Etiopia: collassa il caffé, boom della chat

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La denuncia arriva da Oxfam International. In Etiopia il crollo dei prezzi del caffè sta portando i contadini a rimpiazzare quest'ultimo, coltivato nel Paese da più di 3000 anni, con la chat, stimolante anfetaminico vietato negli USA e nella maggior parte dei paesi europei.

"Le grandi aziende del caffè stanno spingendo sul lastrico 25 milioni di agricoltori e foraggiano la produzione di droghe in tutto il mondo" ha dichiarato recentemente Phil Bloomer, di Oxfam "in Etiopia le esportazioni del caffè sono crollate dal 70% al 35% del totale dell'export in soli cinque anni ed il prezzo in termini reali è il più basso degli ultimi 100 anni".

I contadini etiopi allora rimpiazzano le proprie coltivazioni di caffè con altre. Ad esempio quelle di chat, un'erba che viene masticata e che ha proprietà anfetaminiche, la cui produzione in Etiopia è raddoppiata negli utlimi anni. Secondo Oxfam raggiungerebbe il 13% dell'export nazionale. In aumento anche la coltivazione di coca.

Ma nonostante la crisi dei prezzi le quattro grandi multinazionali del caffè - Sara Lee, Kraft, Nestle e Proctor and Gamble - hanno margini di guadagno ancora notevoli e la crisi dei prezzi viene completamente scaricata sui produttori. E' questa la denuncia dell'ONG inglese che ricorda la drammatica situazione dell'Etiopia, il terzo Paese più povero al mondo.

Con i mancati introiti dovuti al calo delle esportazioni, chiarisce sempre Oxfam, negli ultimi cinque anni il governo etiope avrebbe potuto costruire 1250 centri sanitari o avrebbe potuto fronteggiare meglio le carestie che regolarmente si susseguono nel Paese, i cui effetti sono solo parzialmente attenuati dagli aiuti internazionali. [DS]

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