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Iraq: no alle truppe, parola di ministro e di Cindy S.
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Alla vigilia del voto sulla nuova costituzione, le forze politiche sembrano più divise che mai. Rispettando formalmente la nuova scadenza del 22 agosto è stata presentata alla Assemblea Nazionale di Transizione (TNA) la bozza della nuova costituzione irachena. Il documento non è stato tuttavia messo in votazione, ed è stato annunciato che ci sarebbe stato un ulteriore rinvio di tre giorni per tentare di risolvere le divergenze che ancora rimangono. Perché ancora un rinvio? La bozza è frutto del solo accordo raggiunto fra sciiti e kurdi. I rappresentanti sunniti non solo non ne condividono il contenuto su questioni cruciali, ma hanno ripetutamente denunciato di essere stati esclusi dalle trattative e dagli incontri che si sono svolti negli ultimi giorni. Ciò non ha impedito a sciiti e kurdi di presentarla comunque al parlamento, forti della loro maggioranza. "Le probabilità di riuscire ad arrivare a un accordo che includa anche i sunniti non sembrano molte" - commenta Ornella Sangiovanni nella scheda preparata dall'Osservatorio Iraq.
Mentre Donald Rumsfeld, il segretario alla difesa Usa, ha affermato che circa mille uomini saranno inviati entro il 15 ottobre - data scelta per il referendum di ratifica della Costituzione - il ministro dei trasporti iracheno critica apertamente l'occupazione del paese da parte degli Stati Uniti, incolpandoli dell'aumento della violenza e della corruzione sfrenata. Salam Al-Maliki, ha detto che la presenza delle truppe guidate dagli Stati Uniti è nociva al benessere del paese quanto lo è la devastazione provocata dagli attentati terroristici. Al Maliki, mussulmano sciita, è il primo ministro del governo iracheno che condanna pubblicamente le truppe degli Stati Uniti, dicendo che portano sulle loro spalle la responsabilità del caos nel paese. Al Maliki ha detto che l'occupazione ha trasformato "l'Iraq in una postazione per tutte le organizzazioni terroristiche internazionali ed in un'arena per lo "score-settling". "Per quanto riguarda la corruzione amministrativa⅀l'Iraq oggi è all'apice nella graduatoria dei paesi più corrotti al mondo", ha detto.
Un sentimento di opposizione che sta crescendo anche negli Stati Uniti grazie alla protesta che sta facendo Cindy Sheehan - madre di Casey, morto nell'aprile dell'anno scorso a Baghdad - davanti al ranch di Bush a Crawford nel Texas. " Perché siamo andati in guerra? Perché abbiamo avuto così tanti morti? Quando torneranno a casa?". La richiesta di "impeachment" si rifà alla sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq e sui veri motivi della guerra. Alla richiesta di incontrarla, il presidente Bush ha mandato due suoi rappresntanti, decisione non gradita dalla Sheehan.
La "madre coraggiosa", che già da parecchi mesi era impegnata con la Gold Star Families for Peace, l'associazione di famiglie di caduti nel conflitto iracheno da lei fondata, è riuscita finalmente a far arrivare la sua voce nel circuito dei grandi media. Il motivo, secondo il New York Post, starebbe nel fatto che la sua protesta incarna "il crescente sentimento popolare che l'amministrazione Bush non è al passo con la realtà e con i costi del conflitto americano".
"Non c'e' risposta alla domanda di Cindy. Non c'e' alcuna nobile causa per cui suo figlio sia morto. E Bush lo sa. " è il commento di Marjorie Cohn della Lega nazionale statunitense degli avvocati. " Gli scopi di questa guerra non sono difficili da scoprire. Erano gia' stati tracciati nel 1992, nella "Defense Policy Guidance" di Paul Wolfowitz, e poi di nuovo nel manifesto dei neoconservatori "The Project for a New American Century's Rebuilding America's Defenses", nel settembre 2000. Molto prima dell'11 settembre, i neocons proclamarono che gli Usa avrebbero dovuto esercitare il proprio ruolo di unica superpotenza mondiale, assicurandosi l'accesso alle cospicue riserve petrolifere del Medio Oriente. Per raggiungere questo scopo, gli Usa avrebbero dovuto invadere l'Iraq e stabilire in esso basi militari permanenti". Gli Usa stanno costruendo proprio a Baghdad la piu' grande stazione della Cia al mondo, e la ditta Halliburton sta alacremente mettendo in piedi 14 basi militari permanenti in Iraq.
Un movimento pacifista americano che si sta preparando a una tre giorni di grandi mobilitazioni a partire da sabato 24 settembre con una grande corteo a Washington per chiedere il ritiro delle truppe, facendo leva sulla morte di 1.600 militari statunitensi. "Nonostante la maggioranza degli americani non ha voluto questa guerra, i parlamentari continuano a dare l'ok alle proposte dell'amministrazione Bush. Quando i nostri programmi sociali stanno per essere decimati, una super maggioranza del congresso ha approvato recentemente la richiesta di 82 miliardi di dollari per la guerra in Iraq. La domenica si terrà un festival e una preghiera interreligiosa a cui seguirà il lunedì un'azione diretta nonviolenta di disobbedienza civile, in cui le delegazioni religiose pregheranno arrivando fin d'avanti la Casa Bianca per esprimere la loro opposizione alla guerra. La giornata sarà preceduta da dei training formativi organizzandosi in gruppi di affinità. [AT]
Altre fonti: United for Peace and Justice, Osservatorio Iraq
Approfondimento: Dossier Iraq