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Iraq: passaggio di poteri, spariti 20 miliardi di dollari
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In anticipo di due giorni, è avvenuto oggi il passaggio di poteri in Iraq tra il capo dell'Amministrazione provvisoria americana Paul Bremer e il nuovo primo ministro iracheno Allawi. "Un gesto che segna formalmente la conclusione dell'occupazione statunitense durata 456 giorni" - nota la Misna. Dando il "benvenuto allo Stato dell'Iraq nella famiglia delle nazioni sovrane e indipendenti", il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha fatto appello a tutti gli iracheni "perché si ritrovino in uno spirito di unità nazionale e di riconciliazione attraverso un processo di dialogo aperto e di costruzione del consenso". Le forze statunitensi rimangono comunque in Iraq e vi "resteranno fino a quando sarà necessario" - ha ribadito il presidente americano George W. Bush al termine del meeting Nato in Turchia.
Da Istambul, la Nato si è detta pronta ad offrire assistenza alle nuove autorità irachene nell'addestramento dell'esercito e della polizia e a considerare ''ulteriori proposte per sostenere le nascenti istituzioni di sicurezza'' in risposta all'appello dell'esecutivo di Baghdad e in accordo con la risoluzione 1546, approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza dell'Onu l'8 giugno scorso - riporta sempre la Misna. In base alla stessa risoluzione, il governo iracheno provvisorio nato oggi è "pienamente sovrano", ma di fatto manterrà molte limitazioni: non potrà prendere decisioni a lungo termine e non avrà alcun controllo sulle truppe straniere. Su questo argomento era intervenuto nel fine settimane il segretario della Lega Araba Amr Mussa, secondo il quale è necessario fissare "un calendario sul ritiro delle forze straniere", anche perché sostenere la necessità di una permanenza dei soldati della coalizione per ragioni di sicurezza non ha più senso. Mussa ritiene infatti che il livello di sicurezza in Iraq sia già "pari a zero" e che la situazione non cambierà "fino a quando gli iracheni non avranno il sentimento di una sovranità effettiva". Sul futuro politico del Paese, Mussa ha sottolineato l'importanza di convocare una conferenza nazionale che coinvolga tutte le forze politiche, come previsto dalla 1546: "Un passo importante per la creazione di un nuovo regime fondato sul consenso e non imposto''.
Intanto la ong inglese Christian Aid ha presentato un rapporto nel quale documenta la malagestione del denaro ricavato dalla vendita del petrolio iracheno da parte di Paul Bremer: 20 miliardi di dollari sono "spariti" dalla rendicontazione. La Risoluzione Onu 1483 impegna l'Autorità provvisoria americana guidata da Bremer a versare nel Fondo per lo Sviluppo dell'Iraq i proventi del petrolio, ma così non è stato. "Per l'intero anno in cui l'Amministazione provvisoria ha detenuto il potere in Iraq, non è stato possibile conoscere con certezza cosa ha fatto del denaro iracheno" - nota Helen Collison di Christian Aid. "Tuttora non si conosce la cifra esatta dei proventi della vendita di petrolio e soprattutto quali compagnie hanno vinto i contratti per i quali è stato speso quel denaro e se tali spese siano nell'intersse del popolo iracheno" - sottolinea il comunicato di Christian Aid.
L'associazione umanitaria lo scorso autunno aveva già fatto presente una prima discrepanza nella rendicontazione da parte dell'Autorità Provvisoria (CPA): sui 5 miliardi di dollari di proventi dal petrolio, la CPA aveva fornito rendicontazione solo per 1 miliardo. [GB]