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Ischia, tragedia fatta di incuria, crisi climatica e cementificazione
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Foto: Cittaclima.it
«Sono passati tre governi, tre ministri dell’Ambiente e siamo ancora senza un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), che fu approvato in bozza dal governo Gentiloni nel 2018 e da allora ammuffisce in un cassetto», segnala il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani. Perché la frana che ha scosso e ucciso a Ischia è il terzo evento estremo negli ultimi tre lustri sull'isola campana. Situazioni che la crisi climatica sta intensificando in tutto il Paese. «Ischia però dimostra che non abbiamo imparato abbastanza, a partire dalla vulnerabilità di un territorio fragile dal punto di vista naturale con un terreno fangoso e particolarmente colpito dalla cementificazione, sia quella autorizzata e che abusiva», spiega Ciafani.
Da inizio 2022 in Campania si sono registrati 18 eventi climatici estremi, 6 solo nel mese di novembre. Salgono, inoltre, a 100 i fenomeni estremi monitorati nella regione dal 2010 fino ai primi giorni di novembre 2022, tra questi sono 38 i casi di allagamenti e alluvioni e 4 le frane da piogge intense. «Eventi intesi come quello dell’altro giorno diventano ancora più pericolosi in un ambiente naturale argilloso e dove è chiaro a tutti gli abitanti, quale sia la causa principale del disastro: l’errata pianificazione urbana e la mancanza di cura delle rogge e gronde di scolo, così come dei sottoboschi dell'isola», spiega con semplicità disarmante Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania.
Certo, la cementificazione regolare e irregolare, ha giocato un ruolo decisivo nella tragedia di queste ore. Infatti sono preoccupanti anche i dati sull’abusivismo edilizio, in particolare ad Ischia sono circa 600 le case abusive colpite da ordinanza definitiva di abbattimento sull’isola maggioredello splendido arcipelago partenopeo. Arriva a 27.000, invece, il numero delle pratiche di condono presentate in occasione delle tre leggi nazionali: di queste risultano negli uffici tecnici di Forio 8530 istanze, 3506 a Casamicciola e 1910 a Lacco Ameno. E dopo il Decreto Genova del 2018, contenente un condono per la ricostruzione post terremoto di Ischia, il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di sanatoria sono ad oggi circa 1000. A diffondere i dati aggiornati sugli eventi estremi climatici in Campania e sulla piaga dell’abusivismo a Ischia è la stessa Legambiente che, con il suo Osservatorio CittàClima, all’indomani della tragedia che ha colpito l’isola, lancia un appello al Governo Meloni per chiedere tre impegni e azioni concrete, non più rimandabili, per la lotta alla crisi climatica e la mitigazione del rischio idrogeologico, garantendo la sicurezza dei cittadini: un piano nazionale di adattamento al clima, una legge contro il consumo di suolo, e l’istituzione di una cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico. «In Campania si deve essere chiari: sanatorie e condoni sono parole di condanna per chi vive in una regione dai piedi di argilla – aggiunge Mariateresa Imparato –. Nella nostra regione, ancora una volta, l’emergenza coincide con il malgoverno del territorio, quello che continua a condonare invece che abbattere gli edifici abusivi. In Campania il cemento legale e illegale ha reso il territorio ancora più fragile e con tristezza e rabbia oggi ritorniamo al decreto Genova del 2018 quando si è deciso di ricostruire con procedure più permissive i tre comuni colpiti dal terremoto ischitano del 2017, Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno, dove il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di condono sono ad oggi circa 1000. La strada sbagliata in una regione dove su 6.966 ordinanze di demolizione ne sono state eseguite solo 1.363, mentre solo il 19,6 % degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo è stato abbattuto»...