Firme e proposte per il ritiro dei soldati dall'Iraq

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E' stata consegnata agli uffici del Presidente della Camera dei Deputati la petizione popolare promossa dal Tavolo di solidarietà con le popolazioni dell'Iraq che richiede l'immediato ritiro dei militari italiani dall'Iraq. Oltre al ritiro del contingente, la petizione chiede la revoca della partecipazione italiana alla Coalition Provisional Authority, il ripristino della legalità internazionale con l'affidamento all'ONU della transizione e la formazione di un Governo iracheno legittimo, la promozione di iniziative umanitarie in coordinamento con le Agenzie delle Nazioni Unite, sino a che non sia stato formato un Governo iracheno legittimo.

Il Tavolo di solidarietà ha ribadito che l'Italia è a tutti gli effetti una "potenza occupante" in quanto è presente in Iraq senza alcun mandato ONU e quindi fuori dei limiti che la Costituzione italiana. Un posizione di disapprovazione dell'opinione pubblica alla partecipazione italiana all'occupazione dell'Iraq di cui il Parlamento dovrà tenerne conto.

L'associazione "Un ponte per", nata a ridosso della prima guerra del Golfo ha elaborato un piano alternativo e dettagliato per la pacificazione e l'autodeterminazione della nazione irachena. Punto importante del documento è il ritorno alla legalità internazionale, in cui il ritiro degli eserciti, non può essere né rinviato, né sottoposto a condizioni. Otto sono i punti che pongono chiare richieste anche al governo italiano, sinteticamente qui riportate:
- offrire il proprio territorio come luogo neutrale ove le diverse componenti della società irachena possano incontrarsi;
- mettersi a disposizione per realizzare e finanziare il censimento della popolazione;
- proporre in sede europea e in sede Onu la costituzione di una forza neutrale terza per la sicurezza dei cittadini;
- avviare iniziative diplomatiche affinchè i paesi confinanti si astengano dall'intervenire negli affari interni iracheni;
- non precostituire i risultati sul terreno della forma dello Stato iracheno;
- non alimentare la partecipazione delle proprie imprese alla privatizzazione delle aziende irachene;
- contribuire, con il taglio delle spese dell'esercito militare, alla ricostruzione delle strutture essenziali e il debito estero iracheno dovrebbe essere annullato o sostanzialmente ristrutturato;
- lasciare la riforma del sistema penale e sui modi con cui sanzionare i crimini del passato regime verso il proprio popolo, salvo la competenza del Tribunale Penale Internazionale.

Altre fonti: Adista

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