Iraq: affari in ricostruzione tra Ong e privati

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L'amministrazione americana sta spendendo per la ricostruzione dell'Iraq molto meno di quanto promesso. Bush chiese l'anno scorso al Congresso di stanziare con urgenza 18,4 miliardi di dollari, ma al momento ne sono stati spesi solo 1,2 miliardi. Viste le critiche che sono cominciate a circolare tra i deputati e sulla stampa Bush nei giorni scorsi ha assicurato che entro pochi mesi saranno utilizzati altri 9 miliardi di dollari "per appalti che aiuteranno gli iracheni a ricostruire scuole, ristrutturare ospedali, riparare ponti, migliorare la rete elettrica e modernizzare il sistema di comunicazioni". E proprio sulla riabilitazione di 13 scuole è concentrato il progetto di "Un Ponte per" e del Consorzio italiano di solidarietà, che hanno dovuto sospendere e non sanno quando potranno mandare dall'Italia il loro architetto. Se non riusciranno a rispettare i tempi corrono il rischio che Echo, l'agenzia umanitaria della Ue, passi il capitolo al governo iracheno che a sua volta lo metterà in gara d'appalto dove i contractor privati faranno la parte del leone. Infatti da un po' di tempo le aziende private oltre che ricostruire ponti, strade, reti elettriche hanno adocchiato scuola e sanità.

Senza dubbio la presenza degli umanitari durante la ricostruzione è sicuramente concorrente anche perché sono disposti a offrire, per una cifra più bassa rispetto alle offerte dei contractor privati, servizi molto più dinamici e in grado di ricostruire, oltre ai manufatti anche la complessa rete di partecipazione della società civile. I privati sono entrai a pieno titolo nella ricostruzione grazie alla risoluzione dell'Onu 1546 del giugno scorso. Bruno Neri, responsabile di Terres des Hommes in Iraq, racconta che ci si è resi conto che le ditte locali a cui chiedevamo preventivi per lavori di ricostruzione delle scuole ci presentavano cifre esagerate. "Quando spiegavamo loro che eravamo non profit allora abbassavano drasticamente. Ci avevano confuso per i tanti contractor privati o per le Ong di comodo attraverso le quali si cerca di fare affari in Iraq".

La gestione attuale dei negoziati sulla ricostruzione passa per la Trade Bank of Iraq che il 5 dicembre 2003 a Roma ha siglato un accordo tra le agenzie di credito all'esportazione di 16 paesi (per l'Italia Sace e San Paolo-Imi). Secondo Sergio Marelli, presidente dell'Associazione delle Ong italiane "l'efficacia dei nostri interventi sta nella miglior professionalità rispetto alle aziende private e sta innanzitutto nei costi. Ma più che la concorrenza io credo che i privati e i governi temano la nostra azione di documentazione e di denuncia. Un ruolo scomodo".

Nell'editoriale del numero di ottobre, la rivista Nigrizia pone l'accento sul rischio di militarizzazione del lavoro delle Ong. "I militari stanno sempre più interferendo con le attività umanitarie e in questo modo minano i principi di neutralità, indipendenza e imparzialità, che dovrebbero essere le caratteristiche legittime di ogni intervento umanitario. Perfino la decisione di difendere con personale militare un progetto umanitario stona agli occhi di chi riceve l'aiuto, come dimostra anche il caso della Croce Rossa italiana in Iraq". Secondo la redazione della rivista "come Ong si è credibili quando si condivide un'esperienza di sofferenza stando in mezzo alla gente con mezzi semplici e, soprattutto, senza la cornice della forza militare". E' necessario per questo metter mano alla cooperazione allo sviluppo, oggi al lumicino, ridefinendone il ruolo strategico anche in chiave europea, sottraendola al controllo del ministero degli esteri e dotandola di autonomia anche gestionale. Ma per farlo è necessario che il parlamento cambi la legge 49". E contestando le scelte politiche di guerra in Iraq, i prossimi 16 e 17 ottobre si terrà una mobilitazione sul tema della cooperazione con l'Operazione Nocciolina promossa da Mani Tese che scenderà in 300 piazze italiane per denunciare che il Governo italiano rimane penultimo tra i paesi donatori nonostante faccia parte dei paesi più industrializzati al mondo. [AT]

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