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Iraq: ancora no da pompieri e pacifisti
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L'allarme terrorismo di queste settimane ha convinto il Governo a mobilitare i pompieri per la seconda metà di agosto attivando le squadre di emergenza a Roma, Milano, Venezia, Torino, Firenze, Napoli e Palermo. Venti uomini al giorno a Roma e Milano e quindici nelle altre città sono quindi richiamati in servizio attrezzati per affrontare il rischio nucleare, chimico, batteriologico. La notizia ha fatto insorgere la rappresentanza di base dei Vigili del Fuoco che ha affidato alla penna del coordinatore nazionale Antonio Jiritano il compito di replicare a questa iniziativa. "Questo è il risultato della politica degli struzzi di questo governo, che continua a non voler analizzare la moralità di un'operazione guerrafondaia che ha portato il paese ad emergenza continua". Con l'approvazione i primi di luglio della riforma del Corpo dei vigili del fuoco, i pompieri sono equiparati a una nuova forza di polizia.
Un'appello promosso lo scorso luglio da vari esponenti del mondo nonviolento, tra cui padre Alex Zanotelli, si oppose all'assegnazione ai pompieri del nuovo compito di difesa civile, comprendendo in sé la garanzia e la sicurezza delle istituzioni, la capacità di sopravvivenza economica, produttiva e logistica del "sistema Paese" in occasione di crisi interne o internazionali.
Rispetto alle minacce pervenute all'Italia da parte della rete terroristica di Al Qaeda, profonda impressione è stata provata anche don Giacomo Ribaudo, parroco antimafia di Palermo, direttore del settimanale di ispirazione cristiana "CNTN", ha scritto una lettera al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in cui sollecita il ritiro delle truppe italiane. "Ritengo sia inutile - sottolinea il sacerdote - ricordarle che con la Spagna si è verificata la stessa procedura e che innumerevoli lacrime sono state versate da parte di migliaia di innocenti, tra vittime e famiglie, a causa della cecità di chi riteneva di essere invincibile e di portare prestigio alla propria nazione". Nella sua lettera Don Ribaudo condanna la strategia e le scelte del governo italiano: "La gente - dice - è stanca di questa guerra che non le appartiene e per cui i nostri soldati sono impegnati senza nessun legame con la base del Paese reale". Il sacerdote rivela infine che il suo giornale darà inizio a una raccolta di firme di adesione alla lettera.
Dallo scorso 11 giugno è partito a Bologna lo sciopero della fame ad oltranza di Cantoni Alberto, meglio conosciuto come "Falco nel Vento" che nel 2003 ha corso per 3 mesi con le bandiere della pace da Bolzano a Palermo. Questa forma di protesta vuole richiamare l'attenzione del Governo italiano per chiedere l'immediato ritiro dei soldati italiani in Iraq. "Più ancora della fame e della scomodità di rimanere sempre fermo in piazza - notte e giorno - quello che mi sta mettendo alla prova è l'indifferenza e l'ignoranza di tanti...- scrive Alberto nel suo blog in internet - ma per fortuna basta incontrare una persona vera, ogni tanto, per ripagarmi di tutti gli sforzi!". Anche Padre Angelo Cavagna del Gavci di Bologna ha aderito all'iniziativa con un digiuno settimanale tutti i venerdì, fino alla sua conclusione. Padre Cavagna invita tutti gli amici di tante altre battaglie nonviolente a partecipare a questa forma di protesta. Su ArcoIris Tv è possibile ascoltare e vedere l'intervista a "Falco nel Vento".[AT]
Altre fonti: Sindacati di base 115, Blog di Falco nel vento