Israele: il muro sotto accusa in attesa dell'Aja

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L'alta corte di giustizia israeliana ha ordinato di modificare 30 chilometri di tracciato del muro di separazione dalla Cisgiordania, a nord ovest di Gerusalemme, affermando che è necessario fare il possibile per ridurre il danno ai palestinesi che abitano nella zona. La sentenza è la risposta a una petizione presentata dal consiglio del villaggio di Beit Surik. Il premier israleliano Ariel Sharon ha ordinato di cambiare il percorso dei 30 chilometri di muro contestati e ha esortato a segnalare le ulteriori eventuali parti non legali del tracciato. "Non abbiamo problemi legali con il muro" ha dichiarato il primo ministro israeliano e ha aggiunto: "i lavori continueranno a pieno ritmo". La Campagna "Stop the Wall" richiama la Corte di giustizia a rispondere all'ingiusta distruzione delle abitazioni di 13.000 palestinesi nella parte nord della West Bank e l'impedimento a più di 73.000 agricoltori di 51 villaggi di accedere alle proprie terre. La decisione dell'alta corte non viene considerata una vittoria in quanto tutto il muro è considerato illegale dai palestinesi.

Alle tre del pomeriggio di venerdì 9 luglio, dopo quasi cinque mesi di audizioni la Corte di giustizia internazionale dell'Aja, si pronuncierà sulla legalità del muro costruito dal governo Sharon sul territorio palestinese, con pesantissimi costi umani ed economici: vite spezzate, oltre 100.000 alberi di ulivo divelti, famiglie separate o impossibilitate a coltivare i propri campi, e circa 300.000 persone con la perdita di posti di lavoro e di possibilità di istruzione e assistenza medica. Secondo la rubrica CartaMondo "non sarà una sentenza a farlo crollare, ma potrebbe sicuramente fare la differenza, come fu nel caso della condanna dell'occupazione sudafricana della Namibia, nel 1971, che segnò l'inizio delle sanzioni e la fine dell'isolamento internazionale del movimento anti-apartheid, in definitiva l'inizio della fine del regime". Per questo la Palestinian grassroots anti-apartheid wall campaign invita tutti a fare del 9 e 10 luglio due giornate di mobilitazione e informazione, in Europa e nel mondo, con la parola d'ordine "giustizia per la Palestina, adesso!".

Lo scorso 26 giugno migliaia di pacifisti ebrei israeliani, musulamni e cristiani palestinesi, e anche internazioanli provenienti da diverse parti del mondo, mentre dimostravano in modo nonviolento sulla strada tra Gerusalemme e Ramallah contro la costruzuione del Muro, sono stati ripetutamente caricati dalla polizia israeliana come testimonia una pacifista israeliana. Gas fumogano CS, bombe sonore, pallotole di gomma, minaccia di uso pallotole normali. 5 israeliani e 3 palestinesi arrestati. Alla manifestazione erano presenti la prima autorità religiosa musulmana e la seconda autorità della Chiesa Greco/Ortodossa, nonche i boy scout. In questi giorni si sta costruendo il Muro che separerà gli abitanti di Gerusalemme da se stessi. Intanto a Hebron si stanno costruendo due muri: il primo è quello che divide la città stessa la cui costruzione è partita ancora mesi fa, mentre l'altro muro sta per essere costruito vicino alla "linea verde". Questo secondo muro comporterebbe secondo il "Hebron's Land Defense Committee" la confisca del 48% del territorio del distretto della città. Solo nell'ultimo mese 7 case palestinesi sono state distrutte e altre 10 demolizioni sono programmate in particolare nella vicinanza della "linea verde". [AT]

Altre fonti: The Alternative Information Center, Operazione Colomba

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