Iraq: speranza per Giuliana, missione smascherata

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''L'ostaggio italiano sarà presto liberato''. E' questo in sintesi il contenuto dell'ultimo messaggio apparso poco fa nei siti islamici in internet e firmato dall'Organizzazione del Jihad. Il gruppo, che ha rivendicato il sequestro della giornalista italiana Giuliana Sgrena, sostiene nel messaggio di aver deciso di liberare l'ostaggio in seguito ad una serie di indagini dalle quali è emerso che non si tratta di una spia. ''Dopo che la commissione sharaitica dell'organizzazione del Jihad ha effettuato le indagini - si legge nel messaggio - con la prigioniera italiana Giuliana Sgrena, è stato chiarito che la prigioniera italiana non merita l'accusa di spionaggio data ai miscredenti in Iraq. Rispondendo all'appello del Consiglio degli Ulema musulmani noi dell'Organizzazione del Jihad -continua il messaggio- libereremo la prigioniera italiana nei prossimi giorni. La liberazione della prigioniera vuole essere anche la prova che il Jihad in Iraq è all'altezza del nome che porta''. Questo messaggio è apparso poco fa sull'internet ed è stato rilanciato dalle agenzie di stampa internazionali.

Questo richiamo alla 'sharja' è arrivato anche dai quattro grandi ayatollah che guidano la Marjaiya, la massima autorita' religiosa sciita irachena, tra cui Ali Sistani, che hanno chiesto al parlamento provvisorio che l'Islam sia l'unica fonte della legislazione nella futura costituzione del Paese. L'inattesa presa di posizione contrasta con il cauto dialogo con la coalizione multinazionale a guida Usa e con i governi sostenuti da Washington. Lo stesso cartello sciita che ha preso le distanze dal boicottaggio sunnita del voto e che sembra avviato a vincere con largo margine la consultazione, l'Alleanza Unita Irachena, aveva ricevuto l'esplicita benedizione di Sistani. "Tutti gli ulema (i doti membri del clero musulmano, ndr) e l'intera 'Marja', cosi' come la maggioranza del popolo iracheno, vogliono che l'Assemblea Nazionale faccia dell'Islam la fonte della legislazione nella Costutzione permanente, e che respinga qualsiasi legge all'Islam contraria", recita un comunicato firmato dallo sceicco Ibrahimi.

E sulla missione italiana in Iraq è arrivato il messaggio di Beppe Grillo che la definisce una carnevalata in quanto è stata dichiaramente mascherata dalle menzogne. "Basta con l'ipocrisia dell'intervento umanitario. (⅀) Abbiamo dovuto mascherare Antica Babilonia come operazione umanitaria perché altrimenti dal Colle non sarebbe mai arrivato il via libera". A dirlo non è un caporale ubriaco ma un pezzo grosso del parlamento e della maggioranza, Gustavo Selva di Alleanza Nazionale, il presidente della commissione esteri della camera. E per questo Grillo si esprime duramente: "In qualunque paese europeo se un alto esponente della maggioranza confessasse di aver portato il paese in una guerra di aggressione solo perché il governo è riuscito a imbrogliare il presidente e i cittadini, almeno mezzo parlamento e tre quarti dei media ne chiederebbero le dimissioni. Da noi invece è come se avesse fatto un commento del lunedì a una partita di calcio".

A questo Grillo rilancia con una fotografia dell'Iraq: "Quasi metà della popolazione vive in province controllate dalla guerriglia. Una scuola su tre è stata distrutta, acqua ed elettricità sono razionate, per la benzina bisogna fare lunghe code. Il patrimonio archeologico è stato saccheggiato, gli archeologi del British Museum denunciano che il sito di Babilonia è stato devastato dai cingoli e dalle ruspe degli eserciti occupanti; truppe e carri armati stranieri hanno cannoneggiato cimiteri e moschee, alcuni giornalisti non filostatunitensi sono stati uccisi, la tv Al Jazeera chiusa, introdotta la pena di morte." In questa situazione viene confermata da una notizia rilanciata da Al Jazeera che a Falluja, città che è stata assediata e bombardata ferocemente dagli americani, su 2000 agenti 1500 non verrano reintegrati in quanto "simpatizzanti" della resistenza. [AT]

Altre fonti: Osservatorio Iraq

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