Iran: diritti negati alle donne

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Dall'inizio di agosto è partita nel paese un'ondata di arresti di adolescenti, in maggioranza ragazze. Si tratta di una campagna lanciata dalle forze di sicurezza iraniane, con il supporto di altri servizi di sicurezza privati, il cui pretesto è eliminare "simboli di corruzione pubblica" e "modi impropri di velarsi delle donne". Ragazze non "adeguatamente" velate, o in compagnia di coetanei, o entrambi mentre ascoltavano musica a "volume troppo alto", subiscono l'arresto e il deferimento a centri di detenzione dove li attende una bastonatura o una fustigazione. La testimonianza di un adolescente: "Quando ho protestato contro il mio arresto mi hanno frustato sulla schiena e sulle piante dei piedi, in modo tale che non ho potuto stare in piedi per giorni e giorni."

A Teheran, le forze di sicurezza compiono anche raid nei negozi di abbigliamento, nella zona di Vanak Square: durante l'operazione, sequestrano abiti dalle vetrine. I proprietari dei negozi che hanno protestato hanno ottenuto l'immediata chiusura dell'esercizio. I restanti, hanno visto i poliziotti stazionare davanti agli ingressi dei negozi per impedire a ragazze e ragazzi di entrarvi.

7 agosto 2004: circa 200 donne vengono tratte in arresto a Teheran perché la loro testa era "coperta in modo insufficiente". I raid delle forze di sicurezza iraniane colpiscono in particolar modo anche le provincie del nord, Semnan e Gilan. Nella prima vengono arrestate con la medesima imputazione 132 donne, di cui 69 dovranno affrontare un processo; altre 1.250 donne della provincia hanno ricevuto ammonizioni verbali a rispettare il codice d'abbigliamento (sedicente) islamico. Nel Gilan, 51 fra donne e ragazze sono state arrestate con l'imputazione di aver offerto "un aperto spettacolo di corruzione" (si tratta sempre dell'abbigliamento). Nel frattempo, a Teheran, la polizia di concerto con la milizia islamica irrompe in case private dove si davano feste, sospettando la presenza di alcolici o che maschi e femmine danzassero insieme.

15 agosto 2004: Ateqeh Sahaleh viene impiccata sulla Simetry Street di Neka, nel centro della città. La sentenza è stata emessa dal capo del dipartimento di giustizia di Neka, successivamente approvata dalla suprema corte dei mullah e dal giudice capo Mahmoud Shahroudi. Durante il processo, la ragazza non aveva un avvocato, e gli sforzi della sua famiglia per ingaggiarne uno sono stati inutili. Ateqeh si è difesa da sola. Ha detto al giudice religioso, Haji Rezai, che avrebbe dovuto punire i principali diffusori della corruzione morale, e non le vittime. Questo giudice ha personalmente insistito perché fosse pronunciata la sentenza di morte per Ateqeh, contro ogni normale procedura, ed ha comunque ottenuto l'approvazione della Corte Suprema. Dopo la morte della ragazza, Rezai ha dichiarato che l'impiccagione non è stata la punizione per i reati commessi da Ateqeh (quali che fossero), ma che lui ne ha voluto la morte perché "aveva la lingua troppo lunga" (uso il modo di dire italiano: "lingua affilata" sarebbe la traduzione letterale).

18 agosto 2004: il Parlamento iraniano rigetta l'eguaglianza di genere. Il Consiglio delle guardie della rivoluzione aveva ottenuto, l'anno scorso, che fosse bloccato un decreto a sostegno dei diritti delle donne. Il Consiglio ha ormai, nel Parlamento, la funzione di porre il veto su qualsiasi provvedimento non ritenga "consono" alla legge islamica. La maggioranza conservatrice dei deputati iraniani si è formata in elezioni piuttosto controverse lo scorso febbraio, elezioni in cui numerosi candidati "progressisti" sono stati interdetti a presentarsi da queste stesse guardie rivoluzionarie, e si è insediata in maggio.

Da quel momento, numerose misure prese dal governo del Presidente Mohammad Khatami, che ha ancora un anno di mandato, sono state cancellate o rovesciate. Il dibattito sull'eguaglianza di genere raggiunse il suo culmine, durante il settenato di Khatami, quando il Parlamento in cui aveva la maggioranza ratificò l'adesione dell'Iran alla Convenzione sull'eliminazione delle discriminazioni verso le donne (CEDAW). Il Consiglio delle guardie invalidò l'adesione, nonostante essa avesse il sostegno di molti eminenti religiosi. Il 18 agosto, nell'ambito del voto di un piano economico inteso ad ottenere investimenti esteri, già avviato da Khatami, il Parlamento ha cancellato l'eguaglianza di genere dal piano stesso.

di Maria G. Di Rienzo

Fonti: Iran Focus, Hindustan Times

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