Io anche no, grazie

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Foto: Canva.com

C’è una scena memorabile nella serie “House of Cards” dove una donna chiede ad un’altra donna, la protagonista femminile, se si sia pentita di non aver avuto figli. Lei risponde con un lungo silenzio di disapprovazione e poi domanda, di rimando: “E tu, ti sei mai pentita di averne avuti?”. 

Si chiede – spesso alle donne, ogni tanto alle coppie, e molto raramente agli uomini – se vogliono avere figli, dando per scontato la risposta positiva. Il fatto che si risponda in maniera negativa, viene visto come una bizzarria. Spesso ci si sente dire “vedrai che cambierai idea, c’è ancora tempo”: come se una donna non ci avesse già pensato a sufficienza prima di trovare il coraggio di esplicitare questa risposta. Eppure donne che non vogliono avere figli per scelta ce ne sono, eccome: chiamate childfree – di cui si inizia a parlare anche in Italia, e di cui esiste un gruppo Facebook (poco attivo, per la verità). Abbiamo parlato con tre di loro: F., L., e P. Ecco le loro storie. 

F. ci ha scritto: “Quando ero piccola pensavo che avere figli fosse obbligatorio, ed il fatto di dover partorire, di avere qualcosa che ti cresce dentro, di soffrire e urlare nel momento del parto come vedevo nei film era una cosa che mi terrorizzava e disgustava. Un giorno feci proprio questa domanda a mia madre: “Ma bisogna fare figli per forza?” E lei mi rispose di no ovviamente, che era una scelta. So che avevo sette anni. Da quel momento mi sentii così sollevata del fatto che non fosse un qualcosa che capitava a tutte che pensai tutta felice: Allora io non ne avrò mai! E da quel giorno non ho mai cambiato idea!”

E prosegue: “A queste ragioni fisiche e quasi istintive crescendo ho capito che non sono per niente interessata al fatto di crescere un bambino e di avere qualcuno che dipende totalmente da me. Essere madre semplicemente non mi ha mai interessata. Non mi interessano i bambini, non mi piacciono particolarmente, non sopporto il loro pianto. Sono rimasta incinta una volta e per un piccolo lasso di tempo ho avuto il dubbio sul tenerlo o meno... una sensazione stranissima perché io sapevo quello che volevo, razionalmente; ma allo stesso tempo ero in un certo senso condizionata da un qualcosa che sentivo aver dentro, perché sembrerà strano ma io sentivo che c'era qualcosa... mi sono accorta di essere incinta il giorno dopo perché avevo questa sensazione. Il fatto che il dubbio mi venisse instillato da un qualcosa di biologico - perché alla fine penso che a condizionarmi fosse il semplice istinto di conservazione della specie che tutti gli animali hanno - ecco anche questo fatto di essere condizionati dalla biologia è un qualcosa che mi dà fastidio. Ho comunque abortito e sorvolo sul calvario che ho dovuto passare, purtroppo ero giovane, ingenua, per niente preparata e non sapevo far valere i miei diritti come avrei dovuto.”

P. invece racconta una storia diversa: “Io non ho neanche saputo di aver preso la decisione, per me è sempre stato così. Ho 55 anni ed ho avuto la menopausa relativamente precoce, che è stata una liberazione perché finalmente nessuno mi poteva più dire niente. Sai, ti chiedono “ma te hai figli?” e dici no, e ti guardano con aria pietosa e ti dicono “c’è ancora tempo” e tu li vorresti schiaffeggiare e dire: “innanzi tutto magari c’ho provato tutta la vita e voi adesso mi fate piangere; magari mi sono morti; magari non c’è tempo perché sono in menopausa - fatevi i fatti vostri, no?” Io dal punto di vista filosofico non me la sento, di prendermi questa responsabilità. E credo che la decisione di fare figli sia estremamente egoista perché il figlio non te l’ha chiesto, sei tu che hai un bisogno - naturale per alcuni meno naturali per altri, ma il figlio non te l’ha chiesto. Secondo me c’è poi anche una questione biologica: c’è bisogno di gente come noi, che non fa figli, perché siamo troppi. Poi c’è il tema della religione cattolica, e quanto mi ci è voluta a superare i sensi di colpa per il sesso - ma una volta superati me la sono goduta molto. Però per me rimanere incinta ecco, non potevo immaginare niente di peggio, avevo il rifiuto totale, sarebbe stata una tragedia. Adesso a chi mi chiede: hai rimpianti? Rispondo no, zero, e anzi – sollievo per averla scampata.”

In parte diversa la testimonianza di L.: “Io nel mio immaginario di vita avevo l’idea di una famiglia abbondante perché la mia famiglia era così, per me era normale. Poi però io sono una persona molto aperta e attratta a quello che la vita e il mondo mi può dare e quindi mi sono persa in giro per il mondo, ho potuto fare molte esperienze lavorative; la maternità non mi ha bussato alla porta e intanto passavano gli anni. Nel tempo ho trovato quello che poi è diventato mio marito, che ho amato perché era proprio la mia persona, ma ci siamo conosciuti che eravamo già abbastanza grandi. Un anno e mezzo dopo si è ammalato: ci hanno chiesto se volevamo congelare il seme; abbiamo detto di no – bastava salvarlo, il resto non ci interessava. Si è salvato, poi purtroppo si è riammalato e l’ho perso: è stata l’unica persona che forse se l’avessi conosciuta prima mi sarebbe venuta voglia di fare un figlio. Però non mi manca il fatto di essere mamma. C’è da dire che io ho vissuto, ad esempio, una libertà di testa e sessuale quasi da maschio. Ho vissuto il vero sesso per il piacere di fare sesso, come si divertono gli uomini, come dovrebbe essere il sesso libero. Se ti dovessi dire che adesso ho 56 anni e mi manca un figlio ti direi no. Non ho rimpianti, ho fatto quello che volevo”.

Novella Benedetti

Giornalista pubblicista; appassionata di lingue e linguistica; attualmente dottoranda in traduzione, genere, e studi culturali presso UVic-UCC. Lavora come consulente linguistica collaborando con varie realtà del pubblico e del privato (corsi classici, percorsi di coaching linguistico, valutazioni di livello) e nel tempo libero ha creato Yoga Hub Trento – una piattaforma che riunisce varie professionalità legate al benessere personale. È insegnante certificata di yoga.

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