Il caso del carbone alla COP26

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L’accordo sul carbone raggiunto alla COP26 rappresenta l’inizio di un lungo percorso negoziale per l’eliminazione graduale del peggiore dei combustibili fossili. Nonostante ciò, questo accordo risulta zoppo in partenza per la diserzione di quattro dei più importanti consumatori e produttori di carbone: Cina, Usa, India e Australia.

Ripercorriamo dunque i motivi dell’importanza e i punti critici di questo accordo analizzando il fondamentale ruolo del carbone come causa dei cambiamenti climatici.

LA NOTIZIA

La notizia di oggi può sembrare incoraggiante: come riportano varie testate giornalistiche internazionali e alcune indiscrezioni raccolte nei corridoi della Conferenza, i delegati di più di 40 paesi presenti alla COP26 di Glasgow hanno raggiunto un’intesa per la graduale eliminazione del carbone come fonte di energia fossile dai loro mix energetici entro il 2030 per i paesi sviluppati e il 2040 per le economie in via di sviluppo. Fin qui tutto bene, si potrebbe addirittura gridare al miracolo dati i precedenti, non fosse che i principali produttori e consumatori di carbone, notabilmente Cina, India, Stati Uniti e Australia, hanno deciso di smarcarsi da questa intesa.

L’IMPUTATO

Il carbone ha avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo del mondo così come lo conosciamo in Occidente: la Prima Rivoluzione Industriale inglese della fine del XVIII secolo, uno dei principali punti di rottura della storia umana, fu trainata, dall’utilizzo del carbone come combustibile per la generazione dell’energia meccanica. Le innovazioni di questo periodo, che si nutrivano delle nere pietre frutto della sedimentazione dei giganteschi alberi del Carbonifero (nomen omen!), promettevano inattese e mirabolanti possibilità di sostituzione per il lavoro umano. Furono dunque sfruttate.

Nel corso del tempo l’utilizzo dei combustibili fossili ha permesso all’umanità di godere di condizioni materiali di vita molto migliori di quelle dei suoi antenati. Per questo, dallo scoppio della Rivoluzione Industriale, la fascinazione dell’essere umano per il carbone non ha mostrato alcun limite per almeno 200 anni...

L'articolo di Enric Chigna segue su Stampagiovanile.it

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