In Etiopia il nuovo corso è donna

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Il nuovo corso di pace che l’Etiopia sembra aver imboccato con decisione dallo scorso aprile, con l’arrivo di Abiy Ahmed alla guida del governo, si arricchisce di un altro elemento di discontinuità: l’elezione per la prima volta di una donna alla carica di presidente della Repubblica.

Sahle-Work Zewde è stata votata all’unanimità dalle due camere del parlamento di Addis Abeba, riunite in seduta straordinaria per accettare le dimissioni del presidente Mulatu Teshome e subito voltare pagina. La carica è altamente di rappresentanza e poco esecutiva, così come la definisce la Costituzione varata nel 1995. Ma senza bisogno di ripensare alla forza di figure femminili che hanno attraversato la storia ultramillenaria dell’Etiopia, il Paese si è appena dotato di un governo composto per metà da donne.

Rivoluzione che riguarda dicasteri tuttaltro che simbolici, come la Difesa o il «ministero della Pace», che ha un nome da sogno ma controlla i servizi e la polizia federale, fino a pochi mesi fa artigli di un regime spietato con ogni dissenso e ora affidati alla ex presidente del parlamento Muferial Kamil.

È uno degli effetti più vistosi e spendibili a livello internazionale del processo avviato dal premier Abiy Ahmed. Qui la discontinuità è data dal fatto che Ahmed non appena eletto, dopo le inaspettate dimissioni di Hailemariam Desalegn, ha liberato migliaia di prigionieri politici e sbloccato in modo significativo il processo di pace con l’Eritrea, che languiva da quasi vent’anni.

Pur provenendo dai ranghi della coalizione che già governava il Paese, Ahmed appartiene al gruppo etnico degli Oromo, il più numeroso e discriminato. Che aveva avuto il “suo” presidente della Repubblica proprio nell’uscente Mulatu Teshome. Anche le dimissioni di quest’ultimo sono giunte a sorpresa, con un anno di anticipo sulla scadenza del mandato e senza alcuna spiegazione. Ma certo avranno avuto un senso, di riequilibrio interno o di maggiore aderenza alle riforme economiche che il nuovo corso inaugurato da Abiy Ahmed prevede, con un massiccio disimpegno dello stato dai servizi a favore dei privati.

Diplomatica di lungo corso, 68 anni, la nuova presidente è stata tra l’altro ambasciatrice in Francia, ha rappresentato l’Etiopia alle Nazioni unite e le Nazioni unite all’Unione africana. Nel suo discorso di investitura ha annunciato il massimo impegno sulle questioni di genere.

Marco Boccitto da Nena-news.it

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