Iraq: rapimenti e torture, paese allo sbando

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"Non controlliamo più Baghdad". Gli ufficiali americani a Baghdad hanno avvertito che non sono più in grado di garantire la sicurezza del perimetro intorno alla ''Green Zone'' (Zona verde), dove si trovano tra l'altro la sede del governo iracheno e le ambasciate americana e britannica. Lo scrive oggi il Financial Times, citando dipendenti di società di sicurezza. La Zona verde, dove vivono parecchie migliaia di iracheni, ha subito domenica scorsa il maggiore attacco da quando è stata istituita, scrive il giornale, e all'interno del perimetro a seguito di quest'attacco sono stati trovati circa 60 razzi inesplosi alla fine di un bombardamento durato cinque ore di fila. La ''zona verde'' è una delle aree sotto controllo americane tra le più fortificate in tutto l'Iraq. In un'intervista il fotografo di guerra Mario Boccia parla di una città allo sbando dove regna una sorta di legge della giungla e i palazzi del governo, nella cosiddetta "zona verde", sono gli unici luoghi protetti dalla coalizione. "Per ogni straniero rapito ci sono almeno 200 iracheni sequestrati dai malavitosi locali. Con gli iracheni trattano riscatti anche solo di 3mila dollari. Con gli stranieri rivendono i rapiti a qualche gruppo politico. Un medico iracheno mi ha raccontato che, da tre mesi, non fa uscire i figli di casa".

Ieri a Baghdad le forze di occupazione statunitensi hanno rilasciato 750 fra i detenuti del carcere di Abu Ghraib. Il carcere attualmente detiene ancora circa 2000 persone. Sul caso delle torture perpetrare nel carcere degli orrori emergono nuovi elementi che proverebbero che lo scandalo ad Abu Ghraib era lontano dall'essere una serie isolata di incidenti perpetrati da pochi elementi turbolenti, le cosidette "mele marce". L'avvocato Shereef Akeel, residente in Michigan, ha intervistato circa 50 ex-detenuti riguardo al periodo trascorso sotto la custodia degli Stati Uniti e sul trattamento loro riservato. Emerge con evidenza che la tortura presso le strutture americane continua ancora molti mesi dopo Abu Ghraib e altri casi di torture sono stati portati alla luce dal momento che avrebbero potuto comportare maggiori problemi per il governo e la tutela militare americana. Akeel e i suoi colleghi stanno lavorando insieme al "Centro per i diritti costituzionali" per citare in giudizio le compagnie americane CACI International, Inc. e Titan Corp di cui alcuni dipendenti sono coinvolti nelle indagini per tortura. Le due compagnie hanno rispettivamente ricevuto l'appalto per fornire inquirenti e traduttori come supporto agli sforzi militari americani per ottenere informazioni sui detenuti di massima sicurezza - quelli che si pensava fossero coinvolti nella resistenza all'occupazione americana dell'Iraq.

Intanto al nono giorno dal rapimento delle due operatrici italiane di "Un ponte per" continuano le manifestazioni di solidarietà e di contrarietà all'attuale situazione di guerra. "Continuiamo a vivere con angoscia e orrore nel silenzio. Nel desiderio che questo si faccia speranza" scrive l'organizzazione romana e che "se avesse qualcosa da dare per la liberazione di tutti gli ostaggi" la darebbe. Oggi a Roma arriva la Carovana della Pace promossa dai Missionari Comboniani e dai GIM che nei giorni scorsi ha proposto una giornata di "digiuno attivo" per la liberazione delle due volontarie e dei loro collaboratori. L'intera manifestazione, intrisa di gesti e momenti dal forte valore simbolico, si incontrerà sotto la "Tenda della pace" per animate da gruppi di danza, medici clown, musica etnica e giochi interattivi. In serata si terrà l'incontro tra Padre Alex Zanotelli e il sindaco di Roma Walter Veltroni.

E sempre all'interno della Carovana della Pace gli artisti e musicisti partenopei guidati dalla cantautrice di Caserta, Agnese Ginocchio, proporranno l'idea di una canzone per le due ragazze di "Un ponte per Baghdad". Tra le diverse iniziative che fioriscono in tutta Italia, questa della canzone pacifista dedicata alle due Simone e agli ostaggi in Iraq ha certo il segno dell'originalità. Il brano si chiama "Liberate la pace", ed è stata scritta pensando ai volontari di "Un ponte per...", a tutti gli ostaggi in Iraq e nel mondo, alla memoria di Enzo Baldoni.[AT]

Altre fonti: Mega Chip, Nuovi Mondi Media, Uruknet.info, Giovani e Missione

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