Genere: violenza contro le donne nel mondo

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Il 25 novembre e' la giornata internazionale del no alla violenza contro le donne. In Colombia le donne della Rurìta Pacifica, grande organizzazione che rifiuta la soluzione armata del conflitto e da anni si impegna per una soluzione politica, organizza una grande mobilitazione in solidarieta' con le donne e le comunita' del Choco, "desplazadas y confinadas". E sono proprio nelle comunità che vivono nello status di profughi interni (2232 famiglie nel solo 2003) che aumentano le violenze in cui le donne sono le principali vittime. In una situazione economica che vede la maggior parte della popolazione sotto il livello di povertà, le donne devono lavorare più di tutti nelle famiglie che le discrimana poi in vari modi. Molti gruppi di "Donne in nero" di altri paesi hanno manifestato in solidarieta' con le donne della Colombia.

La violenza sulle donne è diffusa anche nelle isole Salomone come è testimoniato da un rapporto diffuso da Amnesty International che riporta centinaia di casi di stupro, tortura e altre violenze che rimangono irrisolti poiche' le vittime, temendo per la propria vita, rinunciano a denunciarli alla polizia. Gli anni della guerra civile in questa parte del Pacifico meridionale hanno lasciato profondi traumi nelle donne e nelle ragazze.

Nei casi di stupro, sono spesso i parenti di sesso maschile a scoraggiare le donne a rivolgersi alla polizia o a collaborare alle inchieste'. La discriminazione contro le donne esaspera la violenza. Le donne sono scarsamente rappresentate nella polizia, negli organi di giustizia e nella politica. Troppo spesso gli aiuti internazionali vanno a beneficio delle opportunita' economiche degli uomini senza venire incontro ai bisogni della popolazione femminile.

Tra i paesi in cui le donne hanno vissuto e vivono ancora una situazione di discriminazione e violenza c'è l'Afghanistan. Durante la guerra contro l'occupazione sovietica, veniva praticata una violenza giustificata e condonata dai capi delle diverse fazioni poiché considerata utile a fiaccare la resistenza dell'avversario e ricompensare i propri miliziani. Ma oggi, dopo la caduta del regime fondamentalista dei Talebani, le donne sono ancora oppresse, il burqa viene utilizzato come difesa tra loro ed il mondo esterno e non è facile dopo anni di repressione chiedere e vivere i propri diritti. In queste settimane Sohalia, una rappresentate dell'organizzazione Rawa per le donne afghane nata nel 1997 a Kabul, durante la sua visita in Italia ha rilasciato un'intervista dicendo che se "il presidente Karzai dimostrerà di tenere aperti i contatti con i gruppi fondamentalisti del nostro paese, la situazione delle donne e tanto meno le attività di Rawa continueranno a rimanere nella clandestinità. "Le donne a Kabul hanno riacquisito un certo grado di libertà ma nella periferia del paese le donne vengono ancora picchiate in pubblico se non indossano il burqa e sono molto frequenti i casi di stupro o di rapimento".

E dalle donne del Mozambico arriva una voglia di cambiamento politico a pochi giorni dalle elezioni in Mozambico che si terranno i giorni 1 e 2 di dicembre. Secondo alcune attiviste di diversi partiti l'affluenza alle urne da parte delle donne sarà maggiore del passato.

Riguardo a un presidente donna, le femministe rispondono: "Per questa volta non siamo ancora preparate, ma fra cinque anni ce la metteremo tutta perché la nostra Lu㭀sa Diogo (attuale primo ministro) vinca le elezioni. Nel nostro paese e nei quadri del Frelimo abbiamo molte donne capaci di governare. Lu㭀sa può farlo benissimo". "Io ci sto e con tutta l'esperienza che mi sono fatta sono pronta" risponde la vicepresidente regionale del partito Renamo. "Ho davvero una gran voglia di candidarmi alle prossime elezioni presidenziali, perchè con una donna il paese andrà bene. La donna è madre, educatrice, capace di governare un paese e di cambiare tutto. Solo una donna potrà cambiare in meglio il Mozambico". [AT]

Altre fonti: Coordinamento per le donne in Afghanistan, Donne in nero

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