'anno scorso hanno effettuato più controlli, mentre non vi è però nessuna novità legislativa che regoli la presenza di multiresidui, un vero buco nella legislazione sulla sicurezza alimentare. E dal rapporto emergono non pochi casi eclatanti di frutta e verdura in cui si rileva la presenza di più pesticidi contemporaneamente e complessivamente nel 15,2% dei campioni analizzati si trovano tracce di più di un principio attivo, in alcuni casi fino a 5 contemporaneamente. I risultati di "Pesticidi nel piatto 2004" non sono privi di contraddizioni in quanto i casi più eclatanti di contaminazioni, per esempio, si trovano proprio nelle Regioni più virtuose nell'eseguire le analisi. Così in Molise, in Puglia e in Calabria, frutta e verdura appaiono "pulite", ma va sottolineata la grave scarsità delle indagini. Al contrario, in Emilia Romagna, in Toscana, nella Provincia autonoma di Trento e in Piemonte, spicca il numero di prodotti ortofrutticoli contaminati anche per la serietà e la sistematicità delle indagini.
Molte perplessità suscitano anche le "soglie di accettabilità" dei residui previste dalla legge italiana, calcolate sulla loro pericolosità rispetto all'organismo umano adulto. Il campione di riferimento è sempre e solo un adulto medio di circa 60 chilogrammi. I risultati, quindi, non tengono conto della pericolosità degli effetti sulla salute dei bambini. Secondo un'altra ricerca condotta dall'Environmental Working Group, un organismo non governativo impegnato in una campagna nazionale per la riforma della normativa sui pesticidi negli Stati Uniti, i bambini corrono rischi molto più elevati di contrarre un cancro. "Sommando il rischio relativo ai residui di solo 8 pesticidi utilizzati su 20 fra frutti e ortaggi, il bambino medio supera il rischio di cancro ritenuto accettabile, vale a dire quello che un individuo su un milione contragga il cancro nell'intero arco della vita. All'età di 6 anni i bambini possono aver superato di più di 10 volte questo livello di rischio".[AT]
Altre fonti: Aiab, La nuova ecologia