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In Algeria la politica é come un couscous
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Foto: Unsplash.com
Discorso alla Nazione del Presidente della Repubblica e ripresa delle manifestazioni di protesta dell’Hirak: l’Algeria é in subbuglio. Il primo con un fiume di parole e di promesse al Popolo, stringendolo in un virtuale abbraccio solidale, viene respinto dal secondo, sfiduciato irrimediabilmente da impegni sempre disattesi nel passato.
Come nel couscous, il piatto tipico del Maghreb, gli ingredienti sono tanti. Ma in questo caso il campo non é culinario, bensi’ politico, e non é certo che tutti i componenti si possano amalgamare.
Da una parte il Presidente algerino Abdelmajid Tebboune che ha messo sul piatto, in ordine sparso: un rimpasto governativo, la concessione della grazia e la liberazione di detenuti per reati d’opinione, la dissoluzione anticipata dell’Assemblea nazionale popolare (ANP) con nuove elezioni legislative, la creazione della Corte costituzionale, la riformulazione del Codice elettorale, l’aumento del salario minimo garantito (SMIG), la lotta alla corruzione, la creazione di un Osservatorio della società civile e di un Consiglio superiore della gioventù.
Dall’altra parte la maggioranza degli Algerini, se si da credito ai numeri delle ultime due elezioni, Presidenziali (39,93% di votanti) e Referendum costituzionale (23,7% di votanti), rappresentati dall’Hirak, il movimento popolare espressione di una serie di manifestazioni che si sono svolte dal 22 febbraio 2019 per protestare, inizialmente, contro la candidatura dell’ex Presidente Abdelaziz Bouteflika per un quinto mandato presidenziale. L’Hirak mette come condimento le sue ormai note richieste: liberazione di tutti i prigionieri politici, cambiamenti profondi nella gestione del potere con l’abbandono della soffocante tutela dei militari, uscita di scena dei dignitari di un regime che, sotto forme diverse, sono al potere dal 1962, anno dell’indipendenza; e ancora, attuazione di una democrazia compiuta e nuove elezioni Presidenziali.
L’insieme sotto l’occhio vigile dell’esercito, il vero garante dello status quo, che non aggiunge ingredienti, ma mescola abilmente il tutto e ne attende la cottura.
Anche Macchiavelli sarebbe stato sorpreso, forse ammirato, da quanto avviene nell’agone politico algerino e dalle mosse del principale attore, ovvero il Presidente Abdelmajid Tebboune.
Quest’ultimo si ritiene partorito dalle manifestazioni dell’Hirak che chiama “movimento benedetto”, avendone pure inserito il nome nel preambolo della nuova Costituzione. Questo benché l’Hirak, nel suo insieme, lo detesti profondamente, considerandolo espressione, a pieno titolo, del sistema che contestano.
Abdelemajid Tebboune, 75 anni, che é stato, per 2 mesi nel 2017, Primo ministro sotto la Presidenza di Abdelaziz Bouteflika, ha iniziato la sua carriera politica nel 1983, come Governatore di più regioni algerine (Adrar, Tiaret, Tizi Ouzou), poi, dal 2009 al 2017 Ministro in vari Governi (Comunicazione, Cultura, Collettività locali, Lavori pubblici) con Primo ministro Abdelmalek Sellal. Quest’ultimo, che in più occasioni umilio’ pubblicamente Adelmajid Tebboune, é attualmente in carcere, insieme ad altri sodali dell’epoca, per reati di riciclaggio e corruzione. Come si dice, la vendetta va servita su un piatto freddo.
Abdelmajid Tebboune é reduce da oltre tre mesi di degenza, in due periodi separati, in un ospedale tedesco per curarsi dal Covid-19, che lo ha colpito, e orientato alle cure di medici tedeschi, poco tempo dopo aver dichiarato che il sistema sanitario algerino é il migliore di tutta l’Africa.
Nel suo discorso alla Nazione, di giovedì 18 febbraio, il Presidente della Repubblica, ha annunciato diverse decisioni come parte del cambiamento radicale, rivendicato dall’ "autentico benedetto" (sic!) Hirak. "Mi rivolgo al Popolo, un anno dopo la mia elezione alla carica suprema del Paese, grazie al grande onore che mi ha fatto eleggendomi, il 12 dicembre 2019", ha dichiarato il Presidente della Repubblica, all'inizio del suo discorso prima di parlare della sua malattia e della sua guarigione.
Allo stesso tempo, il Presidente Tebboune ha ringraziato gli Algerini per "la loro partecipazione e sostegno a tutti i progetti aperti insieme, il più grande dei quali è stato, dall'inizio del mandato presidenziale, il cambiamento nelle modalità e nelle pratiche dell'assistenza sociale. Cittadini, che hanno sofferto per anni, senza che nessuno prendesse le loro difese ”.
