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Fao: cresce la fame nel mondo, 852 milioni ne soffrono
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Ogni anno 5 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono di fame. Le persone che soffrono per la malnutrizione aumentano al ritmo di 4 milioni all'anno. Otto anni dopo la promessa fatta ad un vertice nel 1996 poche persone sono state liberate dalla morsa della fame ed il numero delle persone malnutrite, dopo essere calato ai primi degli anni 90, sta salendo di nuovo. Nel biennio 2000-2002, sono risultate sottoalimentate 852 milioni di persone: di queste 815 milioni vivono nei paesi sottosviluppati, 28 milioni in quelli in via di sviluppo e 9 milioni nei paesi industrializzati. Lo documenta il rapporto del 2004 su "Lo stato dell'insicurezza alimentare nel mondo", elaborato dalla Fao. "Il numero di affamati resta troppo alto, i progressi inspiegabilmente bassi e il prezzo delle vite rovinate e delle risorse sprecate incalcolabilmante alto" - afferma Lynn Brown della Banca mondiale in una prefazione alla ricerca.
Dati drammatici che svelano il volto della "globalizzazione" e si aggiungono a quelli presentati nei giorni scorsi dall'Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) che segnalano l'aumento della disoccupazione nel mondo e come la metà dei lavoratori, cioè 1 miliardo e 400milioni di persone, guadagni meno di due dollari al giorno mentre ben 550 milioni di persone sono costrette a sopravvivere con una "paga" di meno di un dollaro al giorno, al di sotto della soglia di povertà.
Secondo la Fao, la malnutrizione è la causa di almeno la metà di circa "cinque milioni di decessi registrati al mondo ogni anno tra i bambini di meno di cinque anni". Non solo: ogni anno oltre venti milioni di bambini sono sottopeso alla nascita e questo fa di loro, se sopravvivono, adulti con ridotte capacità lavorative e di sostentamento. "Su scala planetaria, ogni anno in cui non si faranno progressi sul fronte della fame, provocherà nuovi decessi e invalidi. Questi, a loro volta, costeranno ai paesi sottosviluppati 500 miliardi di dollari" - scrive il direttore generale della Fao, Jaques Diouf, nell'introduzione al rapporto.
La Fao sottolinea che il numero di persone che soffrono per la malnutrizione nel mondo continua ad aumentare nei paesi in via di sviluppo, mentre gli investimenti per combattere il fenomeno si fanno relativamente modesti a paragone con i benefici che verrebbero dalla sua eradicazione. La scarsa disponibilità di risorse alimentari costa ai paesi in via di sviluppo centinaia di miliardi di dollari in termini di produttività. Per la prima volta, infatti, la Fao si sofferma a calcolare "i costi sorprendenti" della malnutrizione in termini di vite umane, ma anche di perdite economiche, "che non faranno che aumentare se non si invertirà la tendenza".
Il rapporto afferma che, senza i costi diretti cui la società deve far fronte per i danni causati dalla fame, ci sarebbero più fondi a disposizione per combattere altri problemi sociali. "Una stima molto approssimativa indica che questi costi diretti ammontano a circa 30 miliardi di dollari l'anno - cinque volte più della somma destinata finora al Fondo mondiale per la lotta all'AIDS, alla tubercolosi ed alla malaria". Ci sono, inoltre, i costi indiretti della produttività e degli introiti non realizzati. Secondo quanto contenuto nel rapporto, tollerare, ad esempio, gli attuali livelli della malnutrizione infantile genererà perdite di produttività e di reddito oltre la durata della vita dei bambini che ne soffrono, tra i 500 e i 1000 miliardi di dollari al valore corrente.
Una situazione è ancor più inconcepibile se si pensa che ogni dollaro investito nella lotta alla fame frutta da cinque a 20 volte tanto in termini di sviluppo futuro. Per la Fao, però, gli sforzi attuali sono insufficienti a raggiungere gli obiettivi fissati dal Vertice mondiale per l'alimentazione, tenuto a Roma nel 1996, di ridurre della metà, da qui al 2015, il numero dei morti per fame nel mondo.
L'unico spiraglio di speranza nel rapporto è la constatazione che 30 paesi, che contano tutti insieme metà della popolazione delle zone in via di sviluppo, hanno mostrato "che progressi rapidi sono possibili" poiché "sono riusciti a ridurre la malnutrizione del 25 per cento negli anni '90". Cina e India sono stati i paesi che hanno raggiunto i risultati migliori, contribuendo a migliorare le statistiche mondiali. Cambiamenti ci sono stati anche nei paesi più arretrati dell'Africa subsahariana, ma ancora troppo pochi. [GB]
Fonte: FAO