India: vittime e baraccati in fuga senza casa

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Sarebbero ormai oltre 120 mila i corpi al momento ritrovati delle vittime del terremoto e del successivo maremoto che hanno colpito India, Indonesia, Thailandia, Myanmar, Sri Lanka e alcuni altri Paesi asiatici, oltre alla Somalia e al Kenya. Lo rendono noto i governi dei Paesi investiti dalla sciagura, fornendo anche cifre piuttosto pesanti sul numero dei dispersi, che con il passare delle ore è sempre meno probabile ritrovare in vita. Al momento, l'Indonesia è il Paese più colpito, come già da ieri risultava evidente: sono 47.668 le vittime ritrovate, a conferma che le stime di un cittadino morto ogni quattro nella provincia di Aceh erano purtroppo verosimili. Nello Sri Lanka i morti accertati sarebbero invece quasi 23.000, ma più di 4.000 persone risultano disperse. Sale il bilancio anche in India, dove le vittime dello tsunami sarebbero al momento circa 8.000, ma altre 5.000 sono presunte, portando il bilancio a 13.230 morti.

"Ogni centimetro della costa è stato colpito, ma alle abitazioni a un chilometro di distanza non è successo niente". Queste parole sono di Luciano Dallapè, volontario trentino da due anni in un progetto di orfanotrofio dell'organizzazione S.O.S. che racconta come nella zona vicina a Madrash in India - a cinquanta chilometri dalla costa dello Sri Lanka - le modificazioni apportate alla costa hanno aumentato i danni del maremoto Tsu Nami. "Nella nostra zona si sono mantenute le coltivazioni tradizionali di casuarina, un albero per la produzione di pali da costruzione alto fino a cinque metri che viene piantato molto fitto e permette nel caso di mareggiate di frenare il flusso e il riflusso dell'acqua che trascina tutto". Gli investimenti fatti dalle grandi imprese tendono a non rispettare i vincoli di sicurezza. "Ad esempio tra Velanga e Nagaphati ci sono invece circa undici chilometri di gamberetti che non trattengono in nessun modo l'effetto devastante dell'acqua. In questi dieci chilometri ci sono stati più di dieci mila morti, la percentuale più alta di tutta l'India".

Intere baraccopoli sorte in riva al mare sono state invase dalle acque a Calicut, nello Stato indiano meridionale del Kerala, costringendo migliaia di abitanti alla fuga. Lo racconta alla MISNA suor Marina Kollarath specificando che in quest'area la situazione "non è stata traumatica" come in altre parti dell'India. "Qui non ci sono stati morti - dice la religiosa, di origine indiana - e solo alcuni pescatori risultano dispersi, ma quelli che un tempo erano gli 'slums' sono ormai un luogo devastato, con capanne e piccoli esercizi commerciali distrutti". Le 'bidonville' erano abitate da gente estremamente povera: pescatori, donne costrette ai lavori più umili, immigrati dagli Stati vicini e anche persone impegnate in attività criminali, come spesso succede nelle baraccopoli. "Adesso tutti hanno perso tutto - prosegue l'intervistata - e lo scenario è di completa devastazione, con baracche crollate e barche distrutte che giacciono sulla spiaggia".

Di fronte al disastro apocalittico che ha sconvolto gran parte dell'Asia, l'Alleanza Internazionale degli Abitanti dimostrerà la solidarietà alle popolazioni colpite in occasione della tradizionale fiaccolata del 31 dicembre a Rovereto dove oltre che della situazione in Asia si parlerà di diritto alla casa per le baraccopoli di Nairobi. Una serata all'insegna della sobrietà e dello stare assieme per riflettere sulla condizione di estremo disagio e precarietà in cui sono costretti a vivere milioni di persone che in ogni continente abitano le baraccopoli che di volta in volta prendono il nome di slum, bidonville, favela, barrios. Molto spesso la loro condizione di ultimi li costringe indifesi a subire le operazioni di demolizione e di sfollamento organizzate dai governi delle megalopoli dove vivono. Di questo parlerà Cesare Ottolini - responsabile dell'lnternational Alliance of Inhabitants oltre che della campagna parlerà anche della situazione italiana portando proposte nazionali e locali per il diritto alla casa. A conclusione verrà proiettato un videomessaggio di padre Alex Zanotelli affinchè l'anno 2005 sia un anno di speranza e di impegno civile. [AT]

Altre fonti: Alleanza Internazionale degli Abitanti, Rai News 24

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