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Iraq: Sharia una minaccia per le donne
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Le donne irachene segnate dalla violenza, dalla disoccupazione e dalla crisi conseguente all'occupazione militare del loro Paese, devono oggi affrontare una nuova sfida: il Consiglio di Governo Iracheno (IGC) ha votato il 29 dicembre scorso la Risoluzione 137 che propone l'introduzione della Sharia in ambiti strettamente personali, cancellando la validità di qualsiasi altro codice che sia incompatibile con i dettami della Sharia stessa.
Centinaia di donne irachene provenienti da diverse organizazioni hanno manifestato nella seconda settimana di gennaio per le strade di Baghdad in segno di protesta contro questo progetto di legge che annulla i progressi fatti dalle donne irachene negli ultimi 50 anni mettendole alla mercè dei leader religiosi.
A promuovere la protesta anche Yanar Mohamed, fondatrice dell'Organizzazione per la Libertà delle donne in Iraq che recentemente è stata vittima di minacce di morte da parte di gruppi islamisti. Madre, organizzazione internazionale per i diritti delle donne, ha voluto rendere pubbliche queste gravi minacce e ha indirizzato a Paul Bremer una petizione per chiedere, secondo il diritto internazionale e la legge degli Stati Uniti di garantire la sicurezza dei civili iracheni, compresa Yanar Mohammed.
La protesta viene oggi supportata anche da numerse organizzazioni internazionali che invitano a firmare l'appello in difesa dei diritti delle donne irachene e per l'abolizione della Risoluzione 137.
A cinque mesi dal trasferimento dei poteri dal Consiglio Governativo Iracheno (IGC) - che gestisce lo Stato sotto la tutela dell'Autorità Provvisoria di Coalizione guidata da Paul Bremer - ad un governo di transizione che guidi l'Iraq verso nuove libere elezioni, restano ancora incerti il futuro politico del Paese e piu' in generale le sue speranze democratiche. La possibiltà che la comunità Sciita, rappresentando circa il 60% della popolazione irachena, imponga il proprio peso facendo emergere uno Stato islamico potrebbe realmente frustrare i tentativi di affermare la democrazia in Iraq. Equilibri.net analizza queste possibilità dedicando un dossier particolare al futuro assetto politico del Paese. [RB]
Altre Fonti: Occupation Watch, The Organisation of Women's Freedom in Iraq