Italia: 26 proposte per riprenderci l'Onu

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Propone la nascita dello Human Development Council, unita alla trasformazione di Ecosoc; chiede la riforma del Wto e degli accordi di Bretton Woods; ribadisce l'importanza del multilateralismo, non come scelta ma in quanto necessità; richiama la mobilitazione di tutti i settori e le forme associative della società civile per portare prospettive diverse su scala mondiale e creare un nuovo consenso, di più alto livello; richiede che tutto sia ricondotto ai principi ispiratori della Carta delle Nazioni Unite, e si appella affinchè non vengano disattesi.

Sono alcuni dei 26 punti redatti dai partecipanti al Seminario internazionale "Riprendiamoci l'Onu" nel documento conclusivo della tre giorni di lavoro svoltasi a Padova tra il 18 e il 20 novembre. Il documento, discusso e approvato dall'assemblea, rimane aperto, come ha ribadito in più momenti Flavio Lotti, della Tavola della Pace: "Il nostro vuole essere semplicemente un documento di lavoro, passibile quindi di integrazioni e aggiunte, per arrivare a Porto Alegre con un vasto piano di proposte concrete".

Il Seminario è stato promosso dalla Tavola della Pace, dall'Assemblea dell'Onu dei Popoli, dal Comune e dall'Università di Padova, dal Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani, dalla Campagna per la riforma della Banca mondiale, insieme ad alcune delle più importanti organizzazioni e reti del Consiglio Internazionale del Forum sociale mondiale, ed è nato come seconda tappa del percorso che, iniziato con la conferenza di Ubuntu a Barcellona nello scorso settembre, si concluderà a gennaio con il Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre.

Una tappa operativa quella padovana, pensata per unire l'analisi delle problematiche legate alla riforma dell'Onu e alla democratizzazione del sistema internazionale alla definizione di una strategia e di un piano d'azione comune della società civile. Un successo per gli organizzatori, che hanno contato tra i presenti un centinaio di associazioni, 100 ospiti internazionali, la rappresentanza di 50 enti pubblici, 37 network da tutto il mondo, per un totale di circa 400 persone e 50 iniziative di pace promosse in contemporanea nell'intero territorio della provincia.

"Alla vigilia del 60° anniversario dell'Onu, ricchi dell'esperienza di riflessione critica e propositiva maturata nei movimenti e nelle organizzazioni di una società civile globale solidarista e pacifista, urge alzare il livello della pressione politica sul "cosa" e "come fare" nel breve periodo per sbloccare la situazione di stallo in cui si trova la riforma delle Nazioni Unite". Dalle parole introduttive di Antonio Papisca, direttore del Centro Diritti Umani dell'Università di Padova, al rilancio della campagna "No Excuse 2015" con l'intervento di Salil Shetty, passando attraverso i moniti dello statunitense George Martin (United For Peace and Justice) che ha proposto la bandiera simbolo della riunione internazionale - lo sfondo arcobaleno su cui campeggia la scritta "We the people say No to the Bush agenda" -, fino alle conclusioni del presidente Gutierrez e di don Luigi Ciotti, tutte le voci ufficiali del Seminario si sono mostrate concordi nel rilanciare una strada comune per la riforma dell'istituzione, che parta dal basso e sia trasversale. "Gli attori del mutamento dovrebbero agire a livello intergovernativo, transnazionale e nazionale" ha sottolineato Papisca, cui altre voci hanno aggiunto l'ambito regionale e più strettamente locale.

Linee comuni alle proposte di azione suggerite dai quattro gruppi di lavoro sono risultate il ribadire l'importanza della tutela dei diritti umani, per cui si chiede una maggiore partecipazione e cooperazione tra governatori locali, e della lotta contro la povertà, con la necessità di riportare al centro la persona e l'assunzione di maggiore responsabilità da parte delle organizzazioni economiche mondiali; la richiesta di una migliore comunicazione Nord-Sud del mondo, tra persone e all'interno della società civile stessa, e di campagne capaci di suscitare interesse a livello mondiale. Un'Onu il cui motore centrale sia rappresentato dall'Assemblea generale, e il cui sistema decentrato promuova una più ampia efficacia locale e sviluppi nuovi meccanismi di responsabilizzazione.

di Cinzia Agostini

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