In volo verso un futuro incerto

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Sergio Merz, Delegato LIPU Trento e Mauro Nones, consiglio direttivo LIPU Trento- Foto: A. Molinari ®

È stata presentata pochi giorni fa a Trento dal Responsabile CRAS (Centro di Recupero della Fauna selvatica) e delegato LIPU Sergio Merz la relazione conclusiva per l’anno 2021 dell’attività svolta in località San Rocco di Trento a tutela dell’avifauna e di piccoli mammiferi, conclusasi con una pessima notizia.

Partiamo dall’inizio però, da un 2021 intenso che ha visto il superamento di diversi record da quando, nel 2006, è stato costituito il Centro: 973 uccelli presi in cura e 9 rimasti dal 2020, per un totale di 982 volatili gestiti nel corso dell’anno di cui 467 liberati, la maggior parte dei quali nei luoghi di ritrovamento94 le specie accolte: i più numerosi di certo i merli (123), ma anche passere d’Italia (66), piccioni domestici (49), balestrucci (93), rondoni comuni (84), tordi bottaccio (39), tortore dal collare (32), germani reali (38), poiane (25), allocchi (23), gheppi, fringuelli (22) e molti altri.

Tanto l’impegno profuso, anche se purtroppo la percentuale di mortalità si è leggermente alzata rispetto agli altri anni (51,32%) a causa delle condizioni molto critiche con cui molti uccelli arrivano al CRAS: se si esclude l’alto numero di nidiacei e giovani caduti in primo volo (434), le cause maggiori sono dovute soprattutto a impatti gravi con manufatti urbani (soprattutto vetri e cavi), predazioni (in particolare a opera di animali domestici), investimenti e ostacoli che gli uccelli selvatici incontrano in ambiente agricolo, ma anche avvelenamenti da pesticidi e topicidi. Questi ultimi sono l’emblema di una triste beffa di cui restano vittime soprattutto i rapaci, diurni e notturni: colla e vischio sono prodotti illegali se utilizzati all’aperto, ma sono ancora diffusi per eliminare i roditori di campagna. Purtroppo però avvelenano per lo più proprio i rapaci, che sono anche i principali predatori di quei roditori contro i quali le trappole sono allestite.

Pochi fortunatamente quest’anno i sequestri, che riguardano per lo più un commercio illegale di uccelli da richiamo da parte di bracconieri, le cui vittime più tormentate sono tordi e cesene. Le consegne al CRAS sono avvenute per la maggioranza da parte di privati cittadini, Corpo forestale provinciale, Vigili del Fuoco, veterinari, custodi forestali, guardiacaccia, dato che da un lato segnala la fiducia e la credibilità che il Centro si è guadagnato negli anni di fronte alla cittadinanza e dall’altro evidenzia come siano ottimi i rapporti con i tecnici dei vari corpi istituzionali che condividono con Lipu aspetti di tutela della fauna selvatica.

Il CRAS non si occupa solo di avifauna, ma accoglie, anche se in numero inferiore, anche piccoli mammiferi (68 nel 2021), in particolare ghiri, scoiattoli, faine, chirotteri, ricci. 

Oltre 3500 le persone che a vario titolo hanno contattato il CRAS per avere informazioni e segnalare casi di uccelli in difficoltà, per una macchina del soccorso che ha all’attivo collaborazioni con il Parco Nazionale dello Stelvio, la sezione di Trento dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e la Fondazione Edmund Mach e che con un budget di soli 90.000 euro l’anno garantisce gli stipendi di 2 dipendenti e 3 collaboratori e la copertura delle spese alimentari e veterinarie di tutti gli animali accolti, nonché l’apertura delle proprie strutture tutti i giorni dell’anno, compresi i festivi (inverno 9:00-12:00 e 14:00-17:00 | primavera/estate continuato 8:00-20:00) 

Alla luce di questi dati, necessari a comprendere la complessità di un impegno consolidato, appassionato e forte di un’esperienza pluriennale nell’ambito della salvaguardia in particolare dell’avifauna selvatica, risulta ancora più incomprensibile la scelta operata dall’attuale Giunta che governa la Provincia di Trento. L’Assessore all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli ha infatti comunicato alla LIPU la conclusione con il 1° gennaio 2023 di una collaborazione che in più di 20 anni ha collaborato, dialogato e anche discusso con forze politiche di diverso orientamento, senza che ne fosse mai però messa in discussione la competenza. La motivazione addotta è che la gestione del CRAS passerà in toto al Servizio Faunistico e al Servizio Foreste, rendendosi necessario un cambio radicale al fine di poter costituire un Centro unico provinciale dove ricoverare sia uccelli che mammiferi feriti o in riabilitazione, anche di dimensioni maggiori (specialmente ungulati) – cosa che al momento non è possibile fare date le dimensioni ridotte dello spazio dato in gestione a LIPU, ma che nulla vietava di costituire senza smantellare un Centro di eccellenza riconosciuto a livello nazionale.

Comprensibili stupore e delusione di LIPU, che non può non considerare questa decisione come l’ennesimo provvedimento politico che sta disgregando le collaborazioni fruttuose che si erano create negli anni precedenti tra l’associazionismo ambientalista e le istituzioni provinciali, innescando una potenziale spirale di peggioramento nella qualità dei servizi e nei costi della struttura. Ricordiamo a solo titolo di esempio che i volontari che gratuitamente hanno dedicato e dedicano oltre 1500 ore di servizio l’anno presso il Centro in gestione LIPU non potranno essere impiegati in un Ente pubblico e quindi, per garantire un servizio analogo se non migliore, sarà necessario un consistente investimento economico; così come non potranno essere messe in campo l’agilità di intervento che caratterizza le realtà private rispetto alla pachidermica burocrazia tipica delle amministrazioni pubbliche; senza contare che non potranno essere acquisite in tempi brevi nemmeno le competenze che lo staff LIPU ha maturato in oltre 20 anni di esperienza.

Insomma, ancora una volta ci troviamo di fronte a una domanda che purtroppo al momento non trova risposta, e che ha a che fare con scelte politiche discutibili attuate senza un confronto delle parti e con motivazioni labili, che prospettano per il momento solo un aumento dei costi e dei tempi di gestione, peraltro ad opera di una Giunta che non ha dato finora grandi prove di una gestione competente della fauna selvatica (basti pensare al contrastato confinamento di M49). Pronti in ogni caso anche noi, come LIPU, a ricrederci se queste decisioni davvero costituiranno un miglioramento per la gestione della fauna selvatica, non possiamo intanto non mostrare un grande rammarico per l’ennesima presa di posizione che sembra tutto fuorché una visione lungimirante orientata all’efficacia e all’efficienza di una tutela ambientale sostenibile.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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