Aggiungendo anche che "l'obiettivo di tutte le mie decisioni è fare in modo che gli Algerini beneficino del denaro che è stato dirottato attraverso la corruzione e i trasferimenti di valuta in Paesi stranieri."
Al termine del suo intervento, il Capo dello Stato ha indicato che in futuro saranno prese altre decisioni, sottolineando che "il tempo stringe". "Tutte le disposizioni della nuova Costituzione entreranno in vigore tra pochi mesi", ha affermato, stimando che "le vere soluzioni sono quelle durature e istituzionali e non quelle casuali che poggiano su una o due persone".
Come prima azione sono stati liberati 33 detenuti per reati di opinione, e con sentenza definitiva, fra cui il giornalista Khaled Drareni. Con la promessa che altri, le cui sentenze non sono ancora state pronunciate dalla giustizia, saranno liberati a breve.
"L'effetto rasserenante ricercato da questa misura non si farà sentire se ci saranno ancora detenuti Hirak il 22 febbraio" (2° anniversario dall’inizio delle contestazioni), ha subito avvertito Samia Baris, di "Nida 22", uno spazio di dibattito e iniziative ideato dagli attori dell'Hirak.
Seconda misura già attuata dal Presidente Abdelmajid Tebboune é stata quella di effettuare un mini-rimpasto del Governo. I cambiamenti nell'esecutivo hanno interessato 6 dipartimenti ministeriali su 33: industria, energia, ambiente, turismo, risorse idriche e lavori pubblici, nonché la Segreteria di Stato incaricata dell'industria cinematografica. Come è consuetudine, la Presidenza non ha fornito spiegazioni sul perché del cambio di questi Ministri.
Prima di sciogliere l'Assemblea nazionale e indire nuove elezioni parlamentari, il Capo di Stato ha ricevuto i partiti di opposizione, ma non il Fronte di liberazione nazionale (FLN) e l’Unione democratica nazionale (RND), al potere da decenni, che sono stati i suoi sponsor politici alle ultime elezioni presidenziali. Un’ulteriore passo, nella ricerca di una purezza politica, che Abdelmajid Tebboune sta cercando di dimostrare essere sincero.
Per Imad Boubekri, fondatore del sito Last Minute Algeria (LMA) "il regime sta perseguendo autisticamente la sua roadmap unilaterale con queste elezioni legislative anticipate". Aggiungendo che, “cercherà di costruire una maggioranza parlamentare che con tutta probabilità finirà per avvantaggiare Abdelmadjid Tebboune. Ma tutto questo avviene nel vuoto all'interno del sistema ”.
Ha inoltre sostenuto che “pensando di aver vinto con lo stop delle manifestazioni popolari all'inizio di marzo 2020, a causa della pandemia e delle restrizioni imposte, Abdelmadjid Tebboune ha poi cercato di spingere "il vantaggio" adottando un arsenale repressivo che ha messo la museruola all'espressione politica sui social network. Dozzine di attivisti sono stati incarcerati per i loro post su Facebook, la pressione sui media liberi è aumentata e diversi siti di notizie online sono stati censurati in tutto il Paese.”
L’Hirak non ha mai veramente smesso di chiedere un cambiamento di sistema per porre fine a un regime controllato indirettamente dal potere militare. Solo l'epidemia di Covid-19 ha costretto a limitare la regolarità e l'ampiezza delle manifestazioni. Ma, quasi in concomitanza con le promesse del Presidente della Repubblica, e in occasione del 2° anniversario dell’inizio delle proteste, migliaia di Algerini sono scesi nelle piazze di varie città, rinnovando slogan di richieste di smallentamento dell’attuale sistema politico, liberandolo dalla tutela militare.
La TV di Stato algerina ha mostrato qualche immagine delle manifestazioni parlando di “celebrazione” e commentandole come esempio di fratellanza fra la popolazione e il ceto politico, esercito compreso.
Un discorso fra sordi, certamente non casuale.
Ferruccio Bellicini

Pensionato, da una quarantina d’anni vivo nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, prima, Tunisia, ora. Dirigente di una multinazionale del settore farmaceutico, ho avuto la responsabilità rappresentativa/commerciale dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, dal Libano al Marocco e dell’Africa subsahariana francofona. Sono stato per oltre 15 anni, alternativamente, Vice-Presidente e Segretario Generale della Camera di commercio e industria tuniso-italiana (CTICI). Inoltre ho co-fondato, ricoprendo la funzione di Segretario Generale, la Camera di commercio per lo sviluppo delle relazioni euro-magrebine (CDREM). Attivo nel sociale ho fatto parte del Comitato degli Italiani all’estero (COMITES) di Algeri e Tunisi. Padre di Omar, giornalista, co-autore con Luigi Zoja del saggio “Nella mente di un terrorista (Einaudi 2017